La moglie del rabbino era affaccendata e affannata in cucina con tutte le piccole e grandi confusioni per la preparazione del séder (la cena rituale per Pesach), così qualcun altro rispose al battito sulla porta.

Due dei distributori locali delle elemosine erano venuti alla casa del rav Avraham Yehoshù’a Heschel di Apta con una richiesta di azzime da dare alle famiglie povere della città. Vedendo una pila di matzòt avvolte in un tovagliolo, la persona che aveva aperto la porta, senza pensarci, la diede via e poi si affrettò a ritornare a lavorare.

Sbuffando e ansimando la moglie del rabbino arrivò subito dopo e vide che le matzòt erano sparite. Rimase terrorizzata: quelle erano niente altro che le azzime speciali che erano state cotte al forno quello stesso giorno con devota attenzione, con tutti i metodi di meticolosa precauzione contro il chamétz (i generi alimentari proibiti a Péssach), specialmente per la tavola del séder – proprio la matzà shemurà del Rebbe!

Lei scoperse abbastanza presto cosa era successo, ma era troppo tardi per porvi rimedio. Sentì il suo cuore che si gelava dentro di lei: come avrebbe potuto dire a suo marito della disavventura e causargli così un’angoscia spirituale? Oramai era troppo tardi per infornarne delle altre!

C’era soltanto una cosa che si poteva fare: prese un pacco di matzòt comuni, le avvolse velocemente proprio nello stesso tovagliolo, e fece finta di non sapere nulla di tutta la faccenda. Quella stessa sera suo marito diresse la cerimonia del séder con le azzime comuni.

Appena passata la festività, lo zaddìk – che era conosciuto da tutti come Ohèv Israèl - l’amante del popolo di Israèl – venne visitato da una coppia che voleva divorziare e cercava consiglio.

«Che cosa vi spinge a divorziare da vostra moglie?» chiese il rabbino al marito.

Il giovanotto rispose che lei si era rifiutata alle sue richieste di cucinare per lui, durante Péssach, in utensili separati senza shrùya – è abitudine di certi chassidìm e uomini pii di evitare di lasciare che anche la matzà già cotta al forno venga a contatto con l’acqua durante tutto il periodo festivo–. Sentendo questo, il rebbe mandò a cercare sua moglie e disse: «Dimmi tutta la verità, ti prego. Che tipo di matzòt erano state preparate per me al tavolo del séder?”

La rebbitzìn aveva paura di parlare, così rimase in silenzio.

«Ma dimmi, per favore» lui la rassicurò, «non temere di nulla».

La rebbitzìn allora con voce rotta mormorò la verità. «Erano matzòt comuni», e poi andò avanti a raccontare tutta la storia..

Lo zaddìk allora si voltò al giovane zelante marito che gli stava davanti.

«Guarda adesso, figlio mio», lui disse, «la prima sera di Péssach io ho mangiato una comune azzima ordinaria e ho fatto finta di non accorgermene e neanche di sentire la differenza, proprio per non dover essere costretto a esprimere duri sentimenti o aspre parole, che D-o non voglia, contro mia moglie, e tu vorresti divorziare dalla tua a causa della shrùya?!».

Il caro rabbino ripristinò così l’armonia tra gli sposi, che se ne andarono in pace.