E nell’ottavo giorno si circonciderà la carne del prepuzio del bambino (Vayiqra 12, 3).
Una volta Turnus Rufus il malvagio, chiese a rabbi Akiva: «Sono più belle le azioni che produce D-o o quelle dell’uomo?».
Gli rispose: «Quelle dell’uomo sono più belle».
Il primo replicò: «Ma guarda il cielo e la terra; forse che un uomo può fare una cosa simile?».
Rispose ancora (rabbi Akiva): «Non prendere come esempio ciò che si trova al di sopra delle creature, su cui non puoi dominare, ma parlami piuttosto di quelle cose che si riscontrano nelle persone umane».
Gli chiese (Turnus Rufus): «Perché fate la milà?».
Gli rispose (rabbi Akiva): «Sapevo che era questa la domanda che volevi farmi, perciò ti ho preceduto e ti ho detto che le opere umane sono più belle di quelle di D-o».
Gli portò rabbi Aqiva delle spighe e dei dolci.
Gli disse (rabbi Akiva): «Queste sono opere del Santo Benedetto D-o e queste sono opere dell’uomo. Non sono forse le torte migliori delle spighe?».
Gli disse (Turnus Rufus): «Se Egli desidera la milà, perché il bambino non nasce già circonciso dalle viscere di sua madre?».
Gli rispose (rabbi Akiva): «E perché il cordone ombelicale esce con il bambino ed è attaccato al ventre per cui la madre lo deve tagliare? E riguardo a quello che tu dici: perché il bimbo non esce circonciso? Perché il Santo, Benedetto Egli sia, non ha dato i precetti a Israele altro che per purificarli (liberare il metallo dalle scorie). Perciò disse David: Il detto di D-o purifica (Tehillim 18, 31)». (Tanchuma Tazria 5)
Questo midrash ha un importante valore storico, oltre che di contenuto, costituisce, infatti, un documento dell’epoca della dominazione romana del regno di Yehuda e, in particolare, della repressione della rivolta di Bar Kokhva; si tratta di una delle conversazioni avvenute tra rabbi Akiva e Turnus Rufus, di cui il primo era prigioniero.
I romani, per un certo periodo, avevano proibito agli ebrei di osservare e mettere in pratica alcuni precetti, fra cui la circoncisione e l’osservanza di shabbat. La discussione tra rabbi Akiva e Turnus Rufus può avere anche un particolare valore se si tiene conto del fatto che proprio in quel periodo, con l’avvento del cristianesimo, il precetto della milà viene interpretato in maniera simbolica.
Turnus Rufus pensa evidentemente che la circoncisione sia futile e cerca di dimostrarlo con varie argomentazioni.
Rabbi Akiva intuisce le intenzioni di Rufus e le respinge in maniera imprevedibile, affermando che le opere umane sono superiori a quelle di D-o, benché si sappia che queste ultime sono in realtà superiori alle prime.
Gettata la maschera, Turnus Rufus deve rivolgere direttamente la domanda: «Perché la circoncisione?».
Se D-o la desidera, perché il bambino non nasce già circonciso?
Rabbi Akiva risponde con altre domande, facendo notare come il pretendere di entrare nella volontà Divina e chiedere il perché di ogni cosa, non è una facile impresa, perché spesso una domanda ne comporta altre. Tuttavia, se è difficile trovare una spiegazione specifica della circoncisione, si può dare una spiegazione generale del perché sono state date le mitzvot, i precetti divini sono stati dati per elevare l’uomo, per perfezionarlo, per eliminare ciò che gli impedisce di realizzare la sua vera essenza.
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