Nell’ebraismo, il concetto di matrimonio non si applica solamente al rapporto tra uomini e donne; anche il nostro rapporto con il Creatore è considerato un matrimonio, l’anniversario del quale è Shavuot, il giorno in cui abbiamo ricevuto la Torà. E proprio come un matrimonio deve essere costantemente rinnovato, così pure ogni anno riviviamo il nostro matrimonio con D-o, il momento del Matan Torà.

Tutti noi abbiamo ricevuto la Torà come un popolo - uomini, donne e bambini - e come ci insegnano i Saggi, il monte Sinai, ch era il monte più piccolo e umile di tutti, era sopra i nostri capi, come una chuppà. I Dieci Comandamenti, le fondamenta della Torà, rappresentano la ketubà, il contratto materimoniale che esprime il nostro amore, il nostro impegno, il rispetto e la responsabilità all’interno del rapporto.

Ogni volta che un uomo e una donna si trovano insieme sotto la chuppà, è una riemanazione del giorno del nostro matrimonio con D-o, del giorno in cui abbiamo ricevuto i Dieci Comandamenti. È chiaro quindi che quando esploriamo il significato profondo dei comandamenti, troveremo consigli spirituali per migliorare i nostri matrimoni ed anche delle linee guida essenziali e pratiche.

I Dieci Comandamenti

1. Io Sono il Sign-re tuo D-o che ti ha portato fuori dall’Egitto, dalla casa di schiavi

Preciso quanto segue, affinché non ci siano dubbi:

Nel corso del mio lavoro di insegnare e dare consigli a coppie, ho conosciuto numerose persone che non erano sicure di aver sposato la persona giusta, non si sentono sicuri nemmeno dopo decenni di matrimonio. Alcuni si sentivano sicuri inizialmente, ma i dubbi sono arrivati in un secondo momento. “Ero forse troppo immaturo quanto ho preso la decisione?” “È lui la persona giusta?” “Sarei più felice con qualcun altro?” “Forse siamo cresciuti in direzioni diverse adesso, dopo tanti anni che siamo sposati?”

Sì, effettivamente, eri immatura quando ti sei sposata, ma è bene che sia stato così. Vi siete conosciuti quando eravate entrambi più giovani e flessibili, e siete cresciuti insieme. Sì, vi siete sviluppati e siete cambiati entrambi dal giorno del vostro matrimonio, ma se coinvolgete l’altro nei cambiamenti e nella crescita che avvengono in voi, questi vi rendono più interessanti agli occhi del partner.

Intendiamoci, i dubbi possono uccidere un buon matrimonio, non mi piace pensare che cosa possano fare a un matrimonio insicuro. Ho avuto a che fare con donne che erano finalmente felici solamente dopo aver riconosciuto e accettato il fatto che “questo è mio marito, questo è l’uomo che ho scelto di sposare”. E, una volta presa questa decisione, riconosci che questo è l’uomo con il quale intendi rimanere, lavorare, vivere, crescere figli, pagare le bollette, capire il senso della vita e invecchiare – lui e soltanto lui.

La prima parola del Primo Comandamento è Anochì, che significa “Io” nella lingua egizia. Come mai D-o inizia il primo dei Dieci Comandamenti con una lingua straniera e non in ebraico?

All’epoca il nostro popolo era appena uscito dall’Egitto. Sebbene parlassimo l’ebraico, l’egiziano era una lingua a noi familiare. Il Sign-re scelse di parlare a noi nella lingua parlata – per avere un terreno comune sul quale iniziare il rapporto. Questa è una lezione per noi tutti.

A un certo punto della vita una donna può pensare, “Ma è così diverso da me!”. Eppure, con qualche sforzo e un po’ di devozione, si può trovare un punto in comune. Se devi “parlare una lingua straniera” per un po’, fallo. L’uso della parola Anochì – Io – insegna che il Sign-re ha messo la Sua essenza nella Torà. Allo stesso modo noi dobbiamo mettere il nostro cuore e la nostra anima nei nostri matrimoni.

Che ti ha portato fuori dall’Egitto.

Perché D-o ci ricorda continuamente da dove veniamo? È poi piacevole sentire spesso dire che una volta eravamo schiavi? Non possiamo semplicemente dimenticare il passato e andare avanti?

Tutti proveniamo da un determinato luogo. Per quanto possiamo desiderare di iniziare una nuova vita freschi come neonati, senza nessun bagaglio – in realtà tutti iniziamo il matrimonio con un passato, la nostra infanzia, le nostre abitudini, le nostre aspettative, le differenze e, perfino, D-o non voglia, dei trauma. Se c’è qualcosa nel nostro passato che dobbiamo affrontare, dobbiamo farlo e non nasconderlo sotto il tappeto. Qualsiasi cosa messa sotto il tappeto oggi, crescerà solamente domani, la prossima settimana o tra dieci anni. Prima o poi lo si dovrà tirare fuori, esaminare e metterci una pietra. Prima è molto meglio che dopo. Potresti fare molto male a te stesso e ad altri membri della tua famiglia se inciampi su tutti i mucchi nascosti sotto il tappeto.

Finché non riconosciamo i nostri pesi, la tentazione di incolpare i nostri mariti per le nostre insicurezze rimarrà. È il caso di chiedersi se non ci sia forse qualcosa dentro di noi del quale dobbiamo occuparci, qualcosa del passato che è necessario affrontare?!

Non siamo gli unici con un passato. Anche i nostri mariti provengono da una casa diversa, hanno frequentato scuole diverse e forse sono cresciuti in una cultura diversa. Per quanto crediamo di essere simili, rimarremo sempre un po’ diversi. A volte una donna si turba a causa di una cosa che il marito fa o non fa, perché presume che “lo dovrebbe sapere”. Ad esempio, forse a casa tua eri abituata a festegggiare il tuo compleanno con un dolce e dei regali. Ma a casa sua le cose si svolgevano diversamente. Quindi, se tu non gli spieghi cosa ti aspetti nel giorno del tuo compleanno, non puoi essere arrabbiata con tuo marito considerato che non sa che tu desideri una torta e dei regali. Ogni partner deve prendere il passato dell’altro in considerazione.

2. Non avere altri Dei all’infuori di Me

Non guardare altri uomini e non paragonare tuo marito ai mariti di altre donne.

Recentemente mi ha chiamato una signora che non conosco. Voleva parlarmi. Disse che era infelice. Che era sposata da diversi anni quando d’un tratto si rese conto che suo marito non era intelligente, educato, fine, sofisticato quanto…

Mentre parlava sentivo che mancava una parte della frase. “Non è tanto buono quanto…” “Come chi?” Chiesi. Non volle rispondere. Le chiesi se fossero andati al ristorante con un’altra coppia. Sopresa esclamò, “Ah, ci ha visti al ristorante?”. Assicurandola che non li avevo visti, le spiegai che era chiaro che stava paragonando il marito a qualcun altro, le chiesi quindi di spiegarmi cosa fosse accaduto.

Ella descrisse come la sera prima, al ristorante, il marito della sua amica l'aveva fatta accomodare sulla sedia, aveva preso il suo cappotto e l’aveva appeso, mentre suo marito non aveva notato né la sua sedia né il suo cappotto. Il marito dell’altra sapeva esattamente cosa ordinare e conosceva le preferenze della moglie mentre suo marito stava llì, aspettando che la moglie ordinasse e commentando di odiare il cibo raffinato, scherzando su coloro che mangiano tutto tranne una bistecca e delle patate. L’altro uomo era sofisticato e signorile mentre suo marito aveva involontariamente insultato il cameriere. Il marito dell’amica sapeva perfino tutto sui vini. In poche parole, la mia interlocutrice era tornata a casa molto delusa del marito.

Ovviamente tutto questo è assurdo. Sapere quale vino ordinare non significa essere un buon marito. Si potrebbe anzi dire che è proprio il contrario.

Concentrati sulle buone qualità di tuo marito, sulle cose che contano. Riconoscendole, le rafforzerai. Ringraziandolo per la sua pazienza quando studia con i figli, ad esempio, l’aiuterà a rafforzare quella sua qualità. Riconosci e rafforza il bene.

Paragonare causa soltanto problemi. Questo è il tuo consorte e non ne esiste un altro.

3.Non nominare il Nome di D-o invano.

Non parlare di tuo marito con leggerezza o parlarne male senza ragione.

A volte c’è chi tende a denigrare i propri mariti in un modo ironico e scherzoso. Come mai? Qual è lo scopo? Quale beneficio si può trarre da un tale comportamento?

Una coppia va a fare la spesa al supermercato. Mentre sono alla cassa, la moglie si ricorda di aver dimenticato qualcosa, chiede gentilmente al marito devoto di andare a prendere i suoi cereali preferiti. Mentre osserva il marito che va su e giù attraverso le corsie, in cerca dei suoi cereali preferiti, che lei ha dimenticato, si gira verso la signora in fila dietro di lei e dice, “Ma guarda questo! Sta attraversando l’intero supermercato in cerca dei cereali! Ah, ‘sti uomini!” Che cosa si ottiene con queste parole? Perché è necessario criticare il marito in un modo tanto scontato?

Spesso sentiamo la necessità di sfogarci. È utile sentire altre persone alle prese con situazioni simili, è utile sentirci dire che un determinato comportamento è “tipico degli uomini” e non va preso seriamente. È per questo che incoraggio ogni donna ad avere una buona amica, una confidente, qualcuno con cui parlare. Tutti abbiamo bisogno di condividere delle conversazioni sincere. È sano avere una persona di fiducia con la quale possiamo discutere in modo confidenziale di ciò che pensiamo e sentiamo. Questo non è un modo di esprimersi non necessario, perché è una conversazione che ha uno scopo, dove si parla del proprio marito con rispetto anziché metterlo alla berlina in tono frivolo e in pubblico.

Una coppia di sposi, sposati da solamente un anno, mi venne a trovare. Erano sotto shock. Avevano sentito che girava voce nella città natia della moglie che i due stavano per divorziare. Ma non c’era nessuna verità in quella diceria. Presto accertammo la verità.

La moglie era una donna giovane che aveva lasciato la sua terra per seguire il marito in Israele. Appena dopo il matrimonio ella dovette non solo abituarsi alla vita da sposati ma anche abituarsi a una lingua straniera, a una nuova cultura, lontana da casa e da tutto ciò che conosceva. Ovviamente non è stato facile e c’erano dei momenti difficili.

Un giorno, poco dopo che si erano trasferiti in Israele, un’amica la chiamò. Parlando con una persona cara, la nostalgia di casa intensificò e la neo-sposa pianse e si lamentò a lungo con la sua amica nubile. Pianse dicendo quanto era sola, quanta nostalgia aveva e quante era difficile adattarsi alla sua nuova vita.

L’amica, essendo anche lei giovane e senza esperienza, non era la persona giusta con la quale confidarsi e attaccò la cornetta molto triste e stravolta. Le era stato dato un fardello troppo pesante da portare. Quindi lo condivise. Disse a sua madre che la sua amica era infelice e che desiderava tornare a casa. Poco dopo, la storiella del divorzio si sparse nella città, nonostante il fatto che la giovane donna stesse gestendo la sua nuova vita con destrezza.

Fortunatamente la coppia è ancora sposata felicemente, anche se hanno imparato la lezione. È importante ricordare di paralre ad altri delle nostre vicende private solamente quando c’è uno scopo preciso, ed è bene fare molta attenzione nella scelta di con chi parlare, quando e dove.

4. Ricorda il giorno dello Shabbat e tienilo santo

Ricorda

Ricordare è una buona cosa. Crea bei ricordi per te stesso e per la tua famiglia. Dei bei ricordi possono essere momenti passati insieme, un sorriso, una letterina, una fotografia, delle feste di compleanno ecc... Durante un periodo difficile tira fuori quei momenti dalla tua banca della memoria. E condividi dei ricordi con i tuoi figli. Tutti abbiamo dei bei ricordi, raccolti dalla nostra infanzia, che ogni tanto vengono alla superficie e ci danno forza. Creane di nuovi nella tua vita da sposato. Permetti a te stesso e incoraggiati a soffermarti sui bei tempi.

Mi capitò di parlare con una donna che lavora con coppie alle prese con divorzi. Desideravo chiederle un consiglio su come aiutare le coppie in difficoltà a riconciliarsi prima che prendessero il passo tragico e finale del divorzio. Mi spiegò il suo trucco, ossia, come riesce a capire se ci sia speranza o meno che una coppia si riconcilii. Prima di tutto chiede: “allora, come vi siete conosciuti?”, se rispondono con un sorriso leggero, con un barlume di qualche sentimento positivo negli occhi, sa che c’è ancora speranza. Se invece dicono di non ricordare e la guardano con gli occhi duri…

Osserva (letteralmente – stai in guardia)

Shabbat è il giorno in cui rinsaldiamo il nostro legame con il Sign-re, un giorno passato più in varie attività spirituali che nella corsa frenetica dei giorni feriali.

Prendi tempo per il tuo matrimonio. Prendi un giorno di vacanza, una serata, un lasso di tempo senza cellulari, campanelli o altre distrazioni.

Un uomo molto impegnato continuava a promettere alla moglie di prendere del tempo per loro due, ma non funzionava mai. Diceva di non avere semplicemente il tempo. La moglie non aveva dubbi che il marito fosse davvero impegnato in affari importanti. Un giorno gli disse che uno dei suoi maggiori sostenitori sarebbe venuto in città. Gli disse che aveva preso appuntamento nella hall dell’albergo dove questi avrebbe soggiornato. Il marito la ringraziò e prese nota dell’appuntamento nel calendario. Quando arrivò all’appuntamento con due ore disponibili per il suo sostenitore, trovò sua moglie che lo aspettava. Disse “Io sono la tua sostenitrice più grande e ho bisogno di un po’ di tempo con te.”

Sii conscio di chi è il tuo sostenitore maggiore, e dagli/le il tempo e l’attenzione che lei/lui necessita e desidera. Alla fine, il tuo rapporto ne guadagnerà.

Per santificarlo, per matenerlo sacro.

Cosa può rendere i nostri matrimoni più ricchi, più forti e duraturi? È necessario riconosere che c’è un terzo partner nel matrimonio, ovvero il Sign-re. La santità è la parola più importante in un matrimonio ebraico. Tratta il tuo matrimonio come l’unione sacra che è.

Il matrimonio non riguarda solamente voi due né ciò che entrambi desiderate. Piuttosto riguarda te, lui e D-o. Che cosa Egli desidera? Se vi concentrate entrambi nel compiacerLo, in fin dei conti compiacerete anche voi stessi e il vostro partner.

Il concetto di kedushà, santità, nel matrimonio, è un concetto a sé da esaminare a fondo. È importante ricordare sempre che il Sign-re è stato invitato a fare parte di questa unione sotto la chuppà, facendone un matrimonio legale “secondo la legge di Moshé e Israel”. Finché rispettiamo e sosteniamo ciò, facendolo parte della nostra vita quotidiana, meriteremo che la nostra casa sia benedetta dal Sign-re.

5. Onora tuo padre e tua madre

Prendi queste parole alla lettera. Onora i tuoi genitori e i tuoi suoceri. A volte potrà essere difficile. È per questo che è un comandamento. Ma se fai lo sforzo di onorare i tuoi genitori, sia tu che i tuoi figli ne guadagnerete.

Non esiste l’essere troppo coinvolti. L’influenza primaria dopo il matrimonio deve essere il proprio consorte, non la propria madre. Ma rapporti sani, forti ed equilibrati con la generazione più anziana, portano beneficio a tutta la famiglia.

Quando onoriamo i nostri genitori, in particolar modo quando diventano anziani, è importante imparare a dar loro ciò di cui hanno bisogno e ciò che desiderano, non ciò che noi pensiamo desiderassimo se fossimo loro. È giusto rispettare i loro ghiribizzi specialmente come riconoscimento della loro età avanzata.

Così come rispettiamo e onoriamo i desideri dei nostri genitori anche se non ci sembrano sensati, così dobbiamo onorare i desideri del nostro consorte. Spesso mi è capitato di ricevere telefonate da uomini e donne chiedendomi di convincere il/la loro consorte a vedere le cosa a modo loro. Essenzialmente queste persone dicono ‘fallo pensare come me, falla sentire come me’. ma le persone sono tutte differenti. È infinitamente più saggio e pratico fare lo sforzo di rispettare le proprie differenze piuttosto che cercare di cancellarle.

6. Non Uccidere

Iben Ezra, un grande commentatore sulla Torà, spiega che il divieto di uccidere si riferisce al fatto di uccidere “sia con le mani che con la lingua”. Chiaramente sia l’abuso fisico che verbale sono proibiti. Quando parli a una persona crudelmente, uccidi il suo carattere, distruggi la sua personalità. Anziché fiorire, causi l’avvizzimento dell’altro.

È probabile che lo scenario seguente ti sia familiare. Una persona giovane, uomo o donna che sia, dotata, felice ed estroversa sembra ritirarsi in se stessa dopo il matrimonio – come se qualcuno avvesse ucciso la sua fiducia in se stessa. (Se questo succede a una persona che conosci, sii sospettoso, è possibile che ci sia dell’abuso verbale o fisico in corso). Uno dei vantaggi del matrimonio è la fiducia in se stessi che possiamo ottenere grazie alla fiducia che il nostro consorte ha in noi. L’atteggiamento di un consorte può costruire oppure, D-o non voglia, distruggere. D’altra parte, vivere in un clima di amore, di approvazione e sostegno contribuisce a sviluppare la fiducia in se stessi che influenza ogni aspetto della vita.

Riconosci il potere che hai come consorte. Fai lo sforzo di incoraggiare, dare complimenti sinceri ed esprimere apprezzamento. Se rubare la fiducia in se stessi tramite la crudeltà verbale è l’equivalente di uccidere, allora incoraggiare la sicurezza di sé può solamente essere l’equivalente di dare la vita all'altro.

Non uccidere la sua personalità, la sua capacità e potenzialità di avere successo. Ogni marito e ogni moglie dovrebbero fare il tifo l’uno per l’altra.

7. Sii fedele

Che cosa significa essere fedele? Significa riconoscere il fatto che ci sono parti del matrimonio che devono rimanere private. Significa che non riveliamo i nostri affari personali in pubblico – quello è tradimento. Significa che spetta sia all’uomo che alla donna rispettare lo spazio privato all’interno del matrimonio come sacro, e che entrambi devono essere consapevoli che ciò che succede rimane tra di loro. Significa fiducia.

Mentre un uomo si trovava al lavoro sentì due colleghi discutere di un fatto accaduto tra un uomo e sua moglie; mentre li sentiva ridere della storia, diventò tutto rosso. Quella storia era accaduta a casa sua, stavano parlando proprio di lui!

Si rese conto che la moglie aveva raccontato questa storia estremamente privata ad un’amica la quale l’aveva detta a sua volta al marito che la stava ora ripetendo ad un collega. Per lui questo ha dimostrato una mancanza di fedeltà da parte della moglie, un abuso di fiducia ed era quasi impossibile convincerlo a tornare da lei.

8.Non Rubare

Fare una gentilezza a chi spetta non ti costa nulla ma può aiutarti ad ottenere il mondo intero.

Un uomo che conosco si è laureato dopo molti anni di studi. ogni volta che gli venivano fatte le congratulazioni egli rispondeva “il merito è tutto di mia moglie, è stata lei a lavorare extra per mantenerci, è lei che portava i bimbi fuori di casa per permettermi di studiare.

Conosco un 'oratrice che inizia ogni discorso ringraziando suo marito.

Dopotutto lei si trova lì, bella, calma, preparata mentre il marito è a casa che mette a letto i bambini. Condividi tutti i risultati ed i meriti con lui .

9. Non Testimoniare il falso

Il comandamento di dire sempre il vero ci ricorda di avere un rapporto di coppia onesto con una comunicazione costante.

Parla! Se qualcosa ti disturba, dillo. Ti prego, dillo. Sotto la chuppà non riceviamo il dono della profezia. Alcune donne pensano “se mio marito mi amasse per davvero, saprebbe che cosa mi disturba”. Non è vero! Se tu lo amassi per davvero, gli diresti qual è il problema in parole semplici e cortesi. Lo stesso vale per i mariti ovviamente.

Non accusare – piuttosto condividi. Usa frasi che iniziano con ‘io’, ‘io mi sento scomoda quando…” “mi preoccupo quando…”

Ogni volta che serbi qualcosa dentro di te, senza rivelare ciò ti secca, aggiungi uno strato di mattoni su un muro di tua costruzione. Inizialmente puoi decidere quale muro scavalcare e quando vuoi, ma più passa il tempo, più alto devi saltare. A quel punto sicuramente ti dici che puoi saltare sopra un piccolo muretto, ma presto avrai bisogno di una scala e più passano gli anni, più mattoni si aggiungono finché il muro diventa così alto e impenetrabile che non lo puoi più superare. Tragicamente, al giorno d’oggi la comunicazione onesta e diretta è spesso bloccata da numerose piccole e grandi questioni, che hanno tutte qualcosa in comune – sono questioni che non sono mai state discusse né affrontate. Il muro può ancora essere distrutto con abilità e molti sforzi in qualsiasi fase della vita, ma immagina quanto potrebbe essere più producente e meno doloroso non aver mai nemmeno iniziato ad erigerlo.

10. Non Desiderare

Non essere geloso. Ebbene, chi potrebbe essere gelosa del proprio marito? Eppure molte donne lo sono.

Esistono varie situazioni in cui le mogli sono gelose della libertà dei mariti, in particolar modo quando la donna rimane in casa con i bambini mentre il marito va al lavoro. Solitamente i mariti possono andare e venire a loro piacimento, mentre le mogli devono trovare babysitter ed organizzarsi in mille modi diversi prima di poter uscire di casa. Molti uomini dicono ‘ciao! Me ne vado’ e volano fuori dalla porta. Può capitare che il marito sia bloccato al lavoro mentre la moglie è bloccata a casa con la cena, icompiti da fare, i bagni, mettere a letto i bimbi… tutto da sola… Questo può causare gelosia e risentimento.

È importante che ogni marito tenga bene in mente il fardello della moglie, e che cerchi di aiutarla quanto possibile. Inoltre, è importante dimostrarle apprezzamento e comprensione. Perfino un suo apprezzamento verbale, può alleggerire il fardello più di quanto egli possa immaginare.

È bene che ogni moglie tenga in mente il fatto che se lei è triste e piena di risentimento sarebbe il caso di sedersi con il marito oppure con un confidente, e cercare di capire che cosa può fare per sentirsi realizzata e liberarsi da sentimenti di risentimento. Forse ha bisogno di uscire in compagnia di altre donne, forse ha bisogno di lavorare più ore, forse le andrebbe meglio lavorare meno ore o smettere di lavorare per alleviare la tensione della sua vita quotidiana. Forse ha bisogno di più aiuto in casa, o l’aiuto che ha non è efficiente. Forse c’è un’amica che la fa sentire in questo modo, o forse qualche problema con la suocera, chissà? Dopo qualche riflesione e un po’ di discussioni, potrà capire di cosa ha bisogno per sentirsi meglio ed ottenerlo senza ferire i suoi figli, smettendo così di essere gelosa del marito.


I Dieci Comandamenti si applicano ad ogni aspetto della nostra vita e in ogni situazione. Se esaminiamo noi stessi attentamente, osservando queste leggi potremo migliorare noi stessi e, in seguito, avremo la capacità di raddrizzare il mondo attorno a noi. Prima riusciamo ad adempiere ai Dieci Comandamenti – sia letteralmente che in senso metaforico - prima verrà il Mashiach, e saremo tutti liberati. Che ciò avvenga ora!

Di Esther Piekarski, raccontato a Rishe Deitsch. Piekarski è un’emissaria di Chabad-Lubavitch a Tel Aviv, dove insegna giovani a coppie e in numerose scuole. Oratrice rinomata, tiene conferenze in tutto il mondo. Per gentile concessione di Chabad.org