Rabbi Menachem Azarià nacque nel 5308 (1548) a Fano, cittadina italiana. Fu uno fra i più eminenti rabbini e poskìm (codificatori), e ancora più illustre quale cabalista. Visse in un’epoca in cui la conoscenza ebraica del Talmùd e della Kaballà prosperava in diversi paesi contemporaneamente. Era l’epoca dei grandi kabalisti di Safed, rabbi Moshè Cordovéro detto il “Ramak”, rabbi Moshé Alsheìch, rabbi Shlomo Elkabatz (autore del poema Lechà Dodì, cantato in tutte le sinagoghe del mondo ogni venerdì sera), nonché il sommo Maestro Rabbi Yossef Caro (N.d.T. Tutti i summenzionati rabbini erano originari dalla Spagna). Quest’ultimo fu l’autore del Shulchàn Arùch, il codice della Legge Ebraica. A Mantova viveva il grande rabbi Moshè, il “MaHaRaM”. In Egitto, e più tardi a Gerusalemme, viveva ancora l’anziano rabbi David ben Zimra, zio del celebre Arizal. In Polonia i discepoli stavano creando un nuovo centro di studi toranici con la partecipazione di eruditi del calibro di rabbi Shlomo Shachné di Lublino, rabbi Shlomo Lurià (MaHaRaShaL), Rabbi Moshè Isserless (detto il “il Ramà” autore del Shulchàn Arùch degli ashkenaziti), rabbi Mordechai Yaffè autore de “i Levushim”, nonché rabbi Meir di Lublino (MaHaRaM), che inaugurarono l’età d’oro dello studio di Torà in Polonia. Più brillanti ancora erano le stelle di prima grandezza rappresentate dal Rabbi Yitzchàk Lurià, detto “l’Arizal” – acronimo di Ashkenazi Rabbi Yitzchàk chiamato anche “Ari haKadòsh” - che aprì una scuola di studi dikabalà e dal suo discepolo e successore rabbi Chayim Vital.
Con tale prosperità di menti illustri, era difficile per uno studioso trovare un posto al sole. Il maestro di rabbi Azarià, che gli rivelò i primi segreti della mistica ebraica, fu Rabbi Ezra Fano, rabbino capo di Mantova, nei confronti del quale rabbi Azarià serbò un’eterna e profonda gratitudine. Divenne devoto seguace di rabbi Cordovéro al quale dobbiamo un nuovo sistema di comprensione dello Zohar. In segno di amicizia e di stima, rabbi Moshè gli inviò da Safed il manoscritto del suo libro “Pardess Rimonim”. Dopo la sua morte, rabbi Azarià acquistò i sedici volumi versando alla vedova l’ingente somma di mille zecchini. Scrisse su quest’opera un’esegesi – che era quasi un riassunto dell’opera stessa – che intitolò “Pelàch haRimòn”.
Il sistema lurianico. Quando rabbi Yitzchàk Lurià, l’Ari haKadòsh, cominciò a tracciare una nuova via per lo studio della mistica, rabbi Azarià vi aderì ed essa sarebbe stata ben presto nota sotto il nome della “scuola Lurianica di Kabalà”. Il suo maestro fu rabbi Israèl Saruk che venne in Italia specialmente per insegnare il sistema lurianico. Ed è in quel periodo che rabbi Azarià scrisse la sua più celebre opera in materia, intitolata “Assarà Maamaròt” (le Dieci Massime) che concepì basandosi sugli insegnamenti dell’Arizal e fu pubblicata a Venezia nel 1597.
In tutto rabbi Azarià scrisse ventiquattro libri sul tema, di cui alcuni, come “Yonat Elem, Maayàn Ganìim, Kanfey Yonà” e altri ancora, sono molto importanti in quanto vi è spiegato il sistema lurianico nel quale rabbi Azarià vedeva il proseguimento logico del sistema del Cordovéro. La similitudine tra i due sistemi gli permettevano di aderire sia all’uno che all’altro.
Secondo lui, come secondo tutti i veri mekubalìm, la Kabalà è la luce interiore della Torà e del Talmud; essa si colloca su un livello più alto e più profondo della Torà e delle Mitzvòt; trasmessa fino a quel periodo solo a pochi eletti dalla devozione e santità eccezionali, fu in seguito messa a disposizione di cerchie più ampie grazie a rabbi Moshé Cordovéro e all’Arizal. Due secoli dopo, in Ucraina, rabbi Israèl Baal Shem Tov e i suoi discepoli, in particolare rabbi Shneur Zalman di Liady, diffusero tra le masse ebraiche gli insegnamenti della mistica mediante lo studio della Chassidùt.
A ventisei anni. Come già menzionato, rabbi Menachem Azarià, non fu solamente un grande mekubàl ma era altresì un’autorità in materia di Talmùd e legge ebraica. Dirigeva a Reggio Emilia una famosa yeshivà che attirò un numero considerevole di eruditi. Fu anche rabbino capo di Mantova e veniva spesso consultato da altri rabbini italiani sui dettagli della halachà. Le domande e risposte furono più tardi raccolte in centotrenta capitoli e pubblicate nel 1788. Rabbi Menachem Azarià era anche molto agiato. Oltre la somma importante che versò per l’acquisto dei manoscritti del Cordovéro, egli contribuì finanziariamente all’edizione dell’eminente opera di rabbi Yossef Caro, il “Kessef Mishné”, esegesi sul Mishnè Torà del Rambam. Rabbi Caro affidò la stampa e l’edizione di quest’opera – che venne alla luce per la prima volta a Venezia nel 1574 – a rabbi Menechem Azarià quando questi era appena ventiseienne.
Modestia e generosità. Rabbi Menachem Azarià univa a una modestia estrema una grande generosità. Era sempre pronto a far usufruire del suo patrimonio i meno fortunati. Inoltre, si impegnò nella vita ebraica di tutte le comunità italiane con un interessamento mai smentito, introducendo leggi complementari importanti e in generale non lesinò sforzi per elevare il livello spirituale dei suoi fratelli ebrei. Egli stabilì l’usanza del risveglio mattutino per la recitazione delle selichòt, usanza che la comunità ebraica di Venezia fu la prima ad adottare e che in seguito osservarono anche gli ashkenaziti. Rabbi Menachem Azarià da Fano decedette il quarto giorno del mese di Av nell’anno 5380-1620. Aveva settantadue anni.
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