Il popolo ebraico ha infinita fede in quanto D-o è perfetto e misericordioso. Questa fede implicita nella bontà di D-o dà agli ebrei motivo di celebrare anche nel solenne Giorno del Giudizio. È dichiarato esplicitamente nelle Scritture che Rosh Hashanà è una festività. È scritto che durante Rosh Hashanà, Ezra, lo scriba, riunì gli esiliati che ritornavano e lesse loro la Torà. Udendo le parole della Torà, il popolo si pentì e pianse. Allora fu detto loro: “Questo giorno è sacro a D-o; non lamentatevi né piangete... mangiate e bevete cibi ricchi e bevande dolci e mandatene parte a coloro che non hanno, perché questo giorno è caro a D-o; e non vi intristite perché l'allegria di D-o è la vostra forza...” (Nehemia 8:9-10).

Di regola, quando l'uomo affronta il giudizio, ci hanno insegnato i Savi, egli si veste di nero e lascia crescere capelli ed unghie... poiché è incerto sulla sua sorte. Al contrario il popolo ebraico si veste di bianco, mangia e beve e gode del suo Giorno del Giudizio perché confida che D-o lo perdonerà.

Il fatto che D-o, nella Sua infinita misericordia, ha scelto un giorno dell'anno per giudicare tutta l’umanità, è sufficiente motivo per celebrarlo. In questo giorno l'uomo ha l'opportunità di rimanere dinnanzi a D-o, proclamare la Sua supremazia, pentirsi e chiedere perdono. Se non ci fosse Rosh Hashanà l'accumulo degli anni di trasgressione renderebbe impossibile la redenzione.