Il 10 di Tevet, (quest'anno il 22 Dicembre, 2023) è un giorno di digiuno, lutto e pentimento. In questo giorno si evita di mangiare cibo e di bere qualsiasi bevanda dall'alba fino a dopo il crepuscolo e si aggiungono le selichòt, preghiere penitenziali e altre aggiunte alle preghiere del giorno.

Che cosa ricorda?

Gerusalmme è circondata

Per anni, D-o mandò i Suoi profeti per avvisare il popolo d'Israele della distruzione di Gerusalemme e del Tempio Santo se non avessero migliorato il loro comportamento. Tuttavi essi derisero questi uomini giusti, considerandoli falsi profeti pessimisti che volevano demoralizzare il popolo. Uccisero perfino uno dei profeti.

Così fu. Il decimo giorno del mese di Tevet, nell'anno 3336 dalla creazione (425 aev), gli eserciti Babilonesi misero Gerusalemme sotto assedio. 1

D-o rimandò la distruzione, dando l'opportunità agli ebrei di pentirsi. Egli inviò il profeta Yirmiyahu/Geremia numerose volte, ma anziché dargli retta, lo fecero imprigionare. Di conseguenza 30 mesi dopo nel 9 di Tammùz 2 (o nel 17,3 la stessa data nella quale verrà fatta breccia durante la distruzione futura del Secondo Tempio, 3338, le mura delle città furono sfondate e nel 9 Av quell'anno il Tempio Santo fu distrutto e il popolo Ebraico esiliato.

Una particolarià di questo digiuno è che lo si osserva anche quando coincide di venerdi anche se interferisce con i preparative di Shabbat.

Il 10 di Tevèt è considerato il giorno che ha dato inizio ad una catna di eventi che culminarono nella distruzione e nei vari esili del nostro popolo, raggiungendo di conseguenza uno stato dal quale siamo ancora completamente usciti, infatti anche il Secondo Tempio non era glorioso quanto il Primo, e ci troviamo ancora in esilio.

Il 10 di Tevèt ricorda anche altri due eventi tragici che accaddero in questo giorno, che sono menzionati nelle Selichòt, le preghiere penitenziali per questo giorno.

8 Tevèt: La Torà fu tradotta in Greco

Tolomeo, l'imperatore Egizio-Greco, radunò 72 studiosi e saggi della Torà ordinando loro di tradurre la Torà in Greco, segregandoli in 72 stanze separate. L'8 Tevèt 3515 (246 aev), essi gli consegnarono 72 traduzioni identiche. Questo era un miracolo, in particolare perché c'erano tredici parti del testo dove i traduttori deviarono dalla traduzione letterale intenzionalmente 4 senza consultarsi l'uno con l'altro.

Nonostante questo miracolo, i rabbini considerarono questo giorno uno dei più tristi giorni della storia ebraica, paragonandolo al giorno quando gli ebrei fecero il vitello d'oro. Sicuramente tradurre la Torà non è una cosa negativa, dopotutto Moshè stesso fece sì che la Torà venisse tradotta in 70 lingue.

Il problema era che questo era un'iniziativa di un regnante umano, piuttosto che un progetto divino. Pertanto, c'era il potenziale che diventasse un 'vitello d'oro' ovvero uno strumento per definire la parola divina dal punto di vista umano; c'era quindi il rischio che le traduzioni venissero distorte per deviare dal significato originale della Torà.

Effettivamente, la traduzione Greca aiutò a portare avanti i secondi fini degli ebrei ellenisti, ovvero di includere la cultura Greca nella vita Ebraica trasformando il testo sacro della Torà in un semplice libro di saggezza.

9 Tevèt: Dipartita di Ezra lo scriba

Il decesso di Ezra lo scriba avvenne il 9 di Tevèt 3448(313 AEV), esattamente mille anni dopo che la Torà ci fu data al Monte Sinai.

Fu lui che guidò il ritorno del popolo ebraico alla Terra d'Israele dopo l'esilio Babilonese, che supervisionò la costruzione del Secondo Tempio e aiutò a porre fine a un ciclo di matrimoni misti all'epoca. Ezra era anche il capo della Grande Assemblea e in questo ruolo canonizzò i 24 libri del Tanach e stabilì diverse leggi ed usanze, tra cui la preghiera formale, che garantirono la continuità dell'Ebraismo autentico, fino al giorno d'oggi.

Una serie di eventi tristi

Sia l'8 che il 9 di Tevèt furono stabiliti come giorni di digiuno separati, ma i rabbini li consolidarono nel digiuno del 10 di Tevèt, un giorno menzionato nel Tanach dal profeta Yechezkel/Ezechiele come un gorno di lutto, affinché il mese non sia pieno di tristezza e lutto.

In tempi più recenti, 10 Tevèt divenne anche la data per dire kaddìsh per le vittime della Shoà, poiché per molti, la data della loro morte non è nota.

Il Rebbe di Lubavitch, Rabbi Menachem Mendel Schneerson rilanciò un'usanza antica di evocare sentimenti di teshuvà e illuminazione nei giorni di digiuno con discorsi e lezioni.

Come pregare in questo giorno

Segue una lista di cambiamenti nella liturgia del giorno.

  • Nella prehgiera del mattino, durante la ripetizione dell'Amidà, il chazzàn aggiunge "Anenu".
  • Si aggiungono le Selichòt, le preghiere penitenziali, una collezione di versi biblici e lamenti composti da rabbini. Questi vanno detti durante il Tachanùn.
  • Ashkenaziti dicono Avinu Malkenu.
  • Nelle preghiere del mattino e del pomeriggio si legge dal Sefer Torà, tratto da Esodo 32:11–14 e 34:1–10.
  • Di pomeriggio gli Ashkenaziti leggono la haftarà, Isaia 55:6–56:8.
  • Durante l'amidà del pomeriggio, chi sta digiunando dice Anenu ed il Chazan dice Anenu nella ripetizione dell'Amidà.
  • Il chazzàn dice anche la Birkàt Cohanìm, la benedizione dei sacerdoti.
  • Ashkenaziti dicono Avinu Malkenu