Nel 1975 rabbi Yekutiel Yehuda Halberstam, rebbe dei chassidìm di Sanz-Klausenburger, fece costruire un ospedale a scopo caritatevole a Natanya, in Israele. Molti furono coloro che si stupirono che un rebbe chassidico si occupasse di aprire un ospedale. Ma questi si spiegò:

"Quando fui deportato nei campi nazisti, venni ferito sul braccio da una pallottola. Temevo di farmi “curare” nell’infermeria del campo poiché sapevo che se vi entravo non ne sarei uscito vivo. Quindi strappai una foglia da un albero con la quale strinsi il braccio per fermare il sanguinamento. Poi strappai un ramo e me ne servii come stecca per immobilizzare il braccio; con l’aiuto di Hashem, guarii dopo tre giorni. Mi promisi allora che se uscivo vivo da quell’inferno, avrei fatto costruire un ospedale dove ogni essere umano sarà trattato nella più grande dignità. Questa istituzione doveva basarsi sulla fede di tutto il personale, medici come infermieri, di un solo D-o e sulla loro consapevolezza, curando i malati, di compiere la più grande mitzvà della Torà."

Il Rebbe di Sanz mi chiese di gestire il progetto mentre era ancora al suo debutto e di diventarne il direttore. Egli desiderava che si realizzasse il suo sogno di un ospedale che avrebbe proposto cure tra le più sofisticate nella più rigorosa aderenza alle leggi della Torà. L’intento era nobile ma ci imbattemmo in grossissime difficoltà finanziarie. Il ministero israeliano della pubblica sanità era capeggiato da un partito laico che non intendeva affatto offrirci la sua assistenza. I nostri principali benefattori erano dei chassidìm di Sanz che sentivano la necessità di obbedire al rebbe, ma ci toccava cercarne altri, in particolare in nord e Sudamerica.

Per far ciò, creammo una giunta composta da cinque membri e decidemmo di sollecitare aiuto e consigli al Rebbe di Lubavitch a Brooklyn. Lì nel suo ufficio gli spiegai che ero stato scelto quale direttore sebbene io non avessi alcuna qualifica o esperienza nel settore, dopotutto ero solo il segretario del rebbe di Sanz. Ma il rebbe di Lubavitch mi rassicurò:

- Posso solo dirle una cosa. Il rebbe di Sanz sa benissimo ciò che fa e, se lui la considera idoneo a riempire questa funzione, lei non ha affatto bisogno della benedizione di nessun altro!

Fu davvero un sollievo. Se potevo contare sull’appoggio di queste due grandi personalità, ero sicuro di portare a termine la mia missione.

Poi il Rebbe ci fece alcune domande di carattere molto tecnico e che non avremmo mai immaginato potessero emanare da parte di un Rebbe. E solo rav Shlomo Greenwald, che aveva esperienze di lavoro in ospedali, fu in grado di rispondergli. L’approccio pragmatico del Rebbe e le sue ampie conoscenze in materia ci meravigliarono. Il Rebbe poi riassunse:

- Non sentitevi inferiori a niente e a nessuno e non prestate orecchio a ciò che la gente sussurra su di voi. Siete gli inviati di un grande Rebbe e, sebbene incontrerete ostacoli sul vostro cammino, riscuoterete il successo ricercato.

Il Rebbe suggerì inoltre altre iniziative, tra le quali l’installazione di uno scanner, un apparecchio che permette di ottenere immagini molto più nitide e complete dei soliti apparecchi usati in radiologia. All’epoca esistevano solo tre scanner di quel genere in Israele e tememmo che se ne avessimo chiesto uno, la gente ci avrebbe presi in giro, con frasi del tipo "il più piccolo ospedale del paese si crede in grado di acquistare questa meraviglia della tecnologia?"

Purtroppo non seguimmo i consigli del Rebbe e ci occorsero parecchi anni per acquistare lo scanner. La cosa provocò non poche noie e quindici anni dopo, quando esposi queste problematiche al Rebbe, una domenica che distribuiva i dollari da devolvere alla tzedakà, ne fu molto rammaricato, "che peccato, che peccato", disse. Per me era ovvio che se fossimo andati nella sua direzione sin dall’inizio avremmo evitato tutti questi grattacapi e saremmo andati molto in avanti con il progetto.

Chiedemmo inoltre al Rebbe di scrivere per noi una lettera di raccomandazione come in uso per le raccolte di fondi, in tal modo avremmo potuto convincere i chassidìm Lubavitch di partecipare alla nostra nobile impresa. Il rebbe rispose che ciò non rientrava nelle sue abitudini. Tuttavia, firmò un assegno del suo conto personale che avremmo potuto fotocopiare e allegare alla documentazione di presentazione del progetto. "Se vedranno che ho contribuito alla causa, sono certo che saranno spronati ad emularmi". Era un’ottima idea che in effetti ci aiutò enormemente.

Avevamo ancora un consiglio da chiedere al Rebbe: oltre all’ospedale, il Rebbe di Sanz aveva fondato una scuola per infermiere, destinata alle ragazze praticanti. Molte personalità religiose in Israele si opposero a questa idea, temendo che questa avrebbe condotto ad una mancanza di pudore e che ciò avrebbe incoraggiato le ragazze a frequentare le università. Il rebbe esclamò: "dovete aprire questa scuola! Quando gli altri vedranno che la comunità osservante dà il suo contributo alla società nel settore medico, sarà un grande kiddùsh Hashèm e questa iniziativa inciterà altre giovani donne a praticare l’ebraismo". E aggiunse che dovevamo dare ampia diffusione al suo accordo.

Al termine di questo colloquio, ci disse di attuare le disposizioni del Rebbe di Sanz e di non lasciarci impressionare da coloro che predicevano il nostro completo insuccesso.

Oggi come oggi, l’ospedale Laniado è noto anche come il Centro Medico Sanz e funziona a pieno ritmo. È l’unico ospedale in Israele a non essere mai stato colpito da scioperi del personale. Il reparto più grande è quello della maternità il quale vede nascere seimila neonati all’anno. Per quanto riguarda la nostra scuola di studi infermieristici, più di un migliaio di giovani donne ne escono laureate. Esse esercitano in tutti gli ospedali israeliani e diffondono l’orientamento sano della Torà nell’ambito delle cure mediche.

Rav Ghershon Lieder