Secondo un vecchio detto chassidico ci sono tre tipi di conversazioni. Nel primo tutti parlano e nessuno ascolta; nel secondo una persona parla e le altre ascoltano, il terzo – quello migliore – è dove nessuno parla e tutti ascoltano. Cioè quando i partecipanti a una conversazione ascoltano silenziosamente ciò che si dice captando il sottinteso che non viene espresso a parole. Guardando l’interlocutore negli occhi, leggendo le sue espressioni facciali si riesce a capire i sentimenti dell’altro.
Al giorno d’oggi è raro trovare persone che comunicano in modo produttivo. Una volta un adolescente disse “sono cinque anni che non parlo con mia madre – non volevo interromperla!” In alcuni rapporti si parla molto e si ascolta poco, e poi ci si chiede perché il rapporto non funziona.
Nulla è più bello del vedere un genitore e un figlio o una coppia sposata esprimere le loro idee e i loro sentimenti in un modo tranquillo. Essi parlano l’uno con l’altro anziché l’uno all’altro. D’altronde spesso vedo genitori e figli, mariti e mogli che si esprimono urlando e gridando. Credono che più si urla più sono le possibilità che saranno compresi. Effettivamente però, più si urla meno si viene ascoltati. Se l’altra persona è silenziosa, ciò non significa che stia ascoltando, piuttosto che sta preparando il contrattacco! Alla fine della “conversazione” l’uno o l’altra dirà: “vedi, ecco il problema! Lui/lei non mi sta ascoltando...”
Il mio primo consiglio è di smettere di urlare e di iniziare ad ascoltare. Come si può capire i sentimenti e i pensieri di un’altra persona se non la si ascolta veramente? Il mio secondo consiglio consiste nel fare il seguente esercizio. Una parte spiega come lei/lui si sente, mentre parla, l’altra persona deve solamente ascoltare con attenzione guardando l’altro negli occhi e cercando di capirlo. Se necessario l’ascoltatore può chiedere dei chiarimenti ma non deve emettere alcun giudizio né opinione su ciò che viene detto.
Quando l’uno ha finito di parlare l’ascoltatore deve aspettare che abbia effettivamente terminato di esprimere tutti i suoi pensieri e poi ripetere tutto ciò che è stato detto per mostrare di aver effettivamente compreso. È ora il turno di colui che ha ascoltato di dire la sua e di esprimersi ricevendo lo stesso grado di ascolto che ha dato all’altro.
Non bisogna essere d’accordo con ciò che viene detto per fare questo esercizio. L’ascoltatore deve semplicemente ascoltare e capire il punto di vista del suo compagno. Dopo che le due parti si comprendono si può trovare un modo per soddisfare le necessità di entrambi. Spesso questo esercizio crea un clima di buona volontà e di rispetto reciproco che aiutano a ricostruire e a riaccendere il rapporto.
Fai un tentativo di ascoltare più di quanto parli. Ricordiamoci che il Sign-re ci ha dato una bocca e due orecchie, affinché possiamo ascoltare il doppio di quanto parliamo.
Provaci! Funziona…
Di Rav Yaakov Lieder, per gentile concessione di Chabad.org.
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