Ecco il computo fatto per ordine di Mosè del Tabernacolo che conteneva l’Arca della Testimonianza (Esodo 38, 21).
Perché ha fatto i conti? D-o crede, ha fiducia in lui, come è detto: Il mio servo Mosè è fedele in tutta la Mia casa (Deuteronomio 12, 7).
E Mosè viene a dare al popolo il conteggio?
Ma è perché aveva sentito alcune persone, che di solito amano sparlare degli altri, confabulare su di lui, come è detto: Ogni qualvolta Mosè si ritirava verso la tenda, tutto il popolo si alzava in piedi fermandosi alla soglia della propria tenda e lo seguiva con lo sguardo finché non fosse entrato (Esodo 33, 8).
E che cosa dicevano? Ammiccavano tra loro e uno diceva: “Guarda che collo! Guarda che gambe! Mangia dei nostri soldi”. E il compagno gli rispondeva: “Ignorante! Un uomo che è stato nominato responsabile del Tabernacolo, dell’argento e dell’oro, tutte cose che non sono soggette a indagini, vuoi che non sia ricco?”.
Poiché Mosè udì ciò, disse: “Mi impegno, non appena sarà terminato il lavoro del Tabernacolo, a presentarvi la contabilità”.
Appena terminato il lavoro disse loro: Ecco il computo del Tabernacolo (Esodo 38 21) (Tanchumà Pekudé).
Il midràsh parla della contabilità. La Torà riferisce che Mosè presenta un bilancio con le entrate e le uscite attinenti al Tabernacolo.
Il midràsh stesso si domanda quale necessità Mosè abbia avuto per agire così.
Questo midràsh vuol fornire un quadro nitido, vicino alle figure, ai tipi e alle conversazioni di ogni giorno. Per allontanare i sospetti ed evitare che chiacchiere senza fondamento si diffondano diventando il centro dell’attenzione per il popolo e il problema principale dell’attività quotidiana, Mosè presenta la contabilità nei minimi dettagli. Notiamo, quindi, come neppure Mosè riesca a evitare di essere oggetto di maldicenza e di vere e proprie accuse da parte del popolo.
I rabbini, in questo midràsh, proiettano sulla figura del profeta le accuse che altri mormoravano nei loro confronti. In questo modo essi alteravano il valore di talune dicerie maligne dimostrando che, in sostanza, esse riflettono una costante propria alla natura umana, presente in ogni tempo e che si manifesta contro chiunque indiscriminatamente. Questa tendenza, propria alla natura umana, è da combattere, bisogna porre particolare attenzione nello sconfiggerla migliorando, ciascuno, il proprio animo.
Il midràsh insegna, inoltre, che adottando una condotta chiara e trasparente si possono aiutare anche gli altri, prevenendo il formarsi in loro di cattivi pensieri che potranno trasformarsi in parole maligne.
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