La carestia di quell’anno in Russia era la più dura che si potesse ricordare. Il cibo stava ormai diminuendo a vista d’occhio e al mercato era difficile perfino trovare un po’ di verdura e della farina.
Lettere da tutta la Russia furono inviate a Shpole. Questi messaggi erano lettere di emergenza indirizzate allo Tzadik, lo Shpoler Zayde, colui che era sempre stato in grado di rincuorare i poveri e gli oppressi del suo popolo. Egli era stato chiamato lo Zayde (nonno) per la sua grande benevolenza spirituale e materiale. Egli stesso era oppresso dalla dura carestia e riusciva a sopravvivere solo con pochi pezzi di pane e con dei tè per il fine settimana. Chi poteva supplicare Hashem affinché il decreto venisse revocato? Hashem non aveva ancora accettato le preghiere per il cibo. La carestia si stava diffondendo.
Lo Shpoler Zayde decise di mettersi all’azione. Chiese ai 10 Tzadikim più grandi della generazione di incontrarsi con lui a Shpole e di unire le forze per pregare D-o.
Quando si ritrovarono tutti dallo Shpoler Zeyde, egli li fece sedere attorno ad un lungo tavolo. "Miei Maestri, ho deciso di convocare l'Onnipotente in tribunale. Secondo le norme della Torà gli imputati devono essere presenti, ma Hashem è chiamato Makòm (il Posto), e non vi è alcun luogo privo della Sua presenza. Non solo ma, come tutti sappiamo, un luogo in cui vi è un raduno di 10 uomini è considerato un luogo ove dimora la Shechina (Presenza Divina). Pertanto, il giudice sarà condotto qui, in questa sala”. In seguito egli annunciò: “Rav Aryeh Leib figlio di Rachel cita l'Onnipotente per una causa tra tre giorni a partire da adesso”.
In quei tre giorni i dieci Tzadikim digiunarono e pregarono senza interruzione. Al quarto giorno, avvolto nel suo Talit e incoronato dai suoi Tefilìn, lo Shpoler Zayde incaricò il suo guardiano di chiamare il giudice in tribunale.
Lo Shpoler Zayde presentò la causa. "In nome di tutti gli uomini, donne e bambini di Russia, sono venuto a sostenere che il convenuto, l'Onnipotente, non rispetta il Suo obbligo verso il Suo popolo. Invece di sostenerli, come scritto: 'Egli apre la Sua mano e soddisfa ogni essere vivente con la sua grazia' (Salmo 145), egli permette che loro muoiano di fame. Non è forse la Torà stessa ad affermare: 'Siccome i figli d'Israele sono miei servi… che ho fatto uscire dall’Egitto'? (Levitico 25:55) Essi appartengono all'Onnipotente per l'eternità. E non è forse una legge, come dichiarato nella Mechiltà e nel Talmùd de richiedere al padrone di mantenere la moglie e i figli del proprio servo? Come può ignorare l'Onnipotente la Sua stessa Torà?
Ora posso immaginare che alcuni angeli potrebbero venire in difesa dell’Onnipotente sostenendo che questi servi non servono il loro Padrone correttamente come dovrebbero. Tuttavia, vorrei rispondere a ciò: dove è scritto che se il servo è infedele e pigro, la moglie e i figli devono soffrire? Inoltre, è colpa del Padrone stesso. Egli fa sbagliare i Suoi servi con un Yezter Harà (inclinazione al male) che cerca costantemente di traviarli. Sono sicuro che se non fosse stato per questo Yezter Harà che l'Onnipotente ha messo nei cuori dei propri servi, i loro servigi sarebbero degni di lode!"
Detto ciò, lo Shpoler Zayde rimase in silenzio. Cascò dalla sedia, stremato dalla prova di portare una causa contro l'Onnipotente. Stringendo la sua testa tra le mani, attese il verdetto.
I giudici cominciarono a discutere il caso tra di loro per un po’ di tempo. Infine, Rabbi Zushe si alzò in piedi per annunciare il verdetto.
"Il tribunale sostiene", dichiarò, "che la giustizia è con Reb Aryeh Leib ben Rachel. L'Onnipotente è quindi obbligato a trovare qualsiasi mezzo Egli ritenga opportuno per provvedere al Suo popolo. È nostra preghiera che la Corte Celeste sia d'accordo con la decisione di questo tribunale ".
Tutti gli Tzadikim si alzarono poi in piedi e pronunciarono il verdetto per tre volte ad alta voce.
Lo Shpoler Zayde saltò con grande gioia, e chiese all’inserviente di preparare un rinfresco. Il cibo diede loro un po’ di forza ed insieme fecero un Lechayim (brindisi) celebrando la vittoria. Poi ogni Tzaddik si preparò a tornare nella sua città, in attesa della salvezza.
Nel giro di un mese, nuovi beni di consumo erano già sul mercato e perfino i più poveri avevano di che saziarsi: la carestia era finita.
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