Le etichette vanno bene per le camicie non per gli esseri umani.

Il Rebbe di Lubavitch

Dire a un bambino “sei un bugiardo” o, “sei un pigrone” è come assegnargli un’etichetta che lo stigmatizza, inizierà a pensare che è veramente quel tipo di persona. Eventualmente il bambino fa onore a ciò che egli crede siano le aspettative dei genitori comportandosi di conseguenza. Egli ragiona in questo modo: “Se i miei genitori dicono che sono un bugiardo, significa che posso dire le bugie; se dicono che sono un pigrone devo comportarmi da pigrone, poiché è ciò che sono.”

Il modo nel quale veniamo etichettati dai nostri genitori o da chi ci sta vicino ha un effetto importante sulla percezione che abbiamo di noi stessi.

Perciò quando è necessario criticare le azioni dei nostri figli, meglio dire “Sei una persona onesta, dire bugie non ti si addice” e, “sei una persona che fa molti sforzi, non è da te rimandare continuamente ciò che devi fare”. Critica l’azione, non la persona e usa un linguaggio positivo. “Sei una persona così brava, comportati di conseguenza”. Se parliamo in questo modo con convinzione eventualmente il bambino si vedrà in una luce positiva e farà uno sforzo per essere una persona buona e gentile come i suoi genitori dicono che sia.

Per cambiare il proprio comportamento in modo permanente è necessario fare un cambiamento mentale. Un tossicodipendente può cercare di smettere di drogarsi temporaneamente, ma finché continua a crederesi dipendente tornerà al suo comportamento malsano perché le sue azioni corrispondono a chi egli crede che sia.

Quando ‘riprogrammiamo’ la nostra immagine in un modo positivo solo allora possiamo effettuare dei cambiamenti veritieri e duraturi nelle nostre azioni e nel nostro modo di rapportarci agli altri.

Di Rav Yaakov Lieder, con permesso di Chabad.org