Mercoledì 10 ottobre 1973, vigilia di Sukkot, quinto giorno della guerra di Kippur.

Rav Yekutiel Green ebbe appena finito di costruire la sua Sukkà a Kfar Chabad, quando alle tre in punto di mattina, si alzò per ascoltare un discorso in diretta del Rebbe di Lubavitch, trasmesso da New York per telefono.

Mentre esponeva delle osservazioni profonde sulla festività di Sukkot, il Rebbe cominciò ad elogiare i soldati di Tzahal che combattevano su tutti i fronti per proteggere la popolazione.
Alle Undici di mattina il segretariato del villaggio di Kfar Chabad chiese a Rav Green di recarsi in aereo in una base aerea militare a Refidim, nel Sinai, per trascorrere lì la festa di Sukkot. Il comandante militare di quella base infatti, aveva telefonato al segretario del villaggio implorandogli di mandargli uno dei Chassidim per sollevare il morale dei soldati.

All'una di pomeriggio, in una base militare vicino a Tel Aviv, un aereo carico di medici e di infermiere si preparò al decollo. Uno dei medici tenne occupati tre posti per i Chassidim: Rav Green, Rav Kook e Rav Avraham Goldberg. La sera di Sukkot, fra il suono delle sirene e gli attacchi incessanti degli aerei, la presenza dei Chassidim portò gran conforto ai soldati. Ma il loro vero aiuto lo diedero il giorno seguente. Passarono da un riparo all'altro senza dimenticare le sentinelle di guardia situate all'entrata della base; furono in centinaia i soldati a cui fu proposto di pronunciare le benedizioni sul Lulav ed agitare insieme le quattro specie. Tutti furono molto esaltati dall’idea di riuscire a pensare al Lulav stando in guerra…

Due piloti stavano giocando a scacchi mentre aspettavano il segnale imminente della partenza. Rav Green si si avvicinò loro proponendo “il Lulav”. “Come? Negli ultimi momenti della mia vita, pensate che io faccia qualcosa in cui non ho mai creduto?” Disse con fermezza uno dei due piloti.

Ma Rav Green non si rassegnò: “Questa è la forza dell'ebreo. Quando agita il Lulav e l’Etrog nelle sei direzioni, indebolisce il nemico”. La discussione finì con il consenso del pilota a pronunciare la benedizione, e lo stesso fece il suo compagno. Appena ebbero finito, la sirena cominciò a suonare scattò l'ordine immediato di decollare.

I tre Chassidim continuarono la loro missione. Di tanto in tanto, sentirono dall'altoparlante: “Chabadnikim, correte al riparo! Buttatevi per terra!". Gli aerei egiziani provarono senza tregua ad attaccare la base.

Improvvisamente Rav Green ed i suoi amici videro quattro aerei che si dirigevano verso la loro base. Effettuando delle acrobazie impressionanti fecero capire che qualcosa di incredibile era accaduto. Tutta la base applaudì di gioia: gli aerei nemici furono abbattuti mentre la truppa israeliana tornò al completo, senza vittime né feriti.

“Non capite?” Disse qualcuno. “Dall'inizio della guerra, nessun convoglio è mai tornato alla base al completo!”

Successivamente si sentì un annuncio dagli altoparlanti. “Tutti i piloti avevano pronunciato le benedizioni sul Lulav dei Chassidim prima di entrare nei loro aerei!”

“E’ impossibile da descrivere che cosa accadde da allora in poi. I soldati che fino a quel momento avevano rifiutato di dire le benedizioni sul Lulav si precipitarono verso di noi chiedendo di compiere la mitzvà. I giovani che venivano dai Kibbutzim pronunciarono la benedizione di “Shehecheianu”, “Benedetto sei Tu che ci hai fatto vivere e sussistere ed arrivare fino a questo momento…”: la gridarono con emozione e con gli occhi colmi di lacrime.

Il comandante della base attese i Chassidim con due jeep militari. “Salite su, ci sono altre basi nella zona”.

“Ci scusi, comandante, ma forse lei dimentica che oggi è uno giorno di festa e non andiamo in macchina!”

Il comandante spalancò gli occhi esclamando: “Di che cosa parlate? È una situazione di pericolo di morte! Avete visto coi vostri occhi che cosa siete riusciti a fare con il vostro Lulav!”

Rav Green è autore di vari libri nel campo della Chassidut e della Halachà. Quando racconta questa storia e arriva alla fine, sorride ed aggiunge: “Naturalmente, non abbiamo viaggiato. Ma sarebbe interessante chiedere il parere di un'autorità rabbinica se in una circostanza come questa sia permesso viaggiare!”