Oltre alle sue tre opere maggiori Rabbi Moshè ben Maimon scrisse numerose Teshuvòt, Responsa, alle richieste che gli venivano indirizzate da tutti i centri ebraici per sapere suoi pareri e decisioni. Con la comparsa del suo primo grande lavoro, il Commentario sulla Mishnà, Rambam divenne agli occhi di tutti uno dei più competenti studiosi di legge e religione ebraica. Con la comparsa poi del Mishnè Torà fu acclamato come la principale autorità tra gli studiosi ebrei del suo tempo. Gli vennero indirizzate migliaia di domande concernenti ogni aspetto della vita ebraica.
Le sue Teshuvòt comprendono risposte a problemi specifici di legge ebraica, sia civile che religiosa; spiegazioni di difficili passi talmudici ed aggadici; discussioni di argomenti teologici, religiosi e filosofici così come di terni scottanti del suo tempo. Molti dei Responsa furono scritti in arabo e poi tradotti in ebraico. In generale essi sono brevi e concisi, diversamente dai responsa di generazioni posteriori che sono caratterizzati da un approccio dialettico, il Pilpul. Alcune Teshuvòt sono così laconiche che si limitano solo a qualche parola o addirittura semplicemente a “permesso” o “vietato.”
Altri problemi tuttavia erano così vitali che Rambam rispose a lungo ed in maniera dettagliata, tanto che divennero testi rilevanti per la letteratura religiosa ebraica.
Iggheret Hashmad
Una di queste storiche epistole è l'Iggeret Hashmad, Epistola sull'Apostasia, è anche nota con il nome di Ma’amar Kiddush Hashem, discorso sul martirio - la santificazione del Nome di D-o.
I fanatici Almohadi che dominavano non solo la Spagna ma anche il Nordafrica, non tolleravano alcun'altra religione che l'Islam. Le possibilità offerte all'infedele erano la conversione all'Islam, l'esilio o la morte per martirio. Molti ebrei abbandonavano ogni comodità, ogni ricchezza e possesso, e fuggirono dal posto. Alcuni finsero di credere nella religione dominante rimanendo però interiormente ebrei fedeli ed osservando in segreto, nell'intimità delle loro case, tutte le leggi della Torà.
Nella sua epistola Iggheret Hashmad, Rabbi Moshè ben Maimon tratta dello Status halachico di questi infelici ‘marrani’ islamici o ebrei segreti, discutendo se siano o no da considerarsi come apostati ed idolatri, anche se convertiti con la forza. Questo specifico problema offre a Rambam lo spunto per occuparsi a lungo dell'argomento dell'apostasia. Discute sotto quali condizioni una persona meriti il nome di apostata: quali sono le circostanze nelle quali bisogna sacrificare la vita per la religione? La Halachà fa differenza tra chi semplicemente afferma l'adesione al culto imposto, ma continua in segreto ad osservare le mitzvòt, e chi è costretto a trasgredire con atti tangibili la legge della Torà? Egli tratta anche di ciò che costituisce santificazione del Nome di D-o (Kiddush Hashem) e dissacrazione dei Nome di D-o (chilùl Hashem). L'epistola fu originariamente scritta in arabo e poi tradotta in ebraico.
Iggheret Teiman
Un'epistola ancora più celebre, Iggheret Teman (epistola sullo Yemen) fu composta dal Rambam al seguito di simili persecuzioni in un'altra comunità ebraica. Questa lettera venne scritta in risposta ad una supplica proveniente da un saggio yemenita, Rabbi Yaakov al-Fayumi durante un periodo di violente persecuzioni d'intolleranza religiosa nel suo paese. Attorno all'anno 1168 gli ebrei dello Yemen furono confrontati da un triplice e delicato problema. Infatti un fanatico mussulmano divenne il governatore di questa parte sperduta e primitiva dell'Arabia del Sud. Egli decretò che tutti i suoi sudditi ebrei dovevano convertirsi all'Islam, pena sofferenze e persecuzioni in caso di rifiuto. Ad esacerbare le loro difficoltà fu un apostata ebreo che aveva abbracciato il maomettanesimo. Per dimostrare il proprio zelo per la nuova fede a predicare alle comunità ebraiche che Maometto era un profeta inviato da D-o, di cui parla la Bibbia, e che l'Islam era una nuova religione divinamente rivelata che avrebbe sostituito l'ebraismo. Per cui, sosteneva l'apostata, gli ebrei si dovevano piegare alle esigenze del governatore e convertirsi al maomettismo. Come se non bastasse proprio in quel periodo comparve un impostore che si proclamava il Messia, aumentando l'incertezza e la confusione della gente. Rabbi Yaakov al-Fayumi si rivolse al Rambam per avere qualche consiglio.
Rabbi Moshè ben Maimon indirizzò una lettera a questo saggio e, attraverso lui, a tutta la popolazione ebraica dello Yemen. In essa afferma che la radice di ogni antisemitismo attraverso i secoli sta nell'invidia e nella gelosia verso gli Ebrei, Popolo Eletto e depositario della Torà data da D-o. Nell'impossibilità di lottare contro l'Onnipotente stesso, gli avversari riversano la loro ira e gelosia contro il Suo popolo. Lungo i secoli questi sentimenti si sono concretizzati in tre forme: a) l'uso della forza bruta per tentare di sterminare fisicamente il Popolo Eletto; b) tentativi sofisticati di confutare o falsificare gli insegnamenti dell'ebraismo, come nel caso dell'Ellenismo; c) l'uso combinato delle due precedenti, messo in opera dalle nuove religioni, Cristianesimo ed Islam, consistente in affermazioni secondo le quali l'ebraismo non è più valido e gli ebrei i Volenti o nolenti, sono forzati ad accettare la nuova rivelazione. Il Rambam li consolò dicendo che gli ebrei sono una nazione unica ed indistruttibile, che le sofferenze e le persecuzioni presenti e passate erano state già predette dai Profeti, e, così come in passato le nazioni hanno fallito nei loro progetti di annientamento della religione ebraica, anche adesso queste persecuzioni non raggiungeranno il loro scopo e la comunità ebraica ritroverà la sua pace.
Respinse e confutò sdegnosamente l'idea che l'ebraismo era stato soppiantato dall'Islam, e dimostrò che l'allusione a Maometto nella Bibbia è un argomento basato su interpretazioni errate e prive di senso, che gli stessi mussulmani riconoscono come tali: Rambam affermò che il sedicente Messia non era altro che un impostore e senza dubbio un folle. Li esortò a mantenersi fedeli alla legge di Moshè ed a credere con fermezza che D-o manderà il vero Messia per liberare il popolo ebraico dalle sofferenze dell'esilio.
L'epistola raggiunse il suo scopo: gli ebrei yemeniti restarono fedeli alla loro religione nonostante le gravi sofferenze che dovettero sopportare. Rabbi Moshè ben Maimon usò la sua influenze alla corte del Saladino in Egitto per intervenire in loro favore e le persecuzioni ebbero fine. La comunità ebraica dello Yemen fu estremamente grata al Rambam, tanto per il suo aiuto spirituale e morale quanto per il suo appoggio materiale nei momenti di bisogno; espressero la loro riconoscenza includendo il suo nome nel Kaddish, dicendo: “Possa Egli stabilire il Suo Regno... nella vostra vita e nella vita di tutta la Casa d'Israele, e nella vita di Rabbenu Moshè ben Maimon.”
Un simile onore era riservato per tradizione al Resh Galuta, l'Esiliarca di Babilonia.
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