Saluti e benedizioni:
Con l'avvicinarsi dei giorni splendenti di Chanukkà, dobbiamo riflettere sul significato che questa festa ha sia per il popolo intero che per l'individuo, particolarmente in rapporto ai nostri giorni e agli avvenimenti recenti.
In genere, la funzione di un Yom Tov (festa) nella vita ebraica non è solo di ricordarci gli eventi accaduti tanti anni e generazioni fa, ma di ricordarci che il Yom Tov e le mitzvot (precetti) ad esso legate dovrebbero evocare in noi una giusta, profondissima risposta interiore, finché non siamo in grado di rivivere questi eventi un'altra volta e finché non abbiamo un impatto immediato su tutti gli aspetti della vita quotidiana, nel nostro pensiero, nelle nostre parole e, in particolar modo, nelle nostre azioni.
A parte il contenuto generale delle nostre feste, che testimoniano il fatto che D-o dirige il destino del nostro popolo con la provvidenza divina, e che «Il Custode d’Israele non dorme mai, né si assopisce», vi sono mitzvòt, aspetti degli insegnamenti particolari per ogni festa.
La mitzvà che contraddistingue Chanukkà è di accendere i lumi di Chanukkà, per far vedere a tutti i passanti che si tratta di una casa ebraica e per mostrare sia agli ebrei sia ai gentili che anche quando fuori, nel mondo esterno, tutto è oscuro e fosco, vi sono delle luci in una casa ebraica. Questo è sottolineato dal fatto che si debbono accendere le luci di Chanukkà dopo il tramonto e «al di fuori del portone della casa ».
Un altro punto di uguale importanza è l'indicazione che la luce si accende per gli ebrei quando si accorgono che, sebbene siano «deboli» e «pochi» in termini di dimensioni fisiche (per citare la preghiera V'al Hanisim, detta di Chanukkà) non debbono sentirsi intimiditi da chi è «forte» e «numerosi» nelle risorse fisiche e materiali. In più, gli ebrei hanno il coraggio di opporsi al più forte quando questi minacciano l'ebraismo, la Torà e le mitzvot, ponendo la loro opposizione con una forza spirituale e uno spirito di abnegazione straordinari, che derivano entrambe dalla Tua Torà (del Signore) e dai «I Precetti della Tua Volontà» (V'al Hanisim).
Così è stato durante tutta la storia ebraica « in quei giorni » e anche “in quest'epoca". Gli Ebrei sono stati, da sempre, «una piccola minoranza fra le nazioni» (V'al Hanisim) e non possono competere per potenza fisica e materiale con le nazioni del mondo. Ma nel regno spirituale le cose sono diverse. Come si impara in Bereshit, «le mani di Esaù» sono sottomesse alla forza spirituale della «voce di Giacobbe» e, accadrà che «il più grande» servirà il più giovane. Esaù aiuta Giacobbe ad adempiere alla sua missione.
In più, la vittoria dello spirito non è limitata al regno spirituale; porta anche ad una battaglia vittoriosa nel senso comune della parola, la «consegna dei forti in mano dei deboli e dei molti in mano dei pochi» (V'al Hanisim) con tutte le conseguenze che ne derivano.
Questo è, allora, uno degli insegnamenti delle luci di Chanukkà: Ci dicono che, anche se siamo nel periodo «dopo il tramonto», particolarmente nell'attuale, triste oscurità degli ultimi giorni d'esilio (prima della venuta del Messia), un ebreo non deve mai permettersi di essere angosciato dal buio che v'è fuori, ma ha l'obbligo di illuminare la sua casa con la luce della Torà e delle mitzvot (simbolizzate dalle candele di Chanukkà).
E ancora, non deve fermarsi qui; deve, invece, far splendere quella luce «fuori», per far vedere al mondo che la luce della Torà e delle mitzvot rende radiosa la vita ebraica. La luce disperde l'oscurità così che «tutte le nazioni vedranno che il nome di D-o viene proclamato su di te, e avranno paura di te » -paura di farti del male.
Bisogna, certo, fare qualche azione tangibile-accendere una luce fisica, usando una lampada ad olio o simile. È così che bisogna veramente fare la mitzva.
Questo significa che, immediatamente, la Luce Invisibile viene portata da Sopra alle nostre case e «fuori» in modo che tutto il mondo veda che «le mani di Esaù », non solo diventano incapaci di far male al popolo ebraico, D-o non voglia, ma saranno addirittura pronte ad aiutarlo in qualsiasi modo.
Parlando della vita quotidiana, tutto questo vuol dire che un ebreo non deve permettersi di essere influenzato dal materialismo grossolano del mondo terreno. Al contrario, ne deve diventare padrone, facendolo servire al suo scopo più alto, e cioè di servire D-o in tutte le sua attività secondo i precetti. « Tutte le tue azioni dovrebbero essere per l'amor del Cielo» e «conosci (D-o) in tutte le tue vie» finché «l'oscurità non venga trasformata in luce».
Dato il significato speciale di questa mitzvà di Chanukkà che ci è così cara, come hanno stabilito le autorità rabbiniche, gli ebrei usano eseguire in una maniera Mehadrin min Hamehadrin, con cura particolare, e cioè accendendo un numero maggior di candele per ogni notte di Chanukkà.
Anche se si adempie perfettamente alla mizvà delle luci di Chanukkà accendendo una luce sola la prima notte di Chanukkà e due luci poi la seconda notte, gli ebrei non sono ancora soddisfatti e continuano ad aumentare il numero con una luce ogni notte successiva di Chanukkà per il più grande Hiddur (eccellenza), aumentando sempre la luminosità.
Che D-o conceda che ogni uomo e ogni donna del nostro popolo d'Israele porti l'esempio degli insegnamenti delle luci di Chanukkà nella pratica. Ciò farà sì da affrettare il compiergli della profezia divina che « anche se l'oscurità coprisse la terra ed una nuvola densa le nazioni, su di te splenderà il S-gnore ».
E dovremo meritare di accendere le luci nel terzo, ed eterno, Bet HaMikdash (il Santuario), come in quei giorni « hanno accesso le luci nei Tuoi atrii sacri», come è anche scritto, «E la Sua tenda (il Bet HaMikdash) sarà in Salem (Gerusalemme) » con l'arrivo del nostro giusto Moshiach (Messia). Che venga prestissimo e ci salvi e ci porti con testa alta nella nostra terra.
Con stima e con benedizioni per una Chanukkà luminosa e per la luminosità per sempre.
firmato Menachem Schneerson
Tratto da: Il Lubavitch News
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