Dato che questo racconto parla di un raashan (raganella), si tratta certamente di una storia che accadde di Purim. Tutti i bambini amano la gioiosa festa di Purim che si celebra verso la fine dell'inverno, nel mese ebraico di Adar. Si ascolta la lettura della meghillà, il rotolo di pergamena scritto a mano come una Torà, che ci racconta la storia della bella regina Ester, di suo cugino Mordechai, del crudele Haman, e del folle re Achashverosh.

Ogni bambina vorrebbe essere come la regina Ester che quando il crudele Haman volle uccidere gli Ebrei di Shushan e di tutto l'impero persiano, spiegò al re di essere Ebrea e quindi, se il re avesse dato ascolto ad Haman, avrebbe dovuto uccidere anche lei. Grazie alla sua fiducia in Hashem (D-o) ed all'amore per il suo popolo, tutti gli Ebrei vennero salvati.

Nel giorno di Purim i bambini si divertono andando in giro mascherati, distribuendo carità per i poveri - Mattanot Laevyonim e mandando regali di cibi - Mishloach Manot ai vicini ed agli amici. A tutti piacciono le deliziose pietanze della Seudàt Purim, il pranzo di Purim, specialmente le Oznei Haman (Orecchie di Haman).

II 13° giorno del mese di Adar, il giorno prima di Purim, è un giorno di digiuno, chiamato Taanit Ester, in ricordo della regina Ester che digiunò e pregò (D-o) Hashem prima di recarsi dal re per difendere il suo popolo.

Ci sono cosi tante cose interessanti da raccontare su Purim, che mi stavo quasi dimenticando della raganella. Sapete cos'è una raganella? È uno strumento molto rumoroso, che si adopera durante la lettura della Meghillà. Ogni volta che viene citato il nome del vile e crudele Haman, i ragazzi agitano le raganelle, facendo un gran fracasso, per dimostrare il loro disprezzo nei suoi riguardi.

La storia che stiamo per raccontare avvenne molti anni fa, nel cuore della Russia. Lì, nel villaggio di Vardik, viveva una piccola comunità di Ebrei. Erano molto poveri, ma finché nessuno li ostacolava nell'osservanza delle Mitzvot, erano abbastanza felici.

Uno dei ragazzi del villaggio si chiamava Velvele. Era vivace e sempre allegro. Uno dei suoi amici era Ivan, un anziano boscaiolo non ebreo che viveva nelle vicinanze. Velvele portava un po' di luce nella vita triste del vecchio, e questi, a sua volta, era più che felice di raccontare storie ad un ascoltatore così attento come Velvele. Ivan era una figura famigliare nel villaggio. Di Shabbat accendeva il fuoco ed aiutava a costruire le capanne per Succòt.

Era particolarmente abile nei lavori manuali e Velvele lo osservava affascinato quando con l'argilla, formava figure che sembravano vive, oppure quando scolpiva bellissimi ornamenti intagliando il legno.

"Per te sto facendo qualche cosa di speciale", gli diceva Ivan, ma Velvele non sapeva di che cosa si trattasse. Poi, un giorno, Ivan gli presentò il suo regalo.

"È per te, Velvele. Oramai sono vecchio e non vivrò abbastanza per vederti usarlo, spero soltanto che porterà felicità a te, ed a chi lo userà".

Velvele si trovò tra le mani una splendida raganella di Purim. Scolpita a forma di violino, con corde e bordi in argento, gli sembrò anche troppo preziosa. Quando girò la maniglia emise un rumore che fece scuotere le pareti della capanna di Ivan. Velvele saltò dalla gioia.

"Ivan, questo è un capolavoro! Come lo hai fatto? Terrò caro questo regalo e ti ricorderò per sempre" esclamò Velvele.

Non passò molto tempo ed Ivan morì, Velvele era addolorato per la perdita del suo amico. Spesso prendeva il suo violino - raganella e lo suonava con cautela. Non vedeva l'ora che terminasse l'inverno perché con la primavera sarebbe arrivato Purim. Finalmente arrivò Adar. Velvele era molto eccitato e incominciò a contare i giorni che lo separavano da Purim.

Ma, pochi giorni prima della festa, avvenne un disastro. Il figlio maggiore dello Zar della Russia, mentre era a caccia con alcuni amici, si perse nella foresta. Al calare delle tenebre si imbatterono nel villaggio di Vardik, e decisero di pernottare lì. Alloggi reali vennero frettolosamente allestiti nella casa del castellano e tutti si diedero un grande da fare per aiutare.

Tutto andava per il meglio, quando al levare del sole, si udì un grido proveniente dalle stanze reali. Il principe si era improvvisamente e misteriosamente ammalato. Delirava e non riconosceva i suoi amici. Tutti erano costernati; chiamarono dei medici, ma neanche questi riuscirono a spiegare cosa fosse accaduto. Nessuna delle cure prescritte faceva effetto. Ben presto, il principe perse completamente conoscenza. Sembrava che stesse morendo.

Come spesso accade in tempi difficili, gli Ebrei ne vennero ritenuti responsabili. Correvano voci che questi avessero invocato una sventura contro Sua Altezza Reale e che soltanto essi avrebbero potuto curarlo. I nobili, pronti a credere a questa bugia, minacciarono gli Ebrei di Vardik delle più spaventose punizioni e dichiararono che se il principe non fosse guarito entro le successive 36 ore tutti gli abitanti del villaggio sarebbero stati massacrati - senza pietà. II termine scadeva nel giorno di Purim.

I poveri Ebrei erano terrorizzati. Venne dichiarato un giorno di preghiera e digiuno. Tutti i preparativi per Purim furono interrotti. Non era tempo di festeggiamenti. La gente pregava tutto il giorno per la salvezza, sperando che un nuovo miracolo potesse avvenire nei giorni di Purim. Ma le ore passavano ed il principe rimaneva privo di conoscenza.

La sera di Purim, il Rav iesse la Meghilat Ester con le lacrime che gli scorrevano lungo le gote. Forse Hashem avrebbe fatto un miracolo per salvarli, cosi come erano stati salvati gli Ebrei in Persia?

Nessuno aveva voglia di rumoreggiare al nome di Haman, erano troppo tristi.

Tutto solo a casa, Velvele guardò il suo prezioso violino - raganella, disperato perché non avrebbe avuto la possibilità di usarlo.

"Dove è la gioia che questa raganella, secondo l'augurio di Ivan, avrebbe dovuto portarmi?" pensò. Ma qualche minuto dopo la sua faccia si illuminò.

"Se dobbiamo morire in ogni caso, perché non dovrei farla rumoreggiare per Haman? Ciò dimostrerà loro, che qualunque cosa accada, Hashem punisce i Suoi nemici. Qualunque cosa mi facciano," aggiunse determinato, "non permetterò loro di portarmi via il mio prezioso violino - raganella."

Tenendolo stretto, uscì e si diresse verso la casa del castellano. I cortili erano deserti.

Ognuno evitava di avvicinarsi al palazzo. Dall'edificio non si sentiva alcun suono, perché era stato imposto il silenzio assoluto.

Velvele diresse lo sguardo verso la finestra della stanza in cui il principe malato stava lentamente morendo. In effetti, i medici amici gli stavano attorno muti.

Si udiva soltanto il debole respiro del principe. Improvvisamente tutti ebbero un sussulto. Un terribile rumore da fuori ruppe quel silenzio. Sembrava un terremoto. Si fermò un attimo e poi il fracasso riprese.

Chi osava disturbare il silenzio?

Si precipitarono alla finestra ed immaginate la loro sorpresa vedendo un ragazzo appoggiato al tronco di un albero, che teneva in mano uno strano strumento. "Oh, Hashem", gridava il ragazzo. "La mia raganella Ti dimostri quanto desidero rimanere in vita. Non potresti salvarci anche ora, in questo ultimo momento?"

I nobili, stupefatti, dimenticarono per un momento il principe morente, ma improvvisamente udirono una voce che diceva, "Perché siete vestiti di nero e cosa sto facendo qui? Portatemi qualcosa da bere, per favore". II principe era seduto sul letto.

La sua temperatura era normale. Sembrava proprio che il suono della raganella lo avesse guarito.

Velvele, ignaro, aveva nel frattempo terminato di ruotare la sua raganella. "Adesso," pensò, "verrò arrestato, ma almeno ho avuto soddisfazione nel giorno di Purim". In quel momento uno dei nobili gli si avvicinò.

"Sei tu che hai fatto tutto ciò? Hai salvato la vita del principe! Verrai lautamente ricompensato." Velvele divenne l'eroe della giornata.