È appena cominciato l’anno 5770 e questa settimana leggiamo la Parashà di Bereshìt che descrive la creazione del mondo. Tante sono le spiegazioni, i midrashìm e i commenti dei Maestri al riguardo, ma la verità è una.

Diversamente, la scienza ha proposto teorie diverse sull’origine e sull’età dell’universo. Tutte queste teorie però si basano su presupposti tali per cui esse rimangono solo delle “teorie”.

1. Si tratta di teorie avanzate sulla base di dati osservabili per un periodo di tempo limitato, di pochi decenni o, nel migliore dei casi, di un paio di secoli, ma comunque non sufficiente a renderle più che “teorie”, considerato che pretendono di andare indietro di milioni di anni.

2. Sulla base di questi dati non eccessivamente numerosi, gli scienziati hanno costruito teorie con il metodo dell’estrapolazione. Essa consiste nel trarre deduzioni che vanno oltre alla gamma dei dati conosciuti, sulla base di alcune variabili all’interno della gamma di dati conosciuti. Ad esempio, supponiamo di conoscere le variabili di un elemento sottoposto ad una temperatura che va da 10° a 100°; facendo assegnamento su queste variabili stimiamo quale possa essere la reazione dell’elemento a 101°, 200° o 2000°. E’ chiaro che questo metodo dà risultati che hanno un alto margine di incertezza. Basandosi su questo metodo, procedendo dal conseguente all’antecedente (e non viceversa) ed estendendosi a migliaia (secondo gli scienziati milioni o bilioni) di anni, viene stabilita l’età dell’universo.

3. Queste teorie non tengono conto del fatto (su cui peraltro tutti concordano) che all’origine del mondo le condizioni di temperatura, pressione atmosferica, radioattività e numerosi altri fattori erano completamente diversi da quelli attuali.

4. Tutti concordano sul fatto che nello stadio iniziale ci devono essere stati numerosi elementi radioattivi che adesso non esistono più o sono ancora presenti ma in quantità minime; alcuni di essi hanno il potere, anche a piccole dosi, di provocare cataclismi.

5. Da queste teorie si deduce che la formazione del mondo è iniziata con un processo di combinazione di singoli atomi o di componenti dell’atomo e con la loro conglomerazione e consolidazione, coinvolgendo processi e variabili assolutamente sconosciuti.

In breve, tutte le teorie che hanno a che fare con l’origine del cosmo e la sua datazione sono (per ammissione degli stessi scienziati) molto deboli. Non c’è da meravigliarsi, quindi, che esse si contraddicano e siano tra loro incompatibili. La data verosimilmente più lontana secondo una teoria risulta la più vicina secondo un’altra. Un’accettazione acritica di qualsiasi teoria può portare quindi a conclusioni fallaci ed ingannevoli.

Tutto ciò non vuole screditare il metodo scientifico. Il progresso tecnologico non sarebbe possibile se non sono ammesse determinate leggi fisiche, anche senza che esse si debbano per forza ripetere in maniera identica. Vuole solo sottolineare che la scienza può procedere solo per teorie e non per certezze. L’incertezza è direttamente proporzionale alla distanza in termini di tempo dal fatto empirico. Tenendo presente tutto ciò, è del tutto fuori luogo parlare di un vero e proprio “conflitto” tra Torà e scienza.

Infatti, come detto sopra, le condizioni di temperatura, pressione atmosferica, radioattività e numerosi altri fattori presenti in epoca “preistorica” erano completamente diversi da quelle attuali e, non possedendo sufficienti strumenti di calcolo e misurazioni in presenza di fattori sconosciuti, non è affatto esclusa, ad esempio, la possibilità che i dinosauri ed altre creature esistessero 5770 anni fa e si siano fossilizzati in seguito a terribili cataclismi naturali nel giro di pochi anni anziché in milioni di anni.

Adattato da una lettera del Rebbe di Lubavitch, 18 Tevèt 5722, Per gentile concessione di Chabad.org