Domanda: Tutte le altre festività ebraiche hanno almeno un aspetto gioioso e bello, Rosh Hashanà, invece, mi spaventa. Il fatto che D-o prende nota di tutti i miei peccati per poi giudicarmi in quel giorno, decidendo se vivrò un altro anno o no mi mette ansia. Durante l’anno cerco di essere vicina a D-o, Gli voglio bene, ma in quei due giorni di Rosh Hashanà è come se Egli diventasse uno straniero, che mi dice quanto non sono buona..
Risposta: C’era una volta un contadino ebreo che viveva in Polonia, come molti ebrei locali egli assunse un insegnante che viveva in casa sua per insegnare ai suoi figli. Ma durante il mese festivo di Tishrei l’insegnante andava in città per avere l’opportunità di pregare con un minyan e stare con una comunità attiva. Il contadino quindi fungeva da supplente. Mantenere la disciplina non era facile per il padre/insegnante e nel giro di una settimana regnava il caos totale in classe, a quel punto il padre entrò in classe con un espressione severa sul viso dicendo: “d’ora in poi in questa classe sono l’insegnante, non il papa!”. Da insegnante il papà era molto severo, non si poteva più uscire di classe senza una buona scusa, c’erano sanzioni per ogni minima infrazione, in poche parole l’atmosfera si era fatta tesa. Il terzo giorno di questo nuovo regime uno dei figli più piccoli scoppiò a piangere, il padre/insegnante lo chiamò a se chiedendogli perché piangeva. Rispose il figlio: “Voglio chiedere a mio padre, cioé al mio maestro, che il mio insegnante non sia più così severo con noi!”.
Durante Rosh Hashanà imploriamo Avinu Malkenu, nostro Padre, il nostro Re. Sappiamo chi Sei, sappiamo che dietro alla facciata severa che rappresenti lì sul Tuo trono del giudizio Sei il Sovrano di tutto ciò che esiste, ma Sei anche nostro Padre, un padre compassionevole. Vieni qui con noi, tienici per mano, percepisci ogni cosa dalla nostra prospettiva, quaggiù. Senti i nostri problemi e il rimorso che proviamo come solo un padre può e poi benediscici con un anno buono e dolce.
Il Baal Shem Tov, il fondatore del Chassidismo insegnò che Rosh Hashanà è simile al gioco del cucù. Il Sign-re si nasconde, noi lo cerchiamo. Ma dove può nascondersi D-o? Dopotutto Egli è ovunque, come è scritto nello Zohar, “non c’è un posto privo di Lui”.
Forse il Baal Shem Tov intendeva fare una similitudine tra un genitore che si nasconde dietro alle sue dita, così pure D-o Si nasconde nella parvenza di un re imponente ed indifferente che giudica i Suoi sudditi secondo le regole. E noi cerchiamo. Cerchiamo il padre dietro alla voce severa, siamo quel bambino piccolo che si butta nelle braccia del re, toglie la maschera ed esclama, “Papa!”
Da bambini si impara una lezione molto importante dal gioco del cucù, si impara che anche una cosa che non si può vedere, può tuttavia essere ancora presente. Questa è la stessa lezione che Egli ci insegna durante Rosh Hashanà. Anche quando il papà se ne è andato e un re indifferente ha preso il suo posto, egli rimane comunque nostro padre, il nostro legame con Lui esiste ancora.
Egli si nasconde di modo che noi possiamo cercarLo. Si nasconde affinchè Lo chiamiamo Padre, di modo che possiamo comprendere il legame che abbiamo con Lui, il Creatore e Padrone dell’Universo, ed è in questo modo che il nostro rapporto è rinnovato.
Augurandoti un 5773 dolce e buono,
Rav Tzvi Freeman, per gentile concessione di Chabad.org
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