Il Talmùd afferma che coltivare la terra è un atto di fede. Prima di tutto il contadino investe notevole sforzo e spesa per arare il terreno e prepararlo per la semina. Poi pianta i semi nel terreno dove essi faranno radici e si decomporranno. Perché egli fa tutto ciò? Semplicemente perché crede in Colui che mantiene il mondo in vita e ha fede nel fatto che D-o farà produrre dalla terra prodotto in quantità molto maggiore rispetto all’investimento.

Sorge spontanea la domanda: non esistono contadini atei? Il beneficio dell’arare e del seminare è dimostrato dall’esperienza; innumerevoli generazioni di contadini hanno seminato il terreno e avuto profitto. Perché il coltivare la terra dimostra la fede in D-o più di altre imprese, piccole e grandi, della vita umana?

Quando D-o creò il mondo, stabilì delle leggi in base alle quali il mondo opera. Il mondo, però, non opera per conto suo: ogni evento che vi si produce – dalla nascita di un bimbo alla foglia che vola col vento – rappresenta l’azione diretta di D-o mirata ad uno scopo. Così, le leggi della natura in realtà non sono affatto “leggi” ma le vie dell’azione di D-o. Il riprodursi uguale e costante di queste vie (da cui D-o si diparte solo raramente, producendo quelli che noi chiamiamo miracoli) crea in noi l’illusione che esse siano leggi, come se ci fosse un’inerente necessità che le cose funzionino come hanno sempre funzionato in passato. In verità, tale necessità non esiste; esiste solo la volontà Divina di continuare ad agire nel mondo in maniera costante secondo queste vie. Se domani il sole sorgesse ad ovest e l’acqua cominciasse a scorrere verso l’alto, ciò non sarebbe più o meno miracoloso dell’attuale realtà della natura. Il fatto che D-o abbia scelto di far sorgere il sole ad est e di far scorrere l’acqua verso il basso non Lo obbliga in nessun modo a continuare ad agire così.

Questo è il punto di vista del credente, il punto di vista di chi percepisce una realtà più profonda di quello che l’occhio vede o che può essere sperimentato in laboratorio. Ad un occhio più superficiale, le leggi della natura sono assiomatiche ed immutabili, leggi che garantiscono che una determinata sequenza di azioni produrrà grano o farà arrivare l’uomo sulla luna e, più ancora, leggi che dettano l’ultima parola su ciò che è, sarà e dovrà accadere nel mondo.

La nostra missione è quella di “ConoscerLo in tutte le tue vie” per riconoscere l’essenza Divina della realtà e manifestare questa verità in tutto ciò che facciamo, per vivere una vita che non sia una sottomissione alle leggi della natura ma al loro Creatore. Una vita in cui la realtà della natura sia considerata e rispettata come il modus operandi Divino ma mai venerata, in cui la vita non sia dettata dalla natura ma in cui la natura faciliti lo scopo della vita, che è quello di servire il Creatore.

Ponendo questa prospettiva come principio-guida in tutte le nostre iniziative togliamo il velo della natura e riveliamo la realtà Divina che esso nasconde. Ogni nostra singola azione diventa un modo di rivelare la Divinità, una dimostrazione della sottomissione della natura al volere di D-o e di come Egli pervada tutto.

Ogni uomo ha la sua propria via nella vita, la sua propria area di “velo” da penetrare. Il velo non è uniforme ma contiene pezze più o meno opache e più o meno spesse. Il mondo professionale della persona d’affari, ad esempio, è molto meno prevedibile di quello dell’assemblatore in una catena di montaggio. L’uomo d’affari che arriva al successo superando ogni sorta di ostacolo, o l’affare fortunato che nasce da una serie incredibile di coincidenze possono essere spiegati in termini di “forze di mercato” e “probabilità statistiche”, ma ogni uomo d’affari ha incontrato la mano della Provvidenza Divina dietro alla routine delle leggi della natura. Allo stesso modo, un medico ha una visione più profonda di quella di un ingegnere meccanico.

Qui giace la particolarità della fede del contadino. Egli entra in contatto con la parte più spessa ed opaca del velo. È schiavo del clima, dei confini del terreno, della chimica della terra; egli deve vedersela con la parte più nuda e cruda e dittatoriale della natura. L’atto di fede del contadino che riconosce ed agisce in base alla verità che è Colui che fa vivere il mondo che ripaga il suo sforzo con il sostentamento rappresenta il trionfo ultimo della fede, della penetrazione della visione spirituale attraverso la foschia della materialità.

Basato sugli insegnamenti del Rebbe di Lubavitch e adattato da Yanki Tauber, per gentile concessione di Meaningfullife.com