Il mio mondo si è frantumato verso le 13.30 il 7 Ottobre, 2023.
Tzvi, il mio figlio piccolo, si era appena addormentato per il suo riposino pomeridiano. Il suo secondo compleanno era tra soli tre giorni. Dormiva placidamente in un pomeriggio silenzioso nella nostra casa nella Carolina del Nord. Era un giorno bellissimo.
Aryeh tornò a casa dal Bet Haknesset. Mi disse che il confine con Gaza era stato sfondato e che la situazione era peggiore di quanto potessi immaginare. Incredula, ascoltai mentre mi descriveva ciò che aveva sentito al Bet Haknesset quella mattina. Caddi nelle sue braccia e piansi.
A quel punto seppi che Aryeh non era più mio. Egli apparteneva al popolo d’Israele. Sapevo che avrebbe preso il primo volo disponibile per unirsi alla sua unità di riservisti in Israele. Probabilmente stavano già riunendosi in quei momenti al confine. Gli dissi che aveva il mio appoggio.
Quella notte era Simchat Torà. La festività della gioia fu frantumata in agonizzanti schegge di dolore. Aryeh lasciò casa presto per occuparsi della sicurezza al Bet Haknesset. A un certo punto andai pure io, insieme a Tzvi che trovò dei giochi e iniziò a giocare.
La gente iniziò ad arrivare. Alcuni piangevano. Altri stavano in piedi senza fare nulla. Altri ancora si abbracciavano forte. Mi chiesero se i miei parenti ed amici in Israele stessero bene. Risposi che non ne avevo idea. Mi chiesero se Aryeh avesse intenzione di tornare in Israele, risposi che non sapevo.
Sapevo.
Aryeh rimase fuori. Sempre intento a proteggere.
Iniziarono le Hakafòt.
“Ana Ad-nai hoshia na”, “Per favore D-o, salvaci” - gli uomini iniziarono ad andare intorno alla Bimà.
“Ana Ad-nai hatzlicha na”, “Per favore D-o mandaci successo” – l’atmosfera era triste.
“Ana Ad-nai anenu beyom korenu”, “Per favore D-o rispondici nel giorno in cui chiamiamo” – la congregazione implorava.
E poi lo vidi. Il mio piccolo Tzvi.
Era tardi. Il suo tempo per andare a dormire era passato. Aveva in mano il suo Sefer Torà di peluche, regalatogli dal suo Zeidy (nonno), per il chag. Aveva una piccola kippà bianca in testa, sopra i suoi capelli ricci e biondi. E insieme al minyan stava andando intorno alla bimà quella sera. Il mio cuore gridava mentre lo guardavo. Tzvi dovrebbe essere sulle spalle di suo padre in questo momento! Suo padre dovrebbe ballare con lui. Invece, il mio piccolo stava facendo le hakafòt con una risolutezza tutta sua, con entusiasmo e fierezza. Da solo. Il mio cuore urlò di nuovo mentre il mio cervello viaggiò verso posti bui. Ebbi paura di vedere questa scena di nuovo l’anno prossimo. Le nostre vite avevano perso le nostre certezze.
Sapevo.
Sicuramente anche Aryeh lo sapeva, perché dopo la prima hakafà andai fuori e gli dissi di ballare almeno una hakafà con suo figlio. Egli ballò. E il mio cuore urlò ancora più forte. Quando la seconda hakafà finì, Aryeh tornò alla sua postazione.
Tzvi continuò a girare intorno alla bimà, un bimbo radioso di due anni, che teneva il passo con i papà e i nonni del nostro Bet Haknesset. Marciò con convinzione. I suoi piedini alzandosi dal pavimento mentre gli altri ballavano un ballo tinto di dolore. Tzvi ballò con piacere senza fermarsi. Era chiaro per lui che si trovava precisamente dove doveva essere in quel momento.
Mentre le hakafòt continuavano e osservavo mio figlio, il dolore nel mio cuore si calmò e prese posto la gioia, la fierezza e la speranza. Che bell’anima. Quanta fiducia in se stesso e purezza dal suo piccolo sè. Nei suoi balli, percepii una preghiera. Pregai con lui chiedendo a D-o di restituirci suo padre sano e integro di modo che possa ballare con lui il prossimo Simchat Torà.
Le donne del Bet Haknesset stavano vicino a me ed insieme osservammo come un bimbo di quasi due anni diventò l’unico faro di luce in quella buia notte di Simchat Torà. Alcuni uomini mi dissero che non avrebbero mai dimenticato come il piccolo Tzvi ballò con loro. Lui non lo sa, ma era il piccolo eroe che la nostra comunità aveva bisogno quella notte.
Alla fine delle Hakafòt, il rav mise le sue mani sulla testa di Tzvi e lo benedì. Aveva le lacrime agli occhi.
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D-o sentì le prghiere del mio Tzvi.
Aryeh andò in Israele quella settimana, un giorno dopo il compleanno di Tzvi. Tornò a casa qualche mese dopo. Al sicuro. Sano. Integro.
È passato un anno. Ci stiamo preparando di nuovo per Simchat Torà. Quest’anno Tzvi ballerà sulle spalle del papà. Ballerranno insieme.
Un giorno gli racconterò della notte quando ballò da solo.

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