Pur non avendo mai visto una molecola in vita nostra, la maggior parte di noi “crede” nella loro esistenza, nel fatto che hanno una struttura definita, un peso e una forma ecc. Tutto ciò che riguarda molecole, atomi e loro reazioni è universalmente accettato come qualcosa che possiamo vedere e valutare con i nostri sensi, limitandoci a fidarci dell’onestà e della competenza degli esperti in materia. In genere, questa fiducia è ben riposta: la teoria molecolare e la manipolazione sono la base delle scoperte di cui noi godiamo i vantaggi nella fisica, nella genetica, nella farmacologia e nel campo nutrizionale. Ormai da tempo si è scoperto che alcuni cibi sono nutritivi e altri velenosi; alcune bevande sono tossiche mentre altre sono innocue; alcune diete provocano aumento di peso mentre altre sono meno caloriche e così via. Tutto è cominciato dalla scoperta dei processi molecolari coinvolti nella digestione e nella sintesi delle cellule. Processi che, a loro volta, sono regolati da altre molecole: le vitamine. Si può tranquillamente affermare che la chimica e la biologia molecolari hanno reso la nutrizione una scienza.
Nel passo in cui la Torà prescrive le regole di kasherùt, le regole alimentari ebraiche (Levitico 9-10), non è fornita alcuna spiegazione sul motivo per cui alcuni cibi ci sono permessi ed altri proibiti. Non possiamo sapere perché i quadrupedi ed i volatili che ci sono permessi debbano essere uccisi in un certo modo; non sappiamo perché il sangue ed alcuni organi ci siano vietati; non conosciamo le implicazioni del cucinare e mescolare insieme carne e latte e non sappiamo perché alcune imperfezioni rendano un quadrupede non permesso. Ci vengono insegnati molti dettagli in proposito, ma nessun motivo. Chiunque abbia un minimo di familiarità con le teorie nutrizionali cede alla tentazione di creare dei modelli molecolari per interpretare la kasherùt, ma è una speculazione futile. Qualsiasi spiegazione razionale è soltanto un esercizio di immaginazione. La ragione umana vuole per natura capire e a volte, non riuscendo nell’intento, decide di ignorare ciò che non comprende con il risultato, nel nostro specifico caso, di rifiutare la kasherùt in toto. Sarebbe più semplice accettarla se alla base vi fosse una spiegazione chimica, se fosse possibile isolare alcune sostanze nocive presenti nei cibi proibiti ed assenti nei cibi permessi o trovare nei cibi vietati delle reazioni molecolari tossiche. Ma non è così. Dal punto di vista tossicologico, non vi è alcuna differenza tra le specie permesse e quelle proibite; la spiegazione di sicuro non è di natura chimica né di natura genetica (per cui alcuni uomini digeriscono perfettamente alcuni cibi mentre altri ne sono refrattari). Quando, migliaia di anni or sono, le norme della kasherùt furono enunciate al popolo ebraico, le 12 tribù accampate insieme ai piedi del Monte Sinai condividevano molto probabilmente un patrimonio genetico comune. Nei millenni successivi e con il disperdersi degli ebrei nei cinque continenti, l’omogeneità genetica è progressivamente venuta meno e gli ebrei di oggi hanno gruppi sanguigni e sistemi immunitari diversi. Inoltre, anche chi si converte all’ebraismo è tenuto a rispettarne le regole alimentari.
Molti commentatori, pur ammettendo di non conoscere reali risposte, danno per la kasherùt spiegazioni di tipo spirituale, come i danni per l’anima nel caso si consumino – D-o non voglia – cibi proibiti. Rabbi Shimshon Raphael Hirsch, ad esempio, commenta sul passo di Levitico 19-20 che bisogna osservare l’alimentazione prescritta dalla Torà come prima e preliminare condizione per la salute mentale, fisica e morale, per la purità e la santità, come se essa contribuisse in maniera concreta a formare i tessuti del nostro corpo, le fibre del cervello, i nervi ed i muscoli. Egli sembra parlare in termini di molecole “spirituali”. Viene anche spiegato che un ebreo che consuma cibi proibiti non è più in grado di ricevere alcuni messaggi spirituali ed acquisisce dei tratti caratteriali negativi.
In effetti, l’ottica delle molecole spirituali ha più senso di quella delle molecole chimiche, ma solo per chi già crede nella Torà ed è pronto a rispettarne i precetti. Per tutti gli altri, le molecole “spirituali” possono essere solo frutto di superstizione. In senso scientifico, infatti, non vi è nessuna logica e nessuna ragione.
La barriera che impedisce di accettare l’origine spirituale di queste “molecole” è dovuta a due principali difetti:
1- La mancanza di un’immediata prova empirica del danno spirituale che deriva dalla trasgressione delle norme;
2- L’eccessivo particolarismo della kasherùt, ossia, la sua natura selettiva: essa permette alla maggior parte degli uomini di consumare cibi che invece sono proibiti ad un piccolo gruppo minoritario, che non è molto distinguibile dalla maggioranza e che potenzialmente potrebbe trarre lo stesso beneficio dagli stessi alimenti che la maggioranza consuma regolarmente.
La Chassidùt ci insegna che il mondo materiale e quello spirituale sono paralleli e corrispondenti. I fenomeni che si verificano nel primo sono modellati sui fenomeni spirituali. Così, il mondo spirituale è rispecchiato in oggetti ed eventi che sono registrati dai nostri sensi. Questo ci permette di postulare l’esistenza di molecole spirituali basandoci su ciò che sappiamo di quelle chimiche. Le molecole fisiche sono un riflesso di quelle spirituali intangibili che il Creatore ha usato per farne una copia conforme.
Esiste purtroppo una rara malattia genetica, scoperta circa cinquant’anni fa, che consiste in una disfunzione metabolica ereditaria che si manifesta in maniera degenerativa nel corso degli anni, ma non presenta nessun particolare sintomo alla nascita. Se un neonato viene sottoposto al test specifico subito dopo la nascita e l’esito è positivo, viene prescritta una dieta che, se seguita immediatamente e protratta per i primi quattro – cinque anni, evita il degenerarsi della malattia.
L’infermiera che prescrive la dieta alla madre forse conosce qualche nozione di chimica e biologia, ma agisce così principalmente perché autorità a lei superiori glielo hanno imposto e perché i medici ritengono che questo sia il bene del bambino e della comunità. Ipotizziamo che la madre del bimbo non veda nessun motivo per somministrare la dieta al suo bimbo, che appare in perfette condizioni di salute e felice; la dieta inoltre non è particolarmente invitante per il bambino e prevede l’impiego di sostanze sintetiche costose. Perché dovrebbe seguire tutte queste indicazioni basate su delle astratte ed insignificanti strutture molecolari?
Poniamoci ora questa domanda: se fossimo al posto dell’infermiera, cosa faremmo se la madre ci dicesse: “Mostrami qual è il pericolo immediato, mostrami la differenza fra il mio bambino e tutti gli altri – e solo allora seguirò la dieta!”?
Di Velvl Greene, Per gentile concessione di Chabad.org
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