Ascolta O Israele, il Sign-re tuo D-o, il Sign-re è uno (“echad”).

Deuteronomio 6:4

Spesso si percepisce la lotta cosmica nell’ottica del bene contro il male. Tuttavia secondo i Kabbalisti, il bene e il male sono meramente derivati dalla coesione e da ciò che divide le persone. Sappiamo che D-o è il massimo dell’unità e tutto ciò che è divino nel mondo, porta il Suo ‘stampo’ di unione. Il male invece è una distorsione di questa coesione, causata dal velo di discordia nel quale D-o vela il Suo creato.

Gli insegnamenti della Kabbalà descrivono la creazione come un’evoluzione dall’uno ai più e alla scissione. Per cui tutto ciò che esiste, nasce dal desiderio divino di creare, un desiderio tanto singolare quanto Colui che l’ha concepito. Nascosto in questo desiderio vi è anche un altro aspetto del divino, ovvero le possibilità infinite sottointese nel potenziale illimitato di D-o. Pertanto, il Suo desiderio unico per la creazione da inizio al nostro mondo, un mondo colmo di numerosi dettagli complessi che denotano il potenziale infinito del suo Creatore.

Nulla di ciò che abbiamo descritto è il fenomeno negativo che chiamiamo il male. Eppure, i semi del male esistono. Poichè la pluralità genera divisioni e, inevitabilmente, le divisioni generano conflitti. Tuttavia, finché la realtà richiama la sua fonte singolare, le differenze non danno vita al conflitto; tuttavia il conflitto si presenta quando ogni entità distinta si sviluppa, nell’ambito dei diversi aspetti del creato, in un’entità distinta dalla totalità cosmica.

Esaminando la vita.

Come si risana allora, l’unità divina in un mondo frammentato? Immergendosi ancora di più nella sua pluralità. Infatti così è il paradosso della vita: più si fraziona un concetto nei minimi dettagli, più si scoprono opportunità di coesione e sintonia.

Prendiamo ad esempio due sostanze fisiche. I nostri cinque sensi le percepiscono come diverse e non connesse, ma se li si mettono sotto a un microscopio si scopre che sono composte da elementi simili, e forse perfino hanno un o due elementi in comune. Più a fondo ci si addentra nell’esplorazione dei livelli molecolari, atomici e subatomici, più si trova l’unanimità e più si troveranno modi per indirizzare queste sostanze diverse verso uno scopo unico.

Oppure, esaminiamo due nazioni diverse, a prima vista sembra che i loro obiettivi e desideri si contrappongono, causando conflitti. Basta analizzare gli obiettivi, punto per punto per scoprire diversi aspetti in comune e anche complementari. Probabilmente solo cinque percento del popolo ha punti in comune, l’importante però è che si è riuscito a superare la barriera per ottenere armonia. Procedendo ancora più a fondo, si può esaminare le dinamiche interne di ogni individuo e i numerosi dettagli che compongono la volontà dello stesso, portando così alla luce argomenti di interesse comune e l’aspetto fondamentale al creare comunità, ovvero quello di aver bisogno l’uno dell’altro. Sicuramente ci saranno divergenze, ma anzichè alimentare la discordia, esse saranno la base per un’esistenza armoniosa.

Con questo subentra un nuovo elemento nell’equilibrio cosmico: l’armonia. Con l’introduzione dell’armonia ci si trasforma dalla singolarità alla pluralità e la diversità, senza che essa si disintegri in discordia. Piuttosto, la diversità va analizzata sempre di più fino a che si trovano gli ingredienti dell’armonia, che rispecchiano la singolarità che dà vita a questa evoluzione.

L’investimento

Approfondendo ulteriormente, troviamo che un mondo armonioso porta alla scoperta di un aspetto tacito della realtà divina. Per cui, lo scopo della vita non è solo di chiudere il cerchio riportando l’unione primordiale al suo stato originale, bensì la discesa dal singolo al multiplo è un investimento e D-o aspetta che ci sia un profitto dalla sua spesa. Il profitto è la vera armonia, che è un’espressione più profonda e autentica dell’unità divina, della singolarità presente prima della creazione.

Lo Shemà è una frase che sintetizza la fede Ebraica, lo stesso Shemà che l’ebreo dice ogni mattina e ogni sera della sua vita e le ultime parole che dice quando è in fin di vita: “Ascolta O Israele, il Sign-re tuo D-o, il Sign-re è uno”. Chiedono i saggi, perché il verso usa la parola ebraica echad, uno, per connotare l’unicità di D-o? Perché la parola “uno” può anche essere usata in riferimento a qualcosa che è parte di una serie (come, uno, due, tre...) o a qualcosa che include diversi componenti (come, un filone di pane, un essere umano, una comunità). L’unicità di D-o trascende questo tipo di armonia come dice Maimonide nel primo capitolo del suo Mishnè Torà. Per cui, non sarebbe più appropriato usare la parola yachìd, unico?

Eccetto che la singolarità è una unità contestabile, un’armonia che può essere oscurata dalla comparsa della molteplicità. Come abbiamo visto, quando il potenziale infinito di D-o si esprime in numerosi dettagli di un creato variegato, il risultato è un occultamento della Sua unicità. Di conseguenza, l’impresa della vita di un ebreo è di portare alla luce la massima esternazione dell’unità di D-o, l’unità di echad. Echad è l’unicità dell’armonia, non un’armonia che nega la pluralità bensì un’unicità che utilizza la pluralità come strumento di coesione.

I Tre Echi Divini

Sostanzialmente, l’essenza ignota e indefinibile di D-o trascende e abbraccia sia la singolarità che la pluralità. Per cui nessuna descrizione può essere attribuita a Lui; né può non esserGli attirbuita, perché non attribuire sarebbe una definizione alla pari di un’attribuzione.

In altre parole, la nostra realtà, anzi, nessuna realtà, può esprimere la Sua verità per antonomasia. Tuttavia può esprimerne alcuni componenti, elementi che la Sua verità include in virtù della sua completezza non definibile. Troviamo quindi tre elementi di questo tipo in tre diversi passaggi delle creazione:

a) La singolarità di D-o – esplicita nella realtà monotona e senza oggetti che precede, trascende e permea la creazione.

b) Il Suo potenziale infinito – espresso nel mondo variegato che Egli ha creato.

c) L’armonia divina che mostriamo quando causiamo una sintesi e un’unamità nello scopo del creato vario di D-o.

Tra i tre elementi menzionati, l’armonia è l’espressione più profonda della verità di D-o. Questo perché il suo echad, include i fenomenti opposti di singolarità e pluralità, dando vita alla verità che la realtà divina non può essere limitati da nessuno delle modalità di esistere.

Quando l’uomo viene messo davanti a un mondo fragmentato e pieno di conflitti, e risponde estraendo il potenziale implicito di armonia, egli eleva la creazione ad un livello che va oltre alla pluralità apparente e perfino oltre le origini singole, formandola così in un modello di unità particolare del suo Creatore.

Basato sul discorso Chassidico Heichaltzu, 5659, dato dal Rabbi Shalom DovBer di Lubavitch. Adattato da Yanki Tauber.