Domanda:
Mi sento come se vivessi in due mondi contemporaneamente. Come insegnante di biologia, baso le mie lezioni sulla teoria evoluzionista; a casa, però, aiuto mio figlio con i suoi compiti di ebraismo, che comprendono anche la storia della Genesi.
Effettivamente mi sento molto attratto dalla Genesi però, nonostante tutto quello che ho letto a riguardo, devo ancora trovare una conciliazione onesta e plausibile tra queste due visioni della vita e della sua origine Esiste una soluzione? Oppure è previsto che un ebreo viva in due mondi diversi che si contraddicono a vicenda?
Risposta:
In quanto ebrei, siamo abituati a vivere in due mondi. Rabbi Yehuda Loewe (1525–1609), meglio conosciuto come il Maharàl di Praga, era il paradigma dell’uomo del Rinascimento, altrettanto dotto di matematica ed astronomia quanto di Talmùd e Kabalà. Egli ha scritto molto riguardo ai “due mondi”: “L’ordine naturale” e “L’ordine trascendentale”. Ciascuno dei due, egli afferma, ha la propria scienza e la propria storia. Quando Yehoshua ha chiesto ed ottenuto che il sole si fermasse (vedi Libro di Yehoshua, 10), il sole si è effettivamente fermato per Yehoshua e gli altri combattenti, ma per il resto del mondo ha continuato il suo corso naturale.
I miracoli e la natura appartengono a due mondi diversi, che si intersecano dove e quando è necessario. Lo stesso si può dire dell’apertura del Mar Rosso e di altri miracoli noti e meno noti. Abbiamo anche due capi d’anno diversi per questi due mondi diversi: Rosh Hashanà per il mondo naturale ed il primo giorno del mese di Nissàn per il mondo trascendentale.
Di conseguenza, quando ci si chiede com’è nato il mondo, la tipica reazione ebraica che risponde a una domanda con un’altra domanda si traduce nel seguente interrogativo: “quale mondo?”
Rabbi Yshaià Horowitz, autore de “Lo Shalah” e Rabbino Capo di Praga poco prima del Maharàl, approfondisce le due diverse opinioni del Talmùd su quando è stato creato il mondo. Prima dei miracoli avvenuti durante l’esodo dall’Egitto era impossibile per la mente umana concepire l’idea di una creazione ex-nihilo; era come se il mondo fosse stato lì da sempre, sempre uguale. Dal punto di vista dell’esperienza dell’uomo, prima del grande risveglio che si verificò in Egitto, “il mondo non era stato creato”. In effetti, anche i miracoli che pure si erano verificati prima dell’Uscita dall’Egitto non avevano sovvertito le leggi della natura. In Egitto, i maghi, scienziati e astrologi del Faraone videro con i loro occhi che nessuna legge della natura è in realtà strettamente necessaria. Non c’è niente che debba necessariamente prodursi nella maniera in cui si produce. Tutto può succedere. In altre parole, il mondo era già presente anche prima del Nissàn 2448 perché così esisteva nella mente di coloro che vi vivevano, ma è diventato una creazione dal nulla solo in quella famosa primavera. E’ come se, in quel momento, il mondo fosse stato creato retroattivamente di 2448 anni.
Una volta resisi conto che il mondo è stato creato, gli uomini si sono resi conto anche di dover fare qualcosa di questo mondo e che c’è una profonda interazione tra il mondo, gli esseri umani che vi vivono ed il Creatore. Questo è il nocciolo della questione e da qui nasce l’esigenza di congiungere i due mondi; da qui è cominciata la storia di quel famoso mese di Nissàn in Egitto ed ha cominciato ad entrare in gioco come elemento indispensabile la prospettiva del Creatore. Cosa vogliamo fare di questo mondo? Come possiamo operare insieme?
D-o risponde: “Lasciate che prima vi dica come Mi ero immaginato in origine questa Mia creazione. La vedevo come una specie di esercizio per portare luce dove regnavano oscurità e confusione. La vedevo come un processo in cui la luce sarebbe stata qualcosa di buono e doveva essere separata dall’oscurità. La vedevo come un tutt’uno, un’armonia di disegni e ritmi in cui ogni cosa avrebbe avuto il suo posto ed il suo scopo nel grande schema, rispecchiando così la Mia unicità. E ci sarebbe stato un essere, dotato di comprensione come ne sono dotato Io, che avrebbe teso a quella vita e ne avrebbe tirato fuori la bellezza”.
Questa è la storia delle Genesi. “In principio D-o creò il cielo e la terra, e la terra era…” (Bereshìt 1,1) non è una descrizione di forme geometriche, di tempo e spazio, di oggetti in movimento e in collisione ma la rappresentazione di un’esperienza vista dal suo interno, in cui il sole e la luna sono stati messi “come segni e per le stagioni”, dove la luce e l’oscurità sono definite come l’esperienza dell’uomo del giorno e della notte. Non una descrizione di come funziona il mondo, ma la descrizione dell’esperienza di coloro che vi vivono.
Così, riguardo alla domanda che poniamo al Creatore su quando, nella Sua linea del tempo, tutto ciò è cominciato, Egli risponde: “Non molto tempo fa. Quello che realmente Mi interessa siete voi e la vita che conducete. La storia del mondo, quindi, è cominciata con la vostra prima interazione con voi stessi e la vostra consapevolezza di questo luogo”.
Di Tzvi Freeman, Per gentile concessione di Chabad.org
Parliamone