È un dato di fatto, i bambini che perdono tutto o quasi: i compiti, i libri della biblioteca, i guanti, i portafogli, i cappelli, le giacche e le sciarpe - questi bambini, esistono! Oggi c'è domani non c'è più - è il loro motto. I bambini perdoni sono una continua fonte di frustrazione per genitori e insegnanti, ma sono loro ad essere i più frustrati di tutti, poiché perdono il loro tempo prezioso e perdono oggetti di valore.

Oltre al danno, la beffa. I perdoni vengono etichettati come pigri e disattenti, quando in realtà soffrono di un piccolo impulso errato del cervello. La capacità di essere organizzati e di ricordare dove mettiamo le nostre cose è un processo che può essere influenzato parzialmente dall’intento meditato. È sicuramente possibile imparare vari trucchi e strumenti che possono aiutarci a ricordare, ma la nostra predisposizione naturale per queste attività è determinata dal funzionamento del cervello. Analogamente è possibile aumentare il proprio quoziente d’intelligenza esponendosi a molti stimoli — ma solamente fino a un certo punto. La propria intelligenza innata rimane più o meno costante. Molte caratteristiche innate sono appunto "innate", si nasce con esse. Un figlio organizzato non si è auto educato ad essere organizzato, ma è nato così. Il figlio che soffre di strephosymbolia (ovvero scambia le lettere e i numeri) non lo fa apposta, è la sua mente che lo fa per lui. Analogamente, un bambino che dimentica le cose e i fatti soffre di un piccolo deficit nel cervello, non è colpa sua!


Cosa significa tutto ciò per un genitore? Sarebbe forse il caso di rinunciare ad aiutare il figlio a fare qualcosa che ovviamente non può fare? No, non è questa la risposta. Piuttosto, come ho menzionato prima, esistono trucchi e metodi che possono insegnare al giovane disorganizzato come diminuire le perdite. Il sapere è potere, una volta coscienti del fatto che il cervello è responsabile della tendenza a perdere gli oggettti, non si rimarrà delusi se ogni tanto anche i metodi migliori non produranno i risultati sperati. Anziché cercare di oltrepassare il cervello sarebbe forse meglio insegnare al figlio come compensare questo deficit e come gestirlo.


Quando gli smemorati adulti hanno consorti o segretari molto organizzati, se la cavano sicuramente meglio. Un bambino non ha questi aiuti ma gli si può insegnare a creare sistemi per aiutare a prevenire le perdite. Ad esempio, un bambino dimentica di portare il diario a casa e, quando finalmente lo porta a casa, si dimentica di riportarlo a scuola. Una soluzione potrebbe essere che l’insegnante mandi i compiti alla madre via fax o email e che la madre mandi i compiti fatti via fax o email. Questo aiuterà il bambino a migliorare la sua memoria? No, ma lo aiuterà a fare i compiti, una componente importante della sua crescita. Questo è un esempio di come si può gestire la situazione aggirando la sfida; inoltre questo sistema può essere usato per i compiti e altre cose importanti, mentre altri metodi e trucchi possono essere adoperati per dimenticanze come giacche, cartelle eccetera.


Come mai il Sign-re ci dà un cervello con queste anomalie? Non possiamo sapere la risposta ma possiamo cercare di capirla. Un motivo potrebbe essere che la presenza di un'imperfezione dovrebbe causare il miglioramento del carattere di tutte le persone coinvolte. Per la persona che ha una sfida particolare, può significare cercare di rompere i propri limiti con la forza della neshamà, la parte Divina che è in ognuno di noi che non ha limiti; per chi la circonda, è un buon momento per migliorare la propria tolleranza e il proprio criticismo. Anziché sgridare i figli per qualcosa di cui non hanno colpa, si può imparare che il Sign-re crea persone di diverso tipo, ognuno con i suoi pregi e i suoi difetti, le sue forze e i suoi punti deboli. Piuttosto che criticare dicendo quanto sia “facile” ricordare dove uno ha messo le chiavi, è possibile invece lavorare sullo sviluppo della propria compassione ed empatia per chi ha questa o altre difficoltà. E siccome il Sign-re ci giudica midà k’neged midà — nello stesso modo con cui noi giudichiamo gli altri, si può sperare di ricevere altrettanta compassione da chi ci circonda per le nostre imperfezioni perfettamente umane.


Sarah Chana Radcliffe, M.Ed.,C.Psych.Assoc. è l’autrice di "Raise Your Kids without Raising Your Voice". Per gentile concessione di Chabad.org