Condivido
con voi, cari lettori, una storia che ho sentito ultimamente da alcuni
dei miei zii. La storia avvenne durante gli anni oscuri del regime
comunista nell'URSS. Anni in cui mio nonno, rav Aharon Chazan z"l,
rimase fermo nei princìpi religiosi nonostante la forte persecuzione,
propaganda e l'autentico pericolo.
- Shalom Hazan
Sopravvissuto fisicamente alle due guerre, e spiritualmente alla guerra costante contro la religione, aveva ormai creato una grande famiglia. Alcune delle sue figlie erano sposate con figli. Sarebbe stato molto saggio se avesse sospeso alcune delle sue "attività contro-rivoluzionarie", come i sovietici le chiamavano... Il seguento aneddoto invece dimostra come questo pensiero era l'ultima cosa che aveva in mente.
Un giorno, nel mezzo degli anni 'sessanta poco prima che il nonno ottenesse il permesso di emigrazione dall'URSS, lo venne a trovare una persona. "Sono un ebreo di Tula," disse, riferondosi ad una città che dista circa duecento chilometri da Mosca. "Come un po' dapertutto, il Bet Hakenesset della nostra città fu sequestrato dal governo e usato per altri fini. Presero tutti gli oggetti sacri inclusi i rotoli della Torà, e li buttarono dentro alla cantina dove si trovano ancora oggi! È un vero peccato! Forse lei potrà fare qualcosa".
Nonostante il pericolo, le difficoltà e i problemi logistici, mio nonno non poteva non fare qualcosa... Un pomeriggio dopo che fossero tornati dal lavoro, mio nonno e mio zio rav Moshe Greenberg z"l presero il pullman in direzione di Tula. Giunti sul posto trovarono un modo per "regalare" qualcosa al guardiano che avrebbe "visto nulla" per un po' di tempo.
Entrarono nella cantina e gli si strappò il cuore. Libri di Tefillà, di Talmùd e di Torà in vari stati di rovina, ma ancora più triste fu il vedere vari sefarìm buttati lì. Decisero subito che avrebbero cercato tra i sefarìm quali fossero nelle migliori condizioni e ne avrebbero salvati almeno due. Così fu che uscirono dalla cantina con due "pacchi" che contenevano i due sefarìm.
Corsero verso la fermata del pullman ma vennero a sapere che il pullman era partito cinque minuti prima e che per il prossimo ci sarebbe stata un'attesa di due ore. Il problema non era tanto l'attesa quanto il pericolo di rimanere in un posto e attrarre l'attenzione della gente e delle guardie: Due uomini barbuti con aspetto chassidico, in mano dei pacchi sospetti... praticamente una ricetta per finire nelle mani della KGB...
Si guardarono intorno e videro che la situazione era peggiore di quanto pensassero. Proprio vicino alla fermata c'era una postazione di polizia... Mentre cercavano di capire cosa fare mio zio guarda incredulo come suo suocero, mio nonno, si avvia tranquillamente verso il poliziotto di guardia...
"Senta, visto che abbiamo due ore da attendere il prossimo pullman e con questo freddo alla mia età (mio nonno aveva già la barba quasi bianca) dovrei andare a trovare qualcosa da bere.. potrei gentilmente posare i miei pacchi nella vostra postazione per non portarli in giro?"
Il poliziotto acconsentì e i due "criminali" si allontarono dalla zona, fino a poco prima dell'arrivo previsto del pullman. Quando il poliziotto li vide arrivare, prese lui stesso i pacchi e li venne incontro dicendo "pazhalasta..." prego, ecco i vostri pacchi.
Fu così che dei sefarìm furono salvati e, poco dopo, portati in Eretz Yisrael (nascosti dagli occhi delle guardie di frontiera comuniste dentro a dei cuscini) dove mio nonno li fece tornare in uso.
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