Era Rosh Hashanà e nella città di Berditchev rabbi Levi Yitzchàk officiava per il pubblico. Le parole sgorgavano dal suo cuore con un’emozione tale da coinvolgere tutti i presenti. Improvvisamente tutto si fermò, la gente si guardò intorno confusa: rabbi Levi Yitzchàk si era bloccato. Era rimasto fermo in piedi e in silenzio, come se le parole gli fossero morte in bocca prima ancora di essere pronunciate. I suoi occhi erano chiusi, e il tallìt gli era scivolato dal capo. Gli attimi scorrevano così lentamente da sembrare anni. Finalmente, rabbi Levi Yitzchàk sollevò di nuovo il capo; il colorito era tornato sul suo volto, anzi ora risplendeva di gioia. La sua voce si elevò di nuovo in preghiera e tutti, uomini, donne e bambini, avvertirono una sensazione di sollievo e trionfo quando egli pronunciò le parole: “D-o acquisisce i suoi servi in giudizio”.
Dopo la preghiera, durante il pasto festivo, uno degli anziani della comunità prese l’iniziativa di chiedere: “Rebbe, perché vi siete fermato in mezzo alla preghiera?”. Rabbi Levi Yitzchàk rispose: “Mentre pregavamo tutti insieme e tutti uniti, mi sono sentito come elevato dalla sincerità del cuore di tutti voi, dalle vostre parole di supplica a D-o e dai vostri pensieri; elevato a tal punto che ho raggiunto le porte del cielo.
Ma lì, con mio grande orrore, ho visto il Male che si recava al trono divino del Giudizio con un carico pesantissimo sulla schiena. Ho subito capito che si trattava dei pesanti peccati che aveva raccolto e che ora stava portando alla bilancia celeste. Deposto il carico, si precipitò a scendere di nuovo sulla terra. ‘Oh’, pensai, ‘forse un altro ebreo oggi ha commesso di nuovo un peccato?’ Spinto dalla curiosità, mi sono avvicinato a quella enorme borsa per vedere cosa contenesse.
Era imbottita di ogni sorta di malefatte: pettegolezzi, calunnie, odio, tempo perso in cose inutili, crudeltà, crimini... orrende creature di ogni forma e misura. E il Male stava tornando con un altro carico orribile. Cosa fare, a quel punto? ‘È veramente tutto male?’ mi chiesi. Misi la mano nel sacco e tirai fuori un’informe e orrenda creatura. Esaminandola più da vicino, però, vidi che in realtà non era una cattiva azione commessa volontariamente. Era stato solo un incidente, e la persona che aveva commesso il misfatto si era in seguito pentita.
Cosa ancora più strana, mentre osservavo la creatura, essa si dissolse fino a svanire completamente. Misi di nuovo la mano nel sacco ed estrassi un’altra creatura; a prima vista aveva anch’essa un aspetto terrificante ma, osservandola più da vicino, scoprii che anche quella era stata prodotta involontariamente da una povera anima che, semplicemente per ignoranza, non era riuscita a fare nulla di meglio. La medesima cosa avvenne con una terza, una quarta e poi una quinta creatura.
Non si trattava di azioni malvagie, ma del risultato non intenzionale di ebrei che vivono in esilio, privati di un’istruzione e di un’educazione adeguate e in condizioni di sofferenza e dolore; che D-o abbia misericordia di loro. Mentre analizzavo quelle strane figure e constatavo che non vi era alcuna malvagità intenzionale in loro, esse si dissolvevano nel nulla, una dopo l’altra, fino a quando il sacco rimase quasi vuoto. E si afflosciò a terra. In quel momento udii un grido agghiacciante. Il Male era tornato; aveva scoperto quello che avevo fatto e fremeva di rabbia.
“Ladro” mi gridò. “Hai rubato tutti i preziosi peccati! Ho lavorato duramente tutto l’anno per raccoglierli dai quattro angoli della terra, ed ora tu me li hai rubati! Ladro! Mi devi risarcire il doppio. Questa è la legge: il ladro deve risarcire il doppio!”
“Puoi prendere i miei peccati, se vuoi”, esclamai, “so che sono tanti, ma... non così tanti. Non arriverò mai a risarcirti il doppio!” “Se non puoi pagare, allora cancellerai il tuo debito lavorando come mio schiavo; così stabilisce la legge della Torà. D’ora in poi starai con me.”
Mi si raggelò il cuore. Come avrei mai potuto servire il Male? Sentivo la mia fine davvero vicina, ma in quel momento il Male mi trascinò con sé e ci trovammo entrambi davanti a D-o, il Giudice Supremo, che dopo avere ascoltato tutta la storia alla fine proclamò: “Se lui non può pagare, io lo comprerò. Perché così ho promesso al profeta Isaia:
Anche nella sua vecchiaia io sarò il suo D-o. Anche se sarà vecchio e grigio io avrò cura di lui. Io l’ho creato, io lo sosterrò e lo salverò”.
Poi mi sono ritrovato nella sinagoga. Sulla pagina aperta del libro di preghiere c’erano scritte le parole “D-o acquisisce i suoi servi in giudizio”. Per quanti anni avevo letto quelle parole a Rosh Hashanà! Eppure solo ora iniziavo a comprenderne veramente il significato: D-o acquisisce i suoi servi, come ha fatto con me, in giudizio, quando il Male mi ha condotto alla corte celeste.
Ecco perché poi mi sono sentito così felice! Quando mi ero creduto senza più speranza e senza nemmeno una parola per difendermi, D-o mi aveva salvato. Possa Egli salvare tutti i suoi servitori fedeli, il popolo ebraico che a Lui è attaccato con tutto il cuore e con il massimo delle forze”.
Parliamone