La festa di Sukkòt, prescritta in Vayikrà 23: 39-40, 42, è una delle sheloshà regalìm, le tre feste che comportavano il pellegrinaggio a Gerusalemme per tutti i maschi. Essa cade il 15 di Tishrì e dura sette giorni, di cui il primo (i primi due fuori da Israele) è yom tov, festa solenne, mentre gli altri sono chol hamoèd, mezza festa. L'ottavo giorno (e anche il nono, fuori di Israele) si chiama Shminì Atzerét cui segue Simchàt Torà.

I precetti fondamentali della festa sono la sukkà e il lulàv.

La Torà prescrive che durante i giorni della festa si abiti in una capanna (sukkà) costruita appositamente. Il Talmùd spiega con precisione i criteri secondo i quali deve essere costruita la sukkà e cosa si debba fare per adempiere al precetto di "abitare" in essa. Un ruolo fondamentale a questo proposito è ricoperto dal pasto nella sukkà, preceduto da una speciale benedizione.

Per adempiere al precetto del lulàv, durante la preghiera del mattino si tiene nella mano destra un mazzo formato da un ramo di palma, due rami di salice e tre di mirto, e nella sinistra un etròg (frutto di cedro), su le quali si fa una benedizione speciale; sucessivamente vengono agitati durante la preghiera di Hallèl. Con in mano il lulàv si usa fare poi, dopo la preghiera di mussàf, un giro intorno alla tevà, in ricordo del giro intorno all'altare che si faceva nel Santuario, e si recita la preghiera di Hosha'anòt.