Mio figlio ha appena cominciato la prima media. Nonostante sia uno studente dotato e sia sempre riuscito bene negli studi, quest’anno improvvisamente odia la scuola. Si lamenta continuamente, è molto stressato ed ansioso e vorrebbe cambiare scuola. Io però non sono così sicura che cambiare scuola a metà anno sia la cosa giusta. Cosa possiamo fare per aiutarlo?
Madre di un Povero Figlio
Cara Madre di un Povero Figlio,
sono sicura che tu sia conscia del fatto che passare dalle elementari alle medie è un processo difficile; bisogna abituarsi a tante cose nuove e diverse: una classe nuova, diversi insegnanti e maggiori responsabilità in termini di compiti a casa, autogestione ed organizzazione del proprio tempo. Inoltre, egli sta attraversando un’età di trasformazione interiore ed ormonale caratterizzata anche da sbalzi d’umore. Detto questo, ora il punto sta nel capire se tuo figlio stia semplicemente attraversando la fase della prima adolescenza e la difficoltà di crescere e cambiare oppure se esista un problema oggettivo da approfondire.
Uno dei passatempi preferiti dei ragazzi è quello di lamentarsi. Se si lascia loro campo libero, essi troveranno di cui lamentarsi in ogni persona che conosceranno e in ogni situazione. Dovresti cercare di aiutarlo a far chiarezza su cosa in particolare lo disturba e a distinguere tra ciò che si può cambiare o migliorare e ciò che è al di fuori del vostro potere d’azione.
Come primo passo cerca di immedesimarti in tuo figlio e nella sua situazione. Abbiamo tutti passato momenti difficili a scuola, con i nostri insegnanti o compagni di classe: raccontagli e condividi questi episodi con lui. Fagli sapere che capisci perfettamente cosa vuol dire non essere felice a scuola e quanto opprimente ciò possa essere. Rassicuralo sul fatto che capisci che lui non è felice, che lo stai prendendo molto seriamente e che lui può parlarti liberamente di ciò che lo infastidisce.
Poi cerca di aiutarlo ad esprimere con le parole quali siano i problemi. Ha problemi con un insegnante in particolare? Con una materia in particolare? I compagni di classe lo provocano? Ha problemi di rapporti con loro? Non lasciare che si limiti a dire che odia tutto ciò che riguarda la scuola; lui stesso ha bisogno di fare chiarezza su ciò che non gli piace e sul motivo per cui non gli piace. E ancora, cosa non gli piace di quell’insegnante? Il suo modo di insegnare? Lo “punzecchia” spesso? La materia è noiosa?
Anche nel caso in cui le obiezioni di tuo figlio siano giustificate, puoi spiegargli che nella vita bisogna imparare ad affrontare anche situazioni sgradevoli e difficili. Imparare a rapportarci con persone che non ci vanno a genio o a lavorare in un ambiente che non ci è molto congeniale fa parte della crescita ed è essenziale per un futuro di successo, sia a livello sociale che lavorativo.
La chiave è la comunicazione con tuo figlio. Quando riesci a parlargli apertamente ed egli riesce ad esprimere e a definire ciò che lo disturba, avrai le informazioni necessarie per decidere come procedere. Anche se ciò che lo infastidisce non si può cambiare (ad esempio il metodo d’insegnamento è noioso e di sicuro l’insegnante non lo cambia dopo 30 anni di lavoro!), il solo fatto di aver condiviso i suoi sentimenti farà sentire tuo figlio meglio, lo aiuterà a far chiarezza in se stesso e si sarà tolto di dosso un pesante fardello. La parola in ebraico” refuà – guarigione” ha le stesse lettere di” or pé – la luce della bocca”: parlare di un problema è il primo passo per superarlo.
Una volta consapevole di ciò che è problematico per tuo figlio e con il suo permesso, potrebbe essere giunto il momento di andare a parlarne a scuola. Forse c’è la figura di un consulente con cui si potrebbe parlare del problema; forse è il caso di far sapere al direttore che un insegnante o uno studente non trattano tuo figlio in maniera adeguata; spesso l’insegnante è felice e più che disponibile a parlare con i genitori. Nessun insegnante vuole essere odiato e a volte è amareggiato di non aver capito le necessità di un alunno. Parlare di tuo figlio con l’insegnante, comunicargli come tu percepisci la situazione (e provare a dare suggerimenti su come migliorarla se pensi che l’insegnante li accetti serenamente) può aiutare a migliorarla in concreto.
Per quanto riguarda l’eventualità di cambiare scuola, essa deve essere l’ultima risorsa. Cambiare ad anno scolastico già avviato è molto più di un semplice “passaggio” e nulla garantisce che tuo sarebbe più felice altrove. Consiglierei di tenerla come opzione solo se sei pienamente convinta che il problema riguarda l’insegnante o l’ambiente scolastico e la scuola non ha alcuna intenzione di approntare cambiamenti o venirti incontro. Non è nemmeno sano dare a tuo figlio l’impressione che può semplicemente raggirare le difficoltà perché tu gli trovi un’altra opzione. Parte del processo di crescita consiste nell’affrontare le situazioni difficili e nell’imparare ad ottimizzarle, anche quando non sono ideali. Non dico che non esista in assoluto un buon motivo per cambiare scuola ma dovrebbe essere tenuta come ultima risorsa.
Infine, i nostri Maestri dicono di educare ogni ragazzo secondo “la sua via”. Idealmente ciò andrebbe applicato nella pratica con un insegnamento individualizzato per ogni studente; per la maggior parte delle scuole però questo non è fattibile e si può solo aiutare il corpo docenti a capire il proprio figlio e le sue necessità.
Tuo figlio è fortunato ad avere una madre che si preoccupa della sua felicità e prende a cuore i suoi problemi. Aiutalo a comunicare e ad esprimere ciò che è problematico e, se sei fortunata, potresti anche scoprire che tutto ciò di cui egli ha bisogno è potersi aprire ed essere capito. Se però c’è qualcosa di più delle angosce adolescenziali, tuo figlio deve allora sapere che tu sei lì per lui, pronta ad ascoltarlo e ad aiutarlo a trovare la “sua via”.
Buona fortuna!
Di Sara Esther Crispe, per gentile concessione di chabad.org
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