Dalla guerra dei 6 Giorni nel 1967, il Rebbe di Lubavitch ha iniziato una campagna a livello mondiale per la mitzvà dei Tefillìn come ulteriore protezione per i soldati in guerra, fornendo una quantità di spiegazioni ed approfondimenti sull'argomento.
Riportiamo di seguito una di queste spiegazioni adattata da una lettera dell'11 Nissan 5768.
Tra le mitzvòt che ci sono state comandate ancora in Egitto, c'è una mitzvà che si distingue tra tutte, l’argomento "uscita dall'Egitto" in quanto segno – “ot” speciale che, come lo Shabbat e la Milà, ci identifica e ci distingue: un segno che ci insegna a non servire Hashem solo in momenti particolari, ma tutti i giorni feriali dell'anno. Per potere uscire dall'Egitto Israel doveva acquisire un segno di unione con Dio per potere meritare la libertà.
Questa è la mitzvà dei Tefillìn che viene indicata come un "segno sulla tua mano, e mi ricordo tra i tuoi occhi"; perciò, quando un ebreo mette i Tefillìn deve pensare che "Hashem ci ha ordinato di mettere i Tefillìn sul braccio verso il cuore e sul capo verso il cervello, in modo da ricordarci dei miracoli che ha fatto per noi e che Egli ha la forza e il potere di operare nei mondi superiori ed inferiori secondo la Sua volontà".
Il cervello (l'intelligenza) e il cuore (il sentimento) sono le forze che dirigono tutte le azioni, le parole e i pensieri dell'uomo. Perciò, quando l'ebreo sottomette al servizio del Signore l'anima che si trova nel cervello, e anche i desideri e i pensieri del cuore, diventa Suo servo acquistando i Suoi poteri, com'è detto: "il servo del re è come il re".
Allora, come ai tempi dell'uscita dall'Egitto, tramite il merito della mitzvà dei Tefillìn sono usciti dall'Egitto, anche oggi si concretizzano le parole: "la forza di Hashem e il suo potere di operare nei mondi superiori ed inferiori secondo la Sua volontà", portando la Redenzione completa, l'uscita dall'Egitto nel senso più assoluto, tramite Mashiach Tzidkeinu, presto ai nostri giorni.
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