L’usanza ebraica tanto diffusa di arricchire la mensa con cibi e pietanze particolari durante il giorno di Rosh Hashanà, quale segno di augurio e di benedizione, ha origine assai antica.
Già nella Bibbia si trova qualche riferimento là dove si afferma: Allora il molto onorato Nechemià ed Ezra, il sacerdote scriba ed o leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: "Questo giorno è santo per il Signore, vostro D-o. Non fate cordoglio e non piangete!". Poiché tutto il popolo piangeva ascoltando le parole della Legge egli aggiunse: "Andate, mangiate vivande grasse e bevete vini dolci e mandate pietanze a chi non ha niente di pronto, perché questo giorno è santo per il nostro Signore. Non affliggetevi, il gaudio del Signore è la vostra forza" (Nechemià 8, 9-10).
In queste parole è chiaro il riferimento alla solennità e alla festività della giornata.
Nel Talmud il riferimento assume connotati più chiari e netti. Vi si insegna, infatti: Abayé afferma: "Visto che è stato detto che il simbolo ha un significato reale – simanà miltà hi – ciascuno deve acquisire la corretta abitudine di mangiare all’inizio del nuovo anno zucca, finocchi, porri, bietola e datteri" (Horayot 12a; Keritot 6a).
Rabbi Natronay Hagaon in un suo responsum così scrive: "E circa quello che avete domandato, ossia di spiegarvi l’uso che noi abbiamo di prendere una testa di agnello e di mangiarlo nel giorno di Rosh Hashanà, è mia opinione che ciò sia di buon auspicio (nachash letovà). I Saggi e tutti gli abitanti di Babilonia usano fare così. La sera di Rosh Hashanà si prende della carne o testa di agnello e si cuoce in una tisana o in qualche cosa di dolce, senza aggiungervi affatto aceto. Tutto ciò affinché l’anno a venire sia dolce e piacevole e non capiti in esso alcun malanno o disgrazia".
Nel Machazor Vitry (compilato da rabbi Simcha, discepolo di Rashi, circa nel XIII secolo) si ricorda come: "Gli abitanti di Francia usano mangiare di Rosh Hashanà mele rosse, mentre in Provenza mangiano uva bianca, fichi bianchi, testa d’agnello ed ogni altra cosa nuova e prelibata come buon segno per tutto il popolo di Israele".
Il Maharil (rabbi Ya’akov Halevi, 1365-1427) menzione l’uso presso le comunità ashkenazite di mangiare, all’inizio del pasto, una mela intinta nel miele e dire: "Si rinnovi per noi un anno buono e dolce". Il medesimo uso viene riferito da rabbi Moshe Isserless.
Presso le comunità del nord Africa si trova l’uso di cuocere insieme, lasciandole intatte, tutte le verdure; ciò viene chiamato kederat yerachot (pentola di verdure).
Dunque oggi in tutte le case si usa far precedere la cena della prima e della seconda sera di Rosh Hashanà da un seder in cui si mangiano – dopo il kiddush festivo, il lavaggio delle mani e la benedizione sul pane – e recitando per ciascun alimento una formula particolare:
Datteri – si richiama il nesso con la parola tamà, finire, in riferimento ai nostri nemici. Oltre all’allusione alla dolcezza del frutto.
Fichi – considerata la dolcezza del frutto, in auspicio di un anno buono e dolce. Potrebbe essere, inoltre, un’allusione al popolo di Israele in base al versetto: come fichi primaticci ho prediletto i vostri padri (Oshea 92, 13).
Zucca – la parola kerà, zucca, richiama la radice si karà, strappare, in riferimento al giudizio cattivo, che sia allontanato da noi.
Finocchio – si richiama il nesso con la parola ravà, aumentare, moltiplicare, in riferimento ai nostri meriti.
Porri – si richiama il nesso con la parola karath, distruggere, in riferimento a tutti coloro che ci odiano.
Bietola – si richiama il nesso con la parola salak, togliere, allontanare, sempre in riferimento ai nostri nemici.
Melagrane – numerosi riferimenti alla melagrana come simbolo di pienezza.
Testa d’agnello – il riferimento è al versetto: il Signore ti porrà capo e non coda (Devarim 28, 13).
Pesci – simboleggiano la prolificità, secondo la benedizione di Ya’akòv ai figli di Yossef: prolificheranno come pesci (Bereshit 48, 16).
L’usanza del seder di Rosh Hashanà, oltre al fatto di essere di augurio e di buon auspicio in generale, si presta ad altre interpretazioni.
Per esempio quella secondo cui tutto il cerimoniale è una richiesta di soddisfazione, da parte del Signore, dei beni materiali necessari all’uomo; questo avviene in tale forma dato che nel giorno di Rosh Hashanà il motivo che predomina è quello dell’esaltazione della Divinità.
Secondo altri, invece, ogni fase del cerimoniale costituisce un richiamo ed uno stimolo allo studio della Torà e l’allusione ai benefici spirituali ed intellettuali che si ricavano da tale comportamento.
(Tratto liberamente dal fascicolo: Un’antica usanza per il Capodanno a cura di E. Pacifici).
Per gentile concessione di Cyberderashà.it
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