Perché, ci si potrebbe domandare, una donna viene designata ritualmente impura durante il suo periodo mestruale? Perché, a causa di un processo naturale del suo corpo, deve provare sentimenti di inferiorità?

In breve (per una spiegazione più completa dei concetti di tumà e taharà, vedi il Dossier di Lubavitch News numero 17), i concetti di impurità e purità non hanno niente a che fare con l'interpretazione comune di queste parole, ovvero sporcizia e pulizia fisica. Questi sono invece, concetti spirituali legati alla santità e vitalità spirituale (taharà), e alla sua assenza (tumà).

Una donna attiene ad un potenziale enorme di santità attraverso la capacità Divina di creazione per la quale il suo corpo si prepara ogni mese. Quando questo potenziale non è realizzato, la kedushà, fonte di vita e vitalità, si allontana, ed i residui della vita potenziale sono rimossi del corpo. Questa discesa mensile verso tumà non significa che la donna è, D-o ne liberi, peccatrice, degradata, inferiore, o marchiata. Al contrario, proprio perché ella ha il potere Divino e sacro di creare un nuovo essere nel suo corpo, esiste la possibilità di una maggiore impurità.

Le forze dell'impurità si nutrono della kedushà (santità) stessa, e quindi si installano proprio dove c'è una maggiore kedushà. Questo può essere paragonato ad un barile che ricolmo d'acqua fino al bordo, trabocca, ed annaffia anche le erbacce accanto.

La discesa temporanea della donna verso l'impurità di niddà, però, ha solo uno scopo e un fine - l'ascesa maggiore, attraverso l'immersione nell'acqua purificatrice del Mikvè ad un livello ancor più alto di quello ottenuto nel mese precedente.

Qual è il ruolo del Mikvè nel processo di trasformazione dello stato di tamè (impuro) a tahor (puro)? La chassidùt ci fornisce ancora una volta una risposta. Per elevarsi da un livello ad un'altro è necessario un periodo transitorio di nullificazione. La seguente analogia ci sarà di grande aiuto per comprendere questo fenomeno.

Non appena un chicco è piantato nella terra, questo deve dapprima disintegrarsi, perdere la prima forma per poter spuntare. Di pari passo, per raggiungere un livello superiore dobbiamo anzitutto perdere, annullare, disintegrare il livello anteriore. Ed è allora che il Mikvè trova la sua ragione di essere: ci immerge nelle acque del bittùl, dell'annullamento ma solamente transitorio. Come la chassidùt rivela, le lettere ebraiche della parola bittùl, possono leggersi t’vilà – immersione; un'altra indicazione del rapporto che unisce questi due termini.

Tratto dal Lubavitch News n 18