Domanda: Perché si lavano le mani in modo particolare prima di mangiare del pane? E come mai non si può parlare fino a che si mangia il pane? So che non è per motivi d’igiene, e mi spiegheresti il motivo di questi usi?
Risposta: All’epoca del Tempio di Gerusalemme, i sacerdoti (i kohanìm), vivevano di donazioni di prodotti agricoli dagli agricoltori, e queste si chiamano terumà: i contadini erano tenuti a separare una parte dei prodotti del loro raccolto e questa poteva essere mangiata solo da un kohèn che fosse in uno stato di purezza rituale. I sacerdoti, quindi, stavano attenti a lavare le loro mani in modo rituale prima di mangiare per essere certi di essere ritualmente puri. In seguito quest’uso fu anche accettato dai non sacerdoti, per rispetto ai kohanìm che erano obbligati a farlo. Nonostante oggi non abbiamo questi cibi, continuiamo a lavare le mani prima di mangiare pane (Talmùd Chulìn 106a e Rashì ad loc.).
Ma davvero duemila anni fa i nostri antenati hanno iniziato a lavarsi le mani perché i sacerdoti lavavano le loro, ed è questo il motivo per cui anche noi le laviamo al giorno d’oggi? Secondo me c’è un altro motivo.
Il pane che mangiamo è il prodotto finale di un processo lungo. Pensa ai numerosi passi impiegati per portare il pane in tavola. Lavoriamo e fatichiamo, creaiamo e inventiamo, cuciniamo e cuociamo e finalmente mangiamo.
Le nostre mani rappresentano l’ingegno umano e il lavoro che facciamo, e il pane rappresenta il risultato del lavoro e il cibo che mangiamo. Dopotutto, lavoriamo sodo per fare un impasto!
Tuttavia è importante ricordare che il lavoro delle nostre mani di per sé non ci fornisce il pane, ma ciò che ci nutre è la benedizione di D-o. Pertanto non dovremmo dire “sono la mia forza e il potere delle mie mani che mi hanno dato questa ricchezza” (Deut. 8:17). Il nostro lavoro è un contenitore e un recipiente, ma resta un contenitore vuoto fino a che D-o non lo riempie con la Sua benedizione. “Le persone più intelligenti non necessariamente hanno il pane” (Ecclesiaste 9:11). Infatti il nostro successo non dipende dai nostri talenti bensì dalla benedizione di D-o.
È questo il motivo per cui laviamo le mani prima di mangiare il pane: così facendo ci ripuliamo da qualsiasi sentimento che tutto ci sia dovuto, dall’arroganza e dalla noncuranza. Sì, abbiamo pane in tavola, ma è la munificenza di D-o che ce l’ha portato. Pertanto dovremmo essere umili e grati per l’impasto che Egli ci elargisce.
Anche per questo non si fanno interruzioni tra il lavaggio delle mani e il mangiare il pane: in questo modo si crea un legame diretto e ininterrotto tra il riconoscere la vera fonte del pane e godere di esso. Appena abbiamo purificato le nostre mani dall’arroganza, possiamo mangiare, senza che nient’altro ci distragga.
I nostri saggi dicono che questo è il motivo per cui ci dobbiamo lavare le mani nello stesso modo dei kohanìm. Essi infatti non lavoravano nei campi ma nel Tempio, facendo affidamento sulle decime donate dagli altri. Sicuramente un kohèn non poteva pensare che lui stesso avesse lavorato per il suo pane, e gli era chiaro che aveva cibo grazie alla gentilezza degli altri. Anche noi dovremmo pensare nello stesso modo. Non è la nostra fatica e neppure il nostro sforzo; è tutto un dono di D-o.
(Basato su un discorso di Rav Pinchas Friedman, Rosh Yeshivà di Belz).
Rav Aron Moss, Chabad.org
Parliamone