Nel caso un voto debba essere annullato, è mitzvà seguire la procedura stabilita dalla Torà.
Questo precetto è largamente basato sul verso “egli non profanerà la sua parola” (Numeri 30:3) dal quale i Saggi deducono che colui che ha fatto un voto non può profanare la sua parola ma altri, come un saggio o una corte rabbinica, possono farlo. Ciononstante, il Talmùd dice che “l’annullamento dei voti vola nell’aria, senza un appoggio [esplicito nella Torà].
La Torà dice chiaramente che un marito o un padre può annullare i voti e secondo la tradizione anche un saggio ha questo potere.
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