Nella città russa di Berditchev, dove viveva il famoso e pio Rebbe chassidico, Rabbi Levi Yitzchak, morì un giorno un uomo molto ricco. In città, tutti lo consideravano un avaro, uno che non si sarebbe separato neanche da un kopek senza soffrire.
La chevrà kadishà (la società funebre) pensò allora di approfittare della situazione e di obbligare i suoi eredi a pagare una somma elevata per il funerale ed il luogo di sepoltura. La somma richiesta fu talmente elevata che gli eredi insistettero affinché la chevrà kadishà si rivolgesse a Rabbi Levi Yitzchak per dirimere la questione.
Alla notizia della morte del ricco, Rabbi Levi Yitzchak fu sinceramente addolorato e chiese alla chevrà kadishà di non applicare costi più elevati del solito. Chiese inoltre di essere informato dell'ora del servizio funebre, poiché vi avrebbe partecipato.
La notizia si sparse per la città come un lampo. Se Rabbi Levi Yitzchak avrebbe partecipato al funerale, nessuno sarebbe mancato. Così, ogni commerciante chiuse il suo negozio, tutti lasciarono il lavoro e nessuno rimase a casa. Non fu mai vista una folla simile partecipare ad un funerale, benché la gente non riusciva a capire la ragione di tanto rispetto verso quest'uomo avaro.
Dopo il funerale, fu chiesto a Rabbi Levi Yitzchak perché avesse mostrato tanto onore verso questo uomo nell'ora della sua morte, quando in vita non ne era considerato degno. Al contrario, tutti lo consideravano cattivo ed ignorante.
“Nessuno lo conosceva bene come me”, disse Rabbi Levi Yitzchak. “Era un uomo di nobile carattere, come mi resi conto attraverso tre Din Torà (decisioni rabbiniche) che furono portate alla mia attenzione”. E raccontò le seguenti storie:
Il Primo Din-Torà
Vi era una volta un mercante di vini che agiva per conto di altri mercanti di vini della città. Essi gli davano il denaro per acquistare il vino e portarlo in città. Il suo guadagno era la commissione che incassava sugli acquisti.
Una volta, mentre il mercante si preparava a lasciare la città per uno dei suoi soliti viaggi, si accorse improvvisamente di avere perso il denaro consegnatogli dai vari mercanti. Quando si rese conto della situazione, svenne. Fu chiamato un medico, che, con molta difficoltà, riuscì a farlo rinvenire. Tuttavia, appena riprese conoscenza, il mercante si ricordò della tremenda perdita e perse nuovamente i sensi.
Il dottore vide che il caso era molto serio e cominciò a preoccuparsi. A quel punto un ebreo uscì dalla folla e dichiarò di avere ritrovato la borsa con il denaro. Tutti furono felici della notizia ed il mercante rinvenne miracolosamente!
Dopo un po' di tempo, continuava il racconto di Rabbi Levi Yitzchak, mi vennero a trovare due ebrei riguardo ad un Din-Torà. Uno di essi era l'uomo che è stato appena sepolto. Il secondo ebreo dichiarava che era stato lui a trovare i soldi persi dal mercante, ma non riuscendo a resistere alla tentazione, aveva deciso di tenersi il denaro. Tuttavia, quando venne a conoscenza che qualcuno aveva rinunciato ad una tale somma di denaro per salvare la vita di un uomo, fu tormentato dalla sua coscienza, finché decise di restituire il denaro che non era suo. Andò pertanto dall'uomo che aveva affermato di avere ritrovato il denaro ed ammise che aveva agito erroneamente, dichiarandosi pronto a ripagarlo del denaro.
Ma l'altro ebreo (l'uomo morto recentemente) rifiutò, dicendo che non voleva rinunciare alla mitzvà di avere salvato la vita del mercante.
“E la mia decisione”, disse Rabbi Levi Yitzchok, “fu che l'uomo morto di recente non era obbligato ad accettare il denaro contro la sua volontà, ed il Baal-Teshuvà, l'uomo che si era pentito delle sue azioni, avrebbe dovuto trovare qualche altro modo per rimediare ai suoi peccati”.
Il Secondo Din-Torà
Viveva un ebreo a Berditchev che, sfortunatamente, non aveva successo negli affari e non riusciva a mantenere la moglie e i figli. Così, per disperazione, disse alla moglie che sarebbe partito. La moglie lo minacciò di chiedere il divorzio se avesse lasciato la famiglia. L'uomo le disse allora che un uomo molto ricco (lo stesso di prima) l'aveva incaricato di svolgere degli affari per suo conto in una certa città, ed aveva chiesto alla moglie di recarsi presso il suo ufficio ogni giovedì per riscuotere il salario. Sua moglie accettò ed il marito partì senza altre discussioni.
La moglie non sapeva che si trattava di una invenzione del marito per potere partire con la sua approvazione.
Quando la donna si presentò all'ufficio del ricco per ritirare il salario, il cassiere le disse di non sapere di cosa stesse parlando, e la guardò come se fosse pazza.
Fortunatamente, il principale (lo stesso ricco di prima) ascoltò la conversazione, e si avvicinò dicendo:
“Ah sì, è tutto a posto. Paga la somma da lei richiesta ogni giovedì. Mi ero scordato di informarti di questi accordi.È tutto in ordine”.
Dopo un po' di tempo, il marito ritornò a casa, avendo avuto successo nei suoi affari mentre era lontano. La casa si riempì di gioia al ritorno del marito. Sua moglie gli disse che lei e i figli avevano vissuto molto bene con il denaro datole dall'uomo ricco ogni settimana, e di questo gli era grata, ma era ancora più felice del ritorno del marito a casa.
Il marito non disse nulla a sua moglie, ma andò a trovare il ricco. Lo ringraziò per la sua bontà d'animo e disse che voleva restituirgli il denaro che aveva dato a sua moglie con tanta generosità. Ma l'uomo rifiutò, dicendo che non aveva concluso nessun affare con il marito e che quindi non vi era nulla di cui discutere. Il marito insistette che il caso fosse portato all'attenzione di Rabbi Levi Yitzchak. “Anche in questo caso, la mia decisione fu che l'ebreo non poteva essere obbligato ad accettare il denaro contro la sua volontà, in quanto l'aveva consegnato alla povera donna con bontà d'anima come se fosse un atto di carità”.
Il Terzo Din-Torà
Un certo ebreo di Berditchev, avendo perso tutto il suo patrimonio e trovandosi in difficoltà finanziarie, si rivolse all'uomo ricco per un prestito.
“Chi garantirà il prestito in caso fossi nell'impossibilità di ripagarmi?”, gli chiese il ricco.
“L'unico mio garante è l'Onnipotente”, rispose.
“Molto bene”, disse il ricco, “di certo non potevi scegliere un garante migliore: posso senz'altro fidarmi di Lui!” E così, senza esitazione, il ricco fece il prestito all'ebreo per aiutare a rimetterlo in sesto.
Il giorno del pagamento passò senza che l'ebreo si facesse vedere. Tuttavia, dopo un po' di tempo, scusandosi molto per il ritardo, l'ebreo portò al ricco il denaro che gli aveva così generosamente prestato.
“Il tuo Garante mi ha ripagato il prestito in tempo attraverso guardagni inaspettati”, disse il ricco. “Come vedi, tu non mi devi niente”.
“L'ebreo insistette, tuttavia, affinché il caso fosse portato alla mia attenzione per un verdetto” disse Rabbi Levi Yitzchak. “Ed anche questa volta, la mia decisione fu che il ricco non poteva essere obbligato ad accettare il denaro contro la sua volontà”.
“Così, vedete, amici miei,” concluse Rabbi Levi Yitzchak, “che la persona deceduta di recente era tutt'altro che cattivo ed avaro, come voi erroneamente pensavate. Egli preferiva, semplicemente, fare la carità anonimamente. E questo modo di fare la carità è la forma più alta di Tzedakà. L'uomo che è stato da poco sepolto era veramente un ebreo grande e pio. Possa la sua anima riposare in pace nel Gan Eden (paradiso).
Da The Storyteller di Nissan Mindel, edito da Merkos L'Inyonei Chinuch, Inc.
Tradotto da Michele Boccia
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