I Saggi stabilirono che proprio questo brano da Shemòt costituisse l’aggiunta di Shabbàt Hachòdesh, a causa dell’importanza del mese di nissan, che è designato come capo, o re, di tutti i mesi. A ciò si allude proprio nel versetto di apertura: Questo mese sarà per voi il primo mese (Shemòt 12, 2), perché la parola ebraica lachèm, per voi, contiene le stesse lettere della parola mèlech che significa, appunto, re.
A causa della grande importanza e del profondo e incomparabile significato che il mese di nissan ha per il popolo ebraico, è obbligo santificarlo per questo i Maestri hanno stabilito che questo sia il più grande tra tutti i mesi.
Prima di tutto se ne annuncia l’imminente principio tramite una lettura particolare tratta dalla Torà e tramite il contenuto della haftarà brani letti, durante lo Shabbàt in Sinagoga, quando il popolo è riunito.
La lettura aggiuntiva, che fa ricordare a tutti che il mese di nissan sta per cominciare, quando esisteva il Bet Hamiqdash aveva anche lo scopo di ricordare l’imminenza della festa di Pessach e la necessità di prepararsi per il pellegrinaggio a Gerusalemme. La richiesta di recarsi là per Pessach è più pressante di quelle analoghe fatte in occasione delle altre Feste di Pellegrinaggio, Shavu’òt e Shkkòt, perché si adempieva all’obbligo di portare il sacrificio pasquale proprio durante tale ascesa a Gerusalemme. Le offerte individuali recate al Santuario durante le altre due festività avrebbero potuto essere portate il ogni tempo della settimana festiva, ma il Qorban Pessach, il Sacrificio pasquale, poteva solo essere offerto nel quattordicesimo giorno del mese di nissan.
La stima che si tributava al Bet Hamiqdash era molto più grande durante la festa di Pessach che in ogni altro periodo dell’anno, perciò tutto il popolo, dai più importanti Maestri o capi agli uomini comuni, voleva entrare al suo interno con canti e preghiere. Durante questa festa il popolo e i suoi capi avevano modo di ripensare alle responsabilità reciproche e a quelle nei confronti del Bet Hamiqdash, con i suoi oggetti sacri, il Servizio Divino che vi si svolgeva e i sacrifici. Tali concetti formano il nucleo della haftarà.
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