Se si volessero riassumere i conflitti apparenti tra la Torà e la scienza in un solo argomento, questo sarebbe l'età del mondo. La Torà dice che il mondo ha circa 5.700 anni e la scienza (soprattutto la fisica, l’astronomia e la geologia) affermano invece che il nostro sistema solare ha approssimativamente 5 miliardi di anni e l'intero universo dai 10 ai 15 miliardi di anni. Vi è pertanto una differenza nell'ordine di uno o due milioni di volte. Nel breve spazio di questo articolo, non posso sperare di risolvere questo problema completamente, ma cercherò almeno di definire un metodo di analisi che ho trovato molto utile per avvicinarsi alla soluzione. L'importanza del problema non è da sottovalutare in quanto il contrasto sull'età del mondo ha implicazioni notevoli sia sull'origine Divina della Torà sia sull'origine dell'uomo sulla terra.
È facile essere intimiditi dalla scienza moderna. Gli scienziati amano presentarsi con l'aureola dell'infallibilità e del possesso di grandissimi poteri. La scienza moderna ci ha senz'altro permesso di controllare meglio il nostro ambiente, cambiare le nostre vite, in meglio o in peggio, di comunicare istantaneamente con ogni parte del mondo, e così via. Non bisogna pertanto stupirsi se anche quanti sono dedicati alla Torà si trovino insicuri riguardo a questo dilemma sull'età del mondo, quando sono confrontati con teorie così contrastanti.
Come fanno gli scienziati a sapere che il mondo ha 5 miliardi di anni? La risposta è che non lo sanno, ma lo credono in base a certe teorie non dimostrate ed a elementi di prova dai diversi gradi di attendibilità (avremo molto da aggiungere sull'argomento in seguito). È importante porre l'accento sul fatto che la scienza, al contrario della Torà, non si occupa della verità assoluta. La scienza si occupa di teorie e di probabilità. Alcune teorie sono verificate abbondantemente, sono generalmente accettate ed a loro si accorda lo status di leggi fisiche. Ma anche le leggi scientifiche rimangono teorie la cui validità può mutare sulla base di nuove scoperte. All'inizio del secolo, un filosofo americano della scienza, Charles Saunders Peirce, affermava: “le conclusioni della scienza non pretendono di essere più che probabili.” Più recentemente, Gerald Fineberg, un professore di fisica alla Columbia University, ha affermato in una sua pubblicazione: “È opinione comune che viene considerata conoscenza solo ciò che è stato provato vero in modo definitivo e permanente. Ma questa visione è pericolosamente inesatta. La scienza è un'attività degli esseri umani, e non vi è da aspettarsi da essa una infallibilità superiore a quella riscontrata in altre attività umane. La conoscenza scientifica deve essere definta come ciò a cui gli scienziati hanno buona ragione di credere in un certo momento nel tempo.”
Come fanno gli scienziati a misurare l'età del mondo? Uno dei metodi principali è basato sulla radioattività. Una sostanza radioattiva è instabile, in quanto decade in un tempo denominato ‘periodo di decadimento’. Ad esempio, se si inizia con un grammo di sostanza radioattiva avente un periodo di decadimento di un anno, dopo un anno, tale sostanza si sarà ridotta a mezzo grammo, l'anno successivo ad un quarto di grammo e così via. Durante il periodo di decadimento, la sostanza si riduce della metà. Senza entrare nei dettagli, questa proprietà radioattiva può, in linea di principio, essere utilizzata come un orologio a ritroso. Ovvero, se possiamo misurare il contenuto radioattivo di un materiale, facendo certe ipotesi sulla stabilità di alcune condizioni nel tempo, possiamo misurare a ritroso l'età delle rocce, ossa, conchiglie, pezzi di legno e così via. Attraverso la datazione delle rocce, viene dedotta l'età del mondo. In questo articolo, esamineremo in dettaglio il metodo di datazione radioattivo più accurato, quello basato sul carbonio radioattivo, denominato anche carbonio 14. Per completare l'argomento, esamineremo anche il metodo più preciso di tutti, più preciso ancora del carbonio radioattivo, ovvero il calcolo basato sul numero degli anelli all'ìnterno del tronco di un albero.
Il Carbonio 14
Il carbonio 14 è una forma radioattiva di carbonio. Il carbonio non radioattivo viene invece denominato carbonio 12. Nello spazio vi sono particelle ad alto contenuto energetico chiamate raggi cosmici. Tali raggi producono una piccola quantità di carbonio 14 in seguito a particolari tipi di reazioni nucleari. La quantità di carbonio così prodotta è estremamente piccola, e consiste di circa un atomo su mille miliardi di atomi di carbonio 12.
Entrambi i tipi di carbonio reagiscono con l'ossigeno per formare
l'anidride carbonica. Dopo alcuni anni, l'anidride carbonica entra nell'atmosfera terrestre dove viene assorbita dalle piante, e, di conseguenza, attraverso il ciclo nutritivo, dagli animali e dall'uomo. Finché la pianta è in vita, continua ad assorbire anidride carbonica e pertanto il rapporto tra il carbonio 14 ed il carbonio 12 dovrebbe restare costante. Quando la pianta muore, cessa di assorbire anidride carbonica. A questo punto, il carbonio 14 comincia a decadere, con un periodo di decadimento di 5700 anni. Ad un certo istante nel tempo, attraverso la misurazione del rapporto tra il carbonio 14 ed il carbonio 12 è quindi possibile risalire all'età dell'oggetto considerato. È in questo modo che vengono datate piante, alberi, ossa e conchiglie.
Esaminiamo ora in dettaglio alcune ipotesi alla base del metodo di datazione del carbonio 14.
L'ipotesi principale su cui si basa tale metodo di datazione assume che il rapporto tra il carbonio 14 ed il carbonio 12 rimanga costante nel tempo e non sia cambiato nel periodo di datazione di un particolare oggetto. Questa ipotesi implica che il tasso di produzione di carbonio 14 sia lo stesso ovunque sulla terra e sia sempre stato tale e che l'intensità di impatto dei raggi cosmici sulla terra sia uniforme, ora come in passato. Un'ulteriore ipotesi è che la fonte di anidride carbonica per ogni essere vivente sia l'atmosfera.
Quando il metodo di datazione del carbonio 14 venne introdotto, il suo scopritore, W. F. Libby, si pronunciò in modo molto cauto riguardo alla validità delle ipotesi sopra riportate. Da allora, molte ricerche sono state effettuate ed è stato dimostrato che effettivamente vi sono variazioni di carbonio 14 nel tempo e nello spazio. Il tasso di produzione di carbonio 14 è risultato essere influenzato dal clima, dalle stagioni e dalla posizione della terra. Si è inoltre osservato che il livello di carbonio 14 può variare sulla base di cambiamenti delle radiazioni cosmiche, a loro volta influenzate da cambiamenti del campo magnetico terrestre. Su quest'ultimo punto, si sono osservati, anche recentemente, mutamenti significativi, tra i quali quelli riguardanti i poli magnetici terrestri.
È importante osservare che la scoperta di queste variazioni non ha messo in dubbio, secondo molti scienziati, la validità di tale metodo di datazione. Al contrario, esse hanno portato ad una maggior precisione nelle modalità di calcolo. Il carbonio 14 stesso viene ora usato nell'analisi di tali mutamenti. Bisogna inoltre considerare che due eventi recenti hanno causato una modifica del rapporto tra il carbonio 14 ed il carbonio 12. Il primo consiste nello sviluppo industriale nell'ultimo secolo, che ha notevolmente aumentato la quantità di anidride carbonica nell'atmosfera ed ha, di conseguenza, diminuito il rapporto tra il carbonio 14 ed il carbonio 12. Il secondo consiste nelle esplosioni nucleari che hanno causato un aumento di carbonio 14 nell'atmosfera, pari fino al 40% nell'emisfero settentrionale negli anni 1962-1963. Infine, bisogna menzionare che alcune piante che vivono in zone ricche di calcare ottengono arte del loro carbonio 14 di suolo e non dall'atmosfera e pertanto presentano un più alto rapporto tra il carbonio 14 ed il carbonio 12. Un recente studio sulla presenza di carbonio 14 nelle conchiglie trovate nei pozzi artesiani del Nevada meridionale ha mostrato che un'alta percentuale di carbonio 14 presente nelle conchiglie è dovuta ad acido carbonico sciolto nell'acqua. Di conseguenza, tali conchiglie, invece di avere un'età di 27.000 anni, dopo avere isolato il carbonio atmosferico da quello presente nell'acqua, hanno un'età di soli 5.000 anni, un errore qusto di circa 22.000 anni!
Un'altro recente esempio riguarda l'analisi del carbonio 14 trovato nelle ossa di caribou nello Yukon settentrionale ed inizialmente datate di 27.000 anni. Poiché tali ossa erano lavorate a forma di strumento, si era dedotta in tal modo l'antichità della presenza umana nell'America settentrionale. Misurazioni più accurate del rapporto tra il carbonio 14 ed il carbonio 12 hanno indicato che, poiché una buona percentuale del carbonio 14 era dovuta alla presenza di carbonio nell'acqua, l'errore commesso era di quasi 26.000 anni, essendo l'età esatta di circa 1.300 anni.
Un buon metodo per controllare l'esattezza delle conclusioni raggiunte attraverso l'analisi del carbo nio 14 consiste nel suo confronto con altri metodi di misurazione. In particolare, un metodo che ha ricevuto molta attenzione e studio è quello della misurazione degli anelli all'interno di un tronco d'albero.
Gli Anelli del Tronco d'Albero
Chiunque abbia visitato il parco nazionale Sequoia in California non può che essere stato colpito dalle dimensioni gigantesche dei sequoia, che rappresentano i più vecchi esseri viventi sulla terra. Un esempio ancora piú impressionante si trova all'interno di un membro della stessa famiglia, un tipo di conifera che cresce sulle Montagne Bianche della California. Benché di dimensioni inferiori, essi sono più vecchi dei sequoia di qualche migliaio di anni, sulla base dell'analisi degli anelli del tronco. Il calcolo degli anelli non si riduce alla loro conta. Gli anelli sono così piccoli che tecniche microscopiche vengono impiegate nella loro analisi, dopo aver valutato fattori quali anelli in eccesso, anelli mancanti ed anelli intersecanti.
Ad alcune di queste conifere sono stati attribuiti 8.400 anni di età, benché calcoli più accurati facciano pensare ad età di circa 5.700 anni, con un possibile errore di un solo anno. Vi sono discrepanze tra l'analisi degli anelli e quella basata sul carbonio 14. La discrepanza comincia a notarsi per età superiori ai 3.300 anni, un'età che corrisponde curiosamente alla ricezione della Torà sul monte Sinai. Per età superiori, la divergenza diventa più marcata. A circa 5.700 anni, l'analisi tramite il carbonio 14 dà risultati inferiori di circa 650 anni a quelli ottenuti tramite l'analisi degli anelli dei tronco.
Osserviamo pertanto che il metodo di misurazione più accurato,
quello basato sugli anelli del tronco, che viene considerato corretto
con un possibile errore di un anno fino a 5.700 anni di età, non concorda completamente con i risultati ottenuti tramite il carbonio 14.
Chiaramente, ogni estrapolazione al di sopra dei 5.700 anni non può essere verificata con altri metodi e pertanto richiede la formulazione di ipotesi la cui validità non può essere dimostrata. Questo problema non ferma la maggior parte degli scienziati dall'usare il carbonio 14 nel determinare l'età di elementi che ipoteticamente hanno migliaia di anni di età. Tuttavia gli esempi sopra riportati dovrebbero chiarire il
fatto che gli scienziati non « sanno » l'età di tali oggetti. Al contrario, essi credono di poter tranquillamente calcolare tali età e di poter correttamente misurare le vari . azioni nel rapporto tra il carbonio 14 ed il carbonio 12 purché a conoscenza delle cause di tali variazioni. Questo articolo ha cercato di dimostrare
che queste cause vengono continuamente investigate e sono pertanto soggette a revisioni man mano che vengono raccolti nuovi elementi.
Come già affermato, il carbonio 14 rappresenta il metodo più accurato di misurazione radioattiva. Altri metodi vengono utilizzati per datare rocce e, attraverso di esse, per giungere ad un'età del mondo di 5 miliardi di anni. Non possiamo qui studiare questi metodi, ma è importante notare che essi sono soggetti a ben maggiori difficoltà di interpretazione e di accuratezza rispetto al carbonio 14. Perciò, tenendo presente le limitazioni dei calcoli basati sul carbonio 14, abbiamo una certa idea delle difficoltà inerenti gli altri metodi di datazione.
D-o ha creato questo mondo e lo ha consegnato all'uomo per il suo bene. Parte di questo dono è la scienza stessa. Se usiamo questo dono in modo corretto e comprendiamo sia i suoi poteri che le sue limitazioni, allora essa diventa senza dubbio per noi una fonte di benedizioni. Lo stesso D-o che ci ha dato la Torà, che afferma che l'età del mondo è di 5.700 anni, ha anche creato la scienza. Pertanto i conflitti tra la Torà e la scienza sono solo apparentI e sorgono dall'errata interpretazione di ciò che la scienza può e non può fare. Io credo che attraverso un continuo perfezionamento delle teorie e dei metodi scientifici, la scienza non potrà che concordare con quanto affermato nella Torà sull'età del mondo.
Il Dr. Hanoka è fisico ricercatore presso la Mobil Solar Energy Corporation a Billerica, Massachusetts.
Tradotto da Michele Boccia
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