Una casa ebraica dovrebbe emanare una luce interiore. La presenza di ebrei osservanti si fa sentire nella casa, indipendentemente dal suo aspetto esteriore.
Una casa esprime la personalità dei suoi abitanti, una casa ebraica irradia ebraismo. Comunque la tradizione e la Legge richiedono la disposizione di segni ben distinti che oltre ad avere un significato personale ne hanno uno simbolico e detengono un valore oggettivo. Questi segni determinano una serie di effetti benefici alla casa ma sopratutto agli abitanti. Le pressioni esterne che ci assillano quotidianamente, specialmente nel frenetico mondo di oggi, rendono ancorpiù importante il mantenere ed il fortificare le nostre vite interiori. Nella vita di ogni giorno molta gente vive in un ambiente seduttivo che è neutrale nel migliore dei casi, riguardo ai valori spirituali. E' dunque importante che quando ritorniamo a casa sentiamo consciamente o incosciamente che stiamo ritornando al nostro vero essere. Gli oggetti con i quali ci circondiamo hanno per noi un profondo significato e determinano il nostro senso della casa e di noi stessi. Aiutano a costituire una casa ed « un sè » che sono interiormente ed esternamente ebraici.
Una seconda considerazione riguarda la gente che ci circonda, con cui abbiamo rapporti e che vengono modificati, a un dato livello, secondo i segni esteriori che noi presentiamo.
Quando una persona sa che una casa è ebraica modifica consciamente o incosciamente le sue azioni e i suoi discorsi.
Un terzo fattore estremamente importante è l'effetto dei simboli della casa ebraica sulla famiglia e particolarmente sullo sviluppo dei bambini. Il bambino assorbe l'atmosfera della casa, registra le immagini prodotte nella sua casa in un modo particolarmente significativo e duraturo. Così, nelle tardive memorie dell'infanzia, tali simboli spesso giocano un importante e speci ale ruolo, e possono essere decisivi nella formazione dell'identità. Una casa piena di simboli ebraici, aiuta ad imprimere una coscienza ebraica in un modo che una casa «neutra» non potrebbe dare. La prima mizvà (comandamento) riguardante la casa, una mizvà riportata nella Torà stessa, è quella della Mezuzà, il marchio della casa ebraica. La mezuzà consiste principalmente in un pezzo di pergamena (klaf) dove sono scritti due passi della Torà, uno che comincia con le parole « Ascolta o Israele (Deut. 6:4-9) e l'altro con le parole « E quando ascolterai» (Deut. 11:13-21).
Questi passi impartiscono alcuni dei principali elementi della fede ebraica, ed entrambi menzionano esplicitamente la mizvà di affiggere la Mezuzà agli stipiti delle proprie porte. L'iscrizione deve essere scritta da uno scriba pio, le copie stampate o fatte su carta non sono kosher. Il klaf viene inserito in uno speciale contenitore denominato beitz mezuzà (contenitore della mezuzà).
Non ci sono particolari predisposizioni halachike (leggi ebraiche) riguardanti questo contenitore per quanto riguarda mi sura o forma e per questo si trovano grandi varietà di forme tradizionali ed innovative, semplici ed elaborate.
La Mezuzà viene posta sullo stipite esterno della porta di metallo o legno che sia, alla destra di chi entra. Le questioni su quale costituisca il lato «giusto » o su come montare mezuzot nelle porte di costruzioni inusuali dovrebbero essere sottoposte ad eruditi.
Le mezuzot vengono poste su tutte le porte della casa eccetto quelle che conducono al bagno poiché non ne rendono dignitoso l'uso. Quando si affigge la mezuzà si recita in ebraico la seguente benedizione « Benedetto sei Tu, Sig-re, nostro D-o, Re dell'Universo, che ci hai santificato con i Tuoi precetti e ci hai comandato di affiggere la mezuzà».
La mezuzà si applica ad ogni casa abitata da un ebreo. In Israele l'obbligo deve essere compiuto immediatamente dopo aver preso residenza, in tutte le altre nazioni entro trenta giorni. La mezuzà si applica egualmente ai singoli e alle famiglie, uomini e donne. Così, sia marito che moglie possono affiggere la Mezuzà e recitare la benedizione.
Ci sono vari usi su come la mezuzà deve essere affissa:
L'uso aschkenazita (Europa dell'Est) è di porla ad un terzo dello stipite della porta guardando verso il basso, o se lo stipite è particolarmente alto, non oltre
l'altezza d'uomo. La mezuzà è leggermente inclinata verso l'interno della casa. I sefarditi (ebrei spagnoli e nordafricani) la pongono diritta e poco oltre la
metà dello stipite. E' uso mostrare reverenza per il contenuto della mezuzà
toccandola o baciandola quando usciamo e quando entriamo (che include,
come abbiamo già menzionato alcuni degli insegnamenti essenziali del giudaismo). Non si rimuovono le mezuzot nel lasciare una casa a meno che il nuovo occupante sia un non ebreo.
Sulla mezuzà sono sorte nei secoli varie credenze, ma l'essenza principale è l'espressione della nostra costante devozione a D-o, estesa alpunto che scriviamo persino sulle nostre porte le parole della Sua Torà come richiamo alla mente. Poiché la mezuzà è il segno per eccellenza della casa ebraica, è in effetti un'affermazione dell'ebraicità dei residenti. Per questa ragione la mezuzà
vi ene posta esternamente dove sarà visibile ai passanti. Oltre l'affissione del-
la Mezuzà che è una mizvà comandata dalla Torà stessa, ci sono anche altri
oggetti che determinano un& apparenza ebraica», in una casa. Una dei più
importanti sono i Sifrei Kodesh (Libri Sacri Ebraici).
Alcune famiglie ebree per varie ragioni mantengono ancor oggi Sifrei Torà (Rotoli della Torà) nelle loro case. Ma anche i libri, che non siano necessariamente Le Scritture sono altrettanto significativi. La presenza dei libri nelle case genera un'atmosfera speciale, e la loro accessibilità, non sono solo una questione di convenienza per leggere e studiare ma un evidente richiamo al loro uso sia per i grandi che per piccoli. I bambini sono tentati di aprirli e. immergersi nella ricerca. Un altro oggetto ebraico che deve risiedere in una casa è il bossolo per la Tzedakà (o carità). Possedere un bossolo determina un autoeducazione e un educazione a propri figli riguardo al concetto di Tzedakà.
Per l'ebreo la vita religiosa non è mai separata dalla vita quotidiana, perciò come ci ricorda sia l'Halacha (Legge Ebraica) che la Kabbalah (Mistica) prima di qualsiasi atto dobbiamo ricordarci degli altri, per questo è importantefare Tzedakà prima di pregare, prima di accendere i lumi dello Shabat e prima di compiere qualsiasi mitzvà.
Ma avere un bossolo in casa non esonera dal fare la Tzedakà anche in altri momenti.
Ci sono altri segni visibili in una casa ebraica il cui scopo primario non è simbolico, ma crescita funzionale dello stile di vita ebraica. Uno è la separazione degli utensili usati per carne e latte. L'osservanza della casherut (leggi dietetiche ebraiche) tende a dare alla cucina un carattere ebraico riconoscibile che ancora una volta, trasmette un messaggio a coloro che vedono.
La qualità ebraica della casa non si deve rifare a uno stereotipo o immagine standardizzata della casa ebraica. Non c'è assolutamente bisogno che la personalità individuale e gusti estetici degli abitanti vengano spersonalizzati copiando un modello. L'assenza di alcuni articoli, o al contrario l'enfasi di elementi evidenti serve a creare un'atmosfera che condiziona l'intera personalità dell'abitante. La fotografia di una grande personalità o di un luogo sacro non sono solo emblemi con i quali ci si identifica, ma focalizza l'attenzione su certe memorie e relazioni. Le parti della casa riservate esclusivamente ai pasti dello Shabat o allo studio della Torà sono pervase di significato speciale. La completezza di tale approccio fa dell'appartamento una casa e rende la casa un centro educativo e spirituale.
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