Mi riferisco alla vostra ebraicità, al fatto di essere ebreo nel mondo di oggi, con tutto questo bagaglio culturale carico di leggi e tradizioni. È una vostra scelta o vi è stata imposta? Del resto, c’è alternativa? Come per molti altri casi, l’ebraismo fornisce anche qui due risposte. La prima: sì è una vostra scelta. La seconda: sì, in effetti siete nati, nell’ebraismo, è la vostra identità e non potete evitarla.

Ma due risposte che a prima vista si contraddicono, come possono essere entrambe giuste ? Osserviamo la parashà di questa settimana e i Pirké Avòt (le Massime dei nostri Padri):

I testi raccontano di “una donna che concepisce e fa nascere un figlio” (Levitico 12,2). Il versetto parla di una donna e non di “un uomo e una donna che si sposano”. Non è scritto “un uomo ha sposato una donna e questa ha dato vita a un maschio”. L’enfasi sul ruolo femminile è lampante. La Chassidùt insegna che la donna di questa parashà simboleggia il popolo ebraico o l’individuo ebreo che i nostri profeti descrivono come “la moglie” o “la promessa sposa” del Sig-re. La Torà parla di una persona che fa di sua iniziativa un passo in avanti nella sua vita ebraica. Una scelta è stata fatta con esito positivo: la nascita di un bambino, simbolo di performance e di successo. Questo approccio indica che è una nostra valutazione: se esprimere e manifestare l’ebraicità e l’ebraismo è frutto della nostra volontà e non di un obbligo, allora l’effetto sarà positivo e duraturo. I Pirké Avòt evocano la stessa idea. Il primo capitolo riporta: “Mosè ricevette la Torà sul monte Sinai”, il secondo capitolo inizia domandando: “Qual è il cammino che l’uomo dovrebbe scegliere?”

Il Rebbi di Lubàvitch fa notare che in primis c’è stata la legge imposta dall’Alto: Mosè ricevette la Torà da Hashèm e la trasmise alle generazioni seguenti di Saggi e di dirigenti.

Il Talmùd afferma che quando una donna è in stato interessante, il nascituro riceve l’insegnamento di tutta la Torà. Quando esce dal grembo materno ”un angelo lo picchietta sul labbro superiore” e il neonato dimentica tutto. Ciò significa che la conoscenza di tutta la Torà rimane profondamente nascosta nel bambino. Ogni ebreo, donna o uomo, possiede questo livello profondo di conoscenza e di riconoscimento. La vita è un processo di rimembranza e gli schemi imposti dall’alto, che ci fanno assimilare “con coercizione” gli schemi della vita ebraica, in realtà non fanno altro che il subconscio, la nostra scelta di essere un ebreo vivente.

Di Rav Tali Loewenthal