4:2 = 2, operazione matematica elementare. Abbiamo ciò che nella scienza si chiamerebbe “antecedente”, rappresentato dal dividendo e dal divisore, e si arriva al conseguente – il quoziente. Immaginiamo però di conoscere solo il conseguente, nel nostro caso il n. 2, e di chiederci come si sia arrivati ad esso. Vi sono diverse possibilità ricorrendo alle cifre 1, 2 e 4 (1+1; 4-2 ecc), ma le possibilità diventano infinite se si prendono in considerazione anche altre cifre. Il metodo che deduce un antecedente sconosciuto partendo da un conseguente conosciuto è il metodo prevalentemente usato negli studi scientifici; se a ciò si aggiunge il fatto che queste conclusioni vengono poi estese ad aree di cui non si conoscono le variabili e a proposito delle quali non si sa se ci possano essere altri fattori in gioco (è il caso dell’origine dell’universo e della specie umana), viene da sé che queste conclusioni hanno scarso valore oggettivo.

Consideriamo, ad esempio, la teoria evoluzionista sull’origine del mondo, basata sull’assunzione che l’universo si sia evoluto da pre-esistenti particelle atomiche e subatomiche le quali, attraverso un processo di evoluzione, si sono combinate in maniera tale da formare l’universo fisico ed il nostro pianeta, sul quale anche la vita organica si è sviluppata attraverso un processo di evoluzione fino alla comparsa dell’homo sapiens. Siamo propensi ad accettare la creazione di particelle atomiche e subatomiche in uno stato che ci è ignoto, mentre siamo riluttanti ad accettare la creazione di pianeti, organismi ed essere umani che sappiamo perfettamente che esistono!

Durante gli anni di studio sull’evoluzionismo, se è stato possibile osservare la vita di alcune specie vegetali ed animali, è stato molto più difficile stabilire una trasmutazione da una specie all’altra e ancor meno da un vegetale ad un animale. Ed anche se fosse possibile provare la mutazione delle specie in laboratorio, ciò di per sé non contraddirebbe e non escluderebbe la possibilità che il mondo sia stato creato come risulta dalla Torà.

Perché basarsi sull’evoluzionismo, teoria piena di falle e difficoltà irrisolte, escludendo la possibilità della creazione così come risulta dal testo biblico? Se questa seconda possibilità fosse accettata, tutto quadrerebbe e le speculazioni sull’eventuale origine ed età del mondo sarebbero irrilevanti. È ambizione umana il voler dimostrare di essere inventivi ed originali e l’accettare il testo di Torà così com’è priva l’uomo dell’opportunità di mostrare il proprio talento analitico L’uomo è portato per natura a cercare una spiegazione per ogni cosa e qualsiasi teoria, per quanto lontana ed ipotetica possa essere, è sempre meglio che nessuna teoria, fino a che ne viene formulata una successiva e temporaneamente più convincente.

Tratto da una Lettera del Rebbe di Lubavitch, Per gentile concessione di chabad.org

N. d. R. Solo nelle scorse settimane, ad esempio, è stato rinvenuto uno scheletro di donna che gli esperti fanno risalire a milioni di anni prima di quello che fino a poco tempo fa si riteneva fosse il più antico scheletro umano ritrovato. Secondo l’antropologo C. Owen Lovejoy della Kent State University, il tipo di scheletro trovato ribalta completamente la teoria sull’evoluzione così com’è stata formulata fino ad ora. In particolare, fino ad ora si pensava che l’uomo provenisse da un essere simile alla scimmia e questa ultima scoperta farebbe risalire sia l’uomo che la scimmia ad un unico comune antenato, che si sta ancora cercando. Non è ancora quello che risulta dalla Torà, poiché D-o ha creato l’uomo e gli animali come specie diverse dall’inizio, ma il fatto che l’ultima scoperta rovesci quanto gli antropologi credevano fino ad ora prova la debolezza e la precarietà delle teorie antropologiche che vengono a mano a mano avanzate… Potrebbero volerci ancora anni o secoli prima che l’antropologia e la scienza giungano alla conclusione che D-o ha creato un uomo dal quale è originato il genere umano!