Yom Kippur è un giorno particolarmente solenne, nel quale D-o ci concede il Suo perdono.
Kippur non si distingue però solo per il concetto di perdono ma si caratterizza anche per il fatto che è l’unico giorno dell’anno in cui si dicono cinque preghiere. Analizzando i cinque livelli dell’anima si è visto che ogni livello superiore rappresenta una crescita, e lo stesso accade per le preghiere. Durante la settimana si progredisce dalle tre preghiere quotidiane (Arvit, Shachrit e Minchà) alla quarta preghiera aggiunta (Mussaf) di Shabbat e Yom Tov; di Kippur si progredisce ulteriormente arrivando alla quinta preghiera, Ne’illà. Si tratta di una preghiera a sé, che si dice solo a Kippur e alla fine del giorno di digiuno, dopo aver detto le quattro preghiere precedenti.
Il momento di Ne’illà rappresenta un momento intenso di raccoglimento e di risveglio spirituale che coinvolge immancabilmente ogni ebreo e tocca tutti gli animi. Ne’illà infatti, la quinta preghiera, corrisponde al quinto livello dell’anima, Yechidà, in corrispondenza del quale il legame con D-o è assoluto e privo di qualsiasi tramite o immagine che lo possa condizionare o bloccare. L’ultima parte di Kippur è uno dei momenti nella vita della persona in cui si manifesta il livello di Yechidà e l’unione assoluta della persona con D-o.
Il Cohen Gadol
Dopo quanto detto si potrebbe credere che ciò che caratterizza Kippur sia la Ne’illà, e che le altre preghiere non abbiano in sé niente di più di quelle degli altri giorni dell’anno. In realtà, il quinto livello è sì staccato dai quattro precedenti ma li include e li arricchisce. Più precisamente, è stato spiegato nel numero precedente, a proposito dei livelli di interpretazione della Torà, come la Chassidut, il quinto livello di interpretazione, penetri in tutti gli altri livelli rivelando l’essenza profonda nascosta in essi e donando loro una nuova luce. La Mishnà offre un esempio, riportato nella halachà, che potrà chiarire questo concetto riferito alla Ne’illà e a Yom Kippur.
Nel giorno di Kippur tutti i sacrifici dovevano essere offerti dal Cohen Gadol in persona, sia i sacrifici specifici di Yom Kippur sia quelli generici che si portavano tutto l’anno. Per il Sommo Sacerdote era un lavoro massacrante, tanto che la fine di Kippur era considerata la festa per eccellenza del Cohen Gadol che era riuscito a svolgere questo compito immane. Il Cohen Gadol era, dopo il re, una figura santa all’interno del Popolo Ebraico, la “Yechidà a livello di uomo”; egli includeva e rappresentava ogni singolo membro del popolo e ciò che egli compiva aveva un effetto su tutto Am Israel; in virtù di tutto ciò, a lui spettava il compito di espiare le colpe di tutto il popolo.
Kippur rappresenta la Yechidà a livello di tempo, un giorno santo in cui si rivela l’essenza dell’anima. Il fatto che il Sommo Sacerdote in persona dovesse compiere tutti i sacrifici e il servizio dell’intera giornata significa che la particolare santità di Kippur investiva tutto l’officio e anche i sacrifici non strettamente inerenti a Kippur, per il solo fatto che venivano offerti di Kippur.
Oggi sostituiamo i sacrifici che non possiamo più portare con le preghiere, che hanno lo stesso valore; quanto detto a proposito dei sacrifici quindi si applica anche alle preghiere. La Ne’illà, manifestazione della Yechidà, non solo rappresenta una crescita in sé ma dà l’impronta a tutto il giorno di digiuno; la quinta preghiera, il quinto livello, cambia qualitativamente tutte le altre preghiere facendole rientrare in una nuova dimensione, e Yom Kippur viene permeato ogni istante da un’atmosfera di particolare vicinanza tra l’uomo e D-o che culmina con il perdono che il Signore accorda a tutti noi.
Sfruttare l’Occasione
Il sentimento di trasporto che trascina gli animi è più evidente al momento di Ne’illà ma agisce fin dall’inizio di Kippur. Quando ci rendiamo conto della grandezza e dell’unicità di Yom Kippur, capiamo come vada sfruttato ogni singolo, irripetibile attimo della giornata pregando con la massima devozione e concentrazione e accompagnando le parole di preghiera con una teshuvà sincera e completa; un’opportunità unica di approfittare dell’unione con D-o per comunicare a “tu per tu” con Lui.
Possa dunque il Signore concedere il perdono a tutto Am Israel rendendoci pronti e meritevoli di ricevere la Redenzione completa e definitiva, Amen.
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