È nella Parashà di questa settimana che troviamo il comandamento di contare sette settimane dall’indomani del primo giorno di Pesach, conteggio al culmine del quale si celebra la festa di Shavuòt (Levitico 23, 15).La Torà ricorre alle parole “conterete per voi” dalle quali si deduce che l’obbligo del conteggio è rivolto a ciascuno personalmente: ognuno deve contare i suoi cinquanta giorni alla fine dei quali festeggia Shavuòt.A differenza delle altre festività, la Torà non stabilisce una data per Shavuòt, fissata appunto in base al conteggio.È quindi possibile che Shavuòt non cada nel solito sesto giorno del mese di Sivàn.

Prima che fu fissato il calendario-lunario ebraico, quando i mesi venivano santificati ed annunciati all’inizio di ogni mese a base dell’avvistamento della nuova luna, Shavuòt poteva anche cadere il cinque o il sette di Sivàn (a seconda del numero di giorni nei due mesi precedenti di Nissàn e Iyàr). Anche oggi esiste tale possibilità: una persona che intraprende un viaggio aereo durante l’Omer passando da una data all’altra continua il proprio conteggio anche se non corrisponde a quello del luogo in cui si trova. Il suo cinquantesimo giorno non sarà quindi più il sei di Sivàn ma il cinque o il sette (a seconda della direzione da cui proviene), con la celebrazione di Shavuòt in data diversa rispetto alla comunità che lo ospita.

Qualora si festeggiasse Shavuòt il 5 o il 7 di Sivàn, non si reciterebbero le parole della preghiera che ricordano Shavuòt come “il momento del dono della Torà”, poiché quell’evento ebbe luogo il sei del mese!Sarebbe quindi Shavuòt perché la persona ha raggiunto il culmine del conteggio dell’Omer, ma non è comunque la data del dono della Torà.[La questione è discussa dai Poskìm (decisori di Halachà), chi scrive intende solamente esporre l'idea. Per decisioni halachiche in riguardo rivolgersi al proprio Rav]. Shavuòt include dunque due aspetti: quello personale, che dipende dall’impegno individuale, e quello generale fissato dal Creatore. Questo ci insegna, tra l’altro, che ci sono aspetti nella vita che dipendono dal nostro impegno.

Ogni persona arriva a mete spirituali a seconda del percorso interiore da lui intrapreso. La mitzvà dell’Omer non è divorziata dal concetto di collettività ma sottolinea fortemente il percorso individuale di chi la osserva. Ci ricorda che nonostante la messa in pratica delle mitzvòt mette in risalto una certa uniformità di azione, il pensiero e l’intenzione sottostante dovrebbero rimanere fortemente legati alla persona e quindi al suo percorso specific

<i>Basato sulle opere del Rebbe di Lubavitch זי”ע</i><i>Adattato da rav Shalom Hazan in memoria di Elie Mimmo Fadlun z"l</i></p>