Mi è capitato di sentire qualcuno dire “non m’importa che cosa pensi di me purché tu non me lo dica”.
Secondo me, spesso ci lasciamo condizionare immaginando che i nostri cari si sentono in questo modo. Sovente, mariti e mogli evitano di dire ai loro consorti che cosa li disturba del loro rapporto per timore di turbarli. Alcuni genitori “aiutano” i loro figli giustificandoli per non aver fatto i compiti e proteggendoli da qualsiasi conseguenza negativa, anziché insistere che essi ammettano di non essere stati abbastanza responsabili. Al lavoro, c’è chi si trattiene dal criticare i colleghi o il proprio datore di lavoro sempre a causa di questo timore; ciò che ne risulta è una situazione che molto spesso arriva ad un punto di non ritorno.
Mi viene in mente il detto ben noto: “se dai un pesce a una persona lo aiuti per un giorno ma se gli insegni a pescare lo aiuti per tutta la vita.” Anche se insegnare a una persona a pescare è un processo più lungo che può comportare qualche difficoltà a breve termine, questo è l’unico modo per ottenere una vera differenza e cambiamento nella vita di chi stiamo aiutando.
Se desideriamo aiutare il nostro consorte, un figlio oppure un collega, dobbiamo essere aperti e franchi sulle cose negative e condividere i nostri pensieri; la situazione non si aggiusterà da sola. Spesso siamo talmente timorosi di ferire il prossimo che evitiamo di dire la verità. Ciò facendo in realtà gli nuociamo di più.
Sicuramente c’è chi vuole bene perché non si feriscono mai i suoi sentimenti esprimendo la verità. Ma si otterrà ancora di più se essi sapranno cosa si pensa veramente di loro; in questo modo essi potranno confidare nella tua sincerità; inoltre sapranno che non dirai niente alle loro spalle...
Ovviamente è necessario fare molta attenzione di comunicare le nostre critiche in un modo gentile, e a scegliere il momento e il posto giusti.
Alla persona menzionata all’inizio di questo articolo replicherei il classico slogan: se sto facendo qualcosa di corretto, dillo agli altri; se sto sbagliando per piacere dillo direttamente a me”.
Di Rav Yaakov Lieder, da Chabad.org
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