Secondo il Midrash, quando il perfido Haman prese la decisione di distruggere tutti gli ebrei nelle cento ventisette provincie dell’impero Persiano egli volle sapere quale mese sarebbe stato favorevole per portare a termine il suo malvagio disegno. Si disse perciò: «Getterò le sorti per la distruzione degli ebrei».
Disse allora D-o: «Figlio malvagio di malvagio padre! Tu vuoi gettare le sorti per il Mio popolo? Ma tu le getterai per la tua propria testa, poiché in quel mese tu sarai impiccato!».
Questo è il motivo per cui è scritto: «Furono gettate le sorti per Haman».
Come è indicato dalle parole: giorno dopo giorno, Haman volle anzitutto gettare le sorti per scegliere il giorno della settimana, in modo tale che fosse un tempo “fausto” per la sua impresa. Egli cominciò con il primo giorno della settimana, la domenica.
Ora, ciascun giorno della settimana ha nel Cielo il proprio angelo custode. L’angelo del primo giorno si affrettò a comparire dinanzi al Trono Celeste: «Padrone del Mondo! Il primo giorno Tu hai creato il cielo e la terra e hai detto: “Se non fosse stato per il patto con il mio popolo Israele, Io non avrei creato il cielo e la terra”. Ma se il perfido Haman distruggerà il popolo di Israele, chi manterrà il tuo Patto? Tanto varrebbe che Tu distruggessi cielo e terra, se hai da permettere che il perfido Haman distrugga il tuo popolo». E così il primo giorno fu risparmiato.
Haman tentò il secondo giorno della settimana.
L’angelo custode del secondo giorno apparve tosto dinanzi al Trono Celeste: «Oh Signore dell’Universo! In questo secondo giorno Tu hai diviso le acque sopra il firmamento da quelle sotto il firmamento e hai proclamato che il popolo di Israele sarà diviso altrettanto nettamente dagli altri popoli della terra, come sta scritto nella Torà: Io vi ho separato da tutti i popoli, perché mi apparteniate. Permetteresti che il perfido Haman distruggesse il tuo popolo in questo giorno? Tanto varrebbe che Tu lasciassi ribollire e mescolarsi le acque superiori e quelle inferiori, se hai da permettere che il perfido Haman distrugga il popolo ebraico». Anche il secondo giorno fu risparmiato.
Haman tentò la sua fortuna con il terzo giorno della settimana.
Su nel Cielo, l’angelo del terzo giorno si presentò davanti alla Corte Celeste per perorare la sua causa: «Amato Signore! Nel terzo giorno Tu hai creato le erbe, gli arbusti e gli alberi e tutto ciò che germoglia dalla terra. Da tutto ciò che raccoglie nei campi, negli orti e nei frutteti, il popolo di Israele toglie la terumà (offerta) e il ma’asser (decima) per nutrire i poveri e i bisognosi. Tutti ti benedicono, rendendoti lode, prima di mangiare qualsiasi frutto degli alberi o della terra. Agitano rami di palma, di mirto e di salice, insieme al cedro, in direzione dei quattro punti cardinali, e anche verso l’alto e verso il basso, proclamando che il tuo Regno e la tua Provvidenza si estendono ovunque (si sta parlando del lulav, la foglia di palma che insieme ai rametti di mirto e salice e un cedro viene agitato durante la liturgia di Sukkot, la Festa delle Capanne). Se Tu permetti che il perfido Haman distrugga i tuoi figli, che ne sarà del tuo bel mondo verdeggiante?».
Le sorti non caddero il terzo giorno e Haman ripeté i suoi tentativi in quello successivo.
Immediatamente l’angelo del quarto giorno comparve dinanzi al Trono Celeste e pregò: «Signore dell’Universo! In questo giorno Tu ponesti nel cielo il sole fiammeggiante e l’argentea luna e le stelle che emettono luce. Tu proclamasti che il popolo di Israele è la luce del mondo e che tutti i popoli della terra cammineranno nella sua luce. I tuoi figli ti benedicono a ogni novilunio e determinano in base alle fasi della luna le loro festività e le loro sacre ricorrenze, e stabiliscono gli anni bisestili in base al corso del sole. A che serviranno più il sole, la luna e le stelle, se permetterai che il perfido Haman distrugga i Tuoi figli in questo giorno?». Ancora una volta Haman ebbe la peggio e le sorti gli si mostrarono contrarie.
Non gli restò altro che tentare il quinto giorno. Ma l’angelo del quinto giorno era già davanti al Trono Celeste che perorava: «Padrone del Mondo! In questo giorno Tu hai creato gli uccelli del cielo e gli animali dei campi, e hai ordinato ai tuoi figli di offrirti in sacrificio gli animali e gli uccelli puri, così che Tu possa estendere la tua benedizione a tutte le creature viventi. Che accadrà alle tue creature se non ci sarà più un ebreo a servirti?». Anche il quinto giorno sfuggì alle sorti di Haman.
Impaziente il malvagio ministro tentò il sesto, ma non ebbe miglior fortuna. Infatti, l’angelo del sesto giorno si presentò dinanzi a D-o senza perdere un istante e chiese misericordia: «Nel sesto giorno Tu hai creato l’uomo a tua immagine. E non sono proprio i figli di Israele quelli che ti assomigliano di più? Tanto varrebbe che Tu distruggessi tutta l’umanità, se hai da permettere che Haman distrugga i tuoi amati figlioli». Haman non poté ottenere, ancora una volta, il favore delle sorti.
Non rimaneva ormai che un solo giorno, il Sabato.
«Certamente le sorti cadranno in questo giorno», pensava Haman, mentre le gettava per la settima volta. Ma proprio allora l’angelo del Sabato comparve dinanzi al Trono Celeste: “Padrone dell’Universo! Il giorno del Sabato è il simbolo del legame che ti unisce al popolo di Israele. I tuoi figli, attenendosi al riposo nel settimo giorno, testimoniano che Tu hai creato la terra e i cieli e tutte le loro schiere in sei giorni, e che il settimo ti sei riposato. Tu facesti del Sabato un giorno santo, e i tuoi figli lo santificano. Vorresti permettere che Haman distrugga i tuoi figli proprio nel santo giorno del Sabato?».
E così anche il Sabato fu risparmiato.
«Strano – pensò Haman – sembra non ci sia per me alcun giorno fausto. Voglio tentare con i mesi».
Incominciò con il mese di nissan.
Ma anche i mesi hanno i loro angeli in Cielo e l’angelo di nissan si affrettò a comparire dinanzi al Trono Celeste: «Signore dell’Universo! In questo mese i tuoi figli offrirono il sacrificio di Pessach e Tu li traesti con amore dall’Egitto. Vorresti forse permettere che il malvagio ministro distrugga il tuo popolo proprio in questo mese?».
Haman tentò con il mese di iyar, l’angelo di iyar perorò al cospetto di D-o: «Oh Padrone del Mondo! Il quattordicesimo giorno di questo mese i tuoi figli celebrano il secondo Pessach; il quindicesimo Tu largisti loro la manna dal cielo. E Tu stesso vorresti permettere al perfido Haman di distruggere il tuo popolo in questo mese?».
Il mese di sivan, naturalmente, protestò che non era davvero quello il momento di lasciar perire il popolo di Israele, considerato che proprio nel sesto giorno di sivan gli ebrei avevano ricevuto da D-o la Torà, dopo che gli altri popoli della terra l’avevano rifiutata.
Tammuz e av difesero la loro causa dicendo che gli ebrei avevano già sofferto abbastanza durante questi mesi e che proprio in conseguenza di ciò digiunavano il diciassettesimo giorno di tamuz e il nono giorno di av e, quando digiunano, si pentono dei loro peccati e rivolgono preghiere a D-o.
Elul si vantò di avere avuto anche lui grande importanza per la vita ebraica. Nel primo giorno di elul gli ebrei versavano la “decima” per i loro animali domestici e il venticinquesimo giorno erano state completate le mura di Gerusalemme ai tempi di Ezra e Neemia. E così anche elul sfuggì alle sorti di Haman.
Il mese di tishrì aveva molto da dire a proprio favore. Basti ricordare lo shofar di Rosh Hashanà, il Capodanno, Kippur, il giorno dell’Espiazione, la festa Sukkot e quella di Shemini Atzeret e le numerose mitzvot legate a questi santi giorni che vengono adempiute dagli ebrei con tanto scrupolo.
Durante il mese di Cheshvan, seppure privo di festività, avvenne un fatto speciale: in quel mese morì Sara.
Kislev, naturalmente, si fece un merito del fatto che Chanukà si celebra in parte durante quel periodo, mentre tevet aveva per sé la conclusione della festività e la mitzvà del digiuno nel decimo giorno.
Shevat vantava il quindicesimo giorno, in cui si celebra il Capodanno degli Alberi. Inoltre, sempre in quel mese ai tempi di Ezra si erano radunati gli uomini della Grande Assemblea, fatto che aveva dato inizio alla rinascita spirituale degli ebrei.
Non rimaneva che adar. Anche quel mese, però,aveva un grande merito: Moshè Rabbenu era nato nel settimo giorno. E quando l’angelo di adar si presentò dinanzi al Trono Celeste, D-o lo rassicurò e gli disse: «Non preoccuparti, il piano di Haman fallirà. Egli sta gettando le sorti per la propria testa. Si addice davvero che la festa di Purim sia celebrata dalle future generazioni nel mese di adar, proprio quello in cui nacque Mosè, poiché egli fu il primo a sconfiggere gli amaleciti, gli antenati del perfido Haman».
Il malvagio ministro si rallegrò molto che le sorti avessero indicato adar, poiché egli sapeva che Mosè era morto il settimo giorno di tale mese, dimenticava però che in quello stesso giorno il grande profeta era anche nato. Haman si rallegrava anche perché adar si trova sotto la costellazione dei pesci: «Proprio come il pesce grande inghiotte il pesce piccolo, così mi farò un boccone degli ebrei». Ma dimenticava anche che i pesci, i quali tengono gli occhi sempre aperti, rammentavano agli ebrei l’occhio di D-o che vigila perennemente e li protegge nei momenti del pericolo come in quelli di tranquillità.
Haman si rallegrava anche del fatto che nel mese di adar gli ebrei non avevano alcuna festività che li proteggesse: davvero non immaginava che lui stesso stava per dare al popolo di Israele una nuova festa: la gioiosa festa di Purim.
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