"La donna è dotata di maggiore intuito!
La mentalità della donna non è seria!
Chi è il responsabile del Vitello d'Oro?
Chi ha spinto Adamo a cibarsi dall'albero della conoscenza?
La donna ideale, chi può trovarla?
Esatto. Chi può trovarla?"
Ascolto i miei figli che litigano, ragazzi contro ragazze, citando detti, ripetendo vecchi proverbi. Mio marito ed io consideriamo queste discussioni rumorose e stancanti, ed in nessuna maniera, chiarificatrici. Ma non riusciamo a dissuaderli facilmente. Sembra che ogni generazione debba proporle e riproporle (queste polemiche), e lottare per definire nuovamente il significato di essere un uomo od una donna ebrea.
Ripensando alla mia adolescenza, devo ammettere che anch'io ho ingaggiato, per quel che mi concerne, discussioni accalorate sul tema, anche se non precocemente come i miei figli.
Eravamo tre ragazze, tre sorelle, tranquille nel nostro universo femminile, non scosse da insulti di fratelli. Se i nostri genitori desideravano un maschio, non lo hanno mai lasciato intendere. Mio padre dedicava molto tempo allo studio con noi figlie, rispondendo alle nostre domande, e fermamente sostenendo che, se tre figlie erano state sufficienti al Rashì, lo erano senz'altro per lui.
La mia presa di coscienza avvenne più tardi, durante la scuola superiore, quando il ruolo della donna nell'ebraismo divenne un pensiero costante. "Perché, a differenza degli uomini le donne sono esentate da certe mitzvot? Perché solo gli uomini hanno l'obbligo di studiare la Torà?"
I nostri maestri della Yeshivà, tra cui molti erano uomini, furono pazienti nei nostri riguardi. Capivano che le nostre domande erano naturale curiosità e non spirito di ribellione. Ci spiegarono che noi, madri del domani, eravamo le fondamenta del focolare, guardiane del futuro del nostro popolo. Chi è coinvolto nel compiere una mitzvà è libero dall'obbligo verso un'altra mitzvà. Le donne impegnate nella grande e coinvolgente mitzvà di crescere i figli, sono esenti da certi obblighi che devono essere adempiuti in un tempo specifico, come i Tefilìn.
Io non mi rendevo conto, all'epoca, della profondità dell'attraente compito di crescere i figli, o di quanto fossero di difficile adempimento alcune delle mitzvot d'obbligo agli uomini. Andare ad esempio, nelle gelate albe invernali, a partecipare ad un Minyan. Pur tuttavia, ciò che imparavo non mi sembrava giusto e ragionevole. D'altra parte, Tallìt, Tefillìn, Tzitzit, Alìyà, Torà, non erano realmente una nostra ambizione. Tiravamo fuori l'argomento solo per il piacere di discuterne e ci divertiva il fatto che fosse una donna a cercare di chiarircelo. L'unica cosa che c'infastidiva era il sospetto che avessimo un ruolo intellettualmente inferiore, fatto che diminuiva il nostro valore, o che ci considerassero meno seriamente degli uomini.
Il dubbio permaneva, di qualche maniera, in un recesso della mente, fino al punto che, dopo il mio matrimonio, mio marito m'incoraggiò a partecipare regolarmente ai Farbrengen al 770, il centro mondiale Chabad, a volte sù, nel settore donne, altre dabbasso per una riunione femminile (e gli uomini cambiando di posto e ascoltando dall'alto), udii il Rebbe parlare al popolo ebraico, uomini e donne, ragazzi e ragazze.
Il Rebbe si rivolge alle donne con modi soavi, ma non c'è dubbio su ciò che s'aspetta, o su ciò che esige. Come ci è stato insegnato, le donne sono Akeret Habayt, il punto focale del focolare. Ma focolare, ho scoperto, non è limitato alla propria casa, ed alla propria famiglia. Il significato, per me, è cresciuto e si è approfondito, comprendendo tutta la famiglia di Am-Yisrael, della quale siamo responsabilì. Ancor più, ho appreso che la nostra propria esperienza in questo mondo fisico inferiore deve essere trasformata in un focolare dove l'Onnipotente possa soggiornare.
Con la nuova visione della funzione delle donne, ho appreso nuove informazioni sui doveri. Ho scoperto che le donne sono obbligate a pregare Shacharìt (al mattino) e Minchà (di sera), devono studiare giornalmente e apprendere le leggi pertinenti, e che lo studio della chassidùt, che insegna l'amore ed il timore di D-o, è un obbligo, come per gli uomini. Il Rebbe ha detto una volta: "Se gli uomini sapessero ciò che le donne sono obbligate ad apprendere ... ". E parlando d'amore ed aiuto al prossimo, di condivisione dell'ebraismo con spirito d'amore e cameratismo, le donne sono, anche in questo, egualmente responsabili. Se tutto ciò sembra troppo, ricordiamoci che molto si esige da coloro che molto hanno da dare. E se, nonostante questo, qualcuno dubita che le donne siano, in qualche modo, meno capaci o che abbiano meno valore, il Rebbe disperse ogni dubbio con un "Chas Veshalòm considerarle inferiori".
Il Rebbe, che non trascura nulla che tocchi gli Ebrei e l'Ebraismo, sa che nell'oscurantismo e confusione dei tempi in cui viviamo, esistono donne che rigettano il loro ruolo, che si ribellano contro la propria posizione in seno alla famiglia, alla società ed all'ebraismo. Proprio a loro, il Rebbe si è rivolto in un recente Farbrengen che è stato ampiamente divulgato. Con poche parole, ha dissipato l'intensa nebbia del malinteso. La Torà, ha spiegato il Rebbe, ha dato a uomini e donne compiti differenti da svolgere nel mondo, cammini diversi per realizzarsi spiritualmente. Questo non ha niente a che vedere con parametri di superiorità od inferiorità. La Torà comanda: "Un uomo non deve usare abiti da donna". In accordo con la Torà, uomini e donne hanno ruoli distinti, di eguale importanza. Così come un uomo non può realizzarsi tentando d'essere donna, una donna non può giungere a completare il proprio potenziale tentando d'imitare gli uomini. A ciascuno di loro sono stati concessi doni e talenti speciali dal Creatore, e la Torà - la Torà di vita insegna come usarli nella loro pienezza.
Le donne che lottano per il diritto di compiere mitzvòt d'obbligo solo per gli uomini, che vogliono agire da uomini ed essere come loro, dimostrano debolezza e non forza. Una persona a cui manca il senso del proprio valore, che si sente inferiore, ha spiegato il Rebbe, tenta d'imitare altre persone nella speranza che, possa ottenere successo e riconoscimenti.
Le chiarificazioni del Rebbe sulle donne ed il loro ruolo nell'ebraismo non sono opinioni isolate e personali. Come tutti i suoi insegnamenti, sono espressione della Torà, illuminata dalla chassidùt Chabad e dalla sua involvente visione di D-o, della creazione e dell'Universo.
Una maniera per capire il punto di vista chassidico su uomini e donne è considerare una bella parabola che appare diverse volte nella chassidut per esprimere il dualismo delle qualità maschili e femminili nel mondo.
Uomini e donne vengono paragonati a corpi celesti, sole e luna. Nelle preghiere mattutine del Shabbat, diciamo: «Belli sono gli astrì luminosi che ha creato il nostro D-o. Egli li ha formati con conoscenza, discernimento e sapienza. Egli li ha dotati dì forza e potere perché possano dettare la Sua legge al mondo. Essi gioiscono al risveglio ed esultano al tramonto, compiendo con riverenza la volontà del Creatore ».
Uomini e donne hanno molto in comune, considerando questo versetto. Entrambi sono stati creati per "illuminare", per "spandere luce e splendere in tutto il mondo" e non per essere un "buco nero", una stella che non libera luce e non è di beneficio alcuno.
Il Creatore li ha formati con sapienza, adattandoli a compiti differenti. Tanto uomini che donne hanno le proprie sfere individuali d'azione, che dominano, senza competere, esplicando il potere intrinseco alternativamente. Son soddisfatti del proprio ruolo nella vita, esultando nell'iter stabilito per essi dal Creatore.
Nonostante sole e luna, uomo e donna abbiano molto in comune, esistono grandi differenze tra essi, e la chassidut trae profonde lezioni da questi contrasti.
Come è descritto il sole nei Salmi?
"Come uno sposo che viene dalla sua chuppà, come un uomo forte esultante nel seguire il suo cammino". Il sole ha luce propria e potente. Il ruolo dell'uomo in questo mondo è attivo; è conquistare e riformare ìl mondo tramite la Torà e le Mitzvot.
La luna, invece, è descritta come una sposa, la sua bellezza ricordando quella delle donne, nascondendo modestamente la faccia. La luce della luna è d'un altro tipo, più soave e discreta, è creata per ricevere ed accettare la luce del sole, riflettendola. Questa è un'altra forma di servizio di D-o, aprendosi e trasformando il proprio essere in un ricettacolo della Sua luce, tramite l'auto-negazione e l'auto-sacrificio.
Il Rebbe ha descritto la carità come una "Mitzvà del sole". Una persona prende il frutto del suo sforzo attivo e del suo lavoro, e lo dà ad altri in accordo con la legge della Torà. La mitzvà della preghiera, invece, è una "Mitzvà di luna". Nel pregare, accettiamo il testo delle nostre orazioni dai Rabbini che le hanno composte, ed attiriamo le benedizioni dell'Onnipotente. Nonostante le donne servano D-o basicalmente alla maniera della luna, e gli uomini del sole, è ovvio che entrambi non si possono limitare ad un servizio unilaterale. Anche gli uomini devono pregare e le donne fare la carità.
Si può notare un'altra differenza tra sole e luna. La luce del sole è costante e non si modifica, mentre la luce della luna è ciclica, aumentando e diminuendo nel corso del mese. La luna nuova è detta di nascita. Qui è simbolico il potere speciale della nascita concesso alle donne, una forza la cui fonte occupa il posto più elevato nella corona di D-o.
Ancora una differenza tra sole e luna. Il sole è più alto in cielo, più distante dalla Terra, mentre la luna è più vicina. Nota come la donna sia più adattabile alle pratiche realtà della vita. Ed è quella qualità che ha dato vita alle maggiori conquiste delle donne ebree. Esse non parteciparono alla costruzione del vitello d'oro, rifiutandosi di donare i propri gioielli perché fossero fusi ed utilizzati nell'adorare idoli.
I nostri savi lottano per capire questa parte della nostra storia. Come fu possibile che la generazione che conobbe l'Onnipotente, che ebbe come leader Moshé Rabenu, che fu alimentata dalla manna del cielo, che fu circondata da nubi di gloria, abbia adorato idoli subito dopo la rivelazione del Monte Sinai? La risposta è che essi non potevano negare, e neppure negarono, l'esistenza del Creatore, ma commisero un grande errore. Credettero che l'Onnipotente, Creatore dell'Universo, era troppo elevato per preoccuparsi direttamente di questo mondo fisico inferiore, ed abbandonò il Suo lavoro alle forze della natura.
Fecero il Vitello d'Oro per usarlo come un intermediario, al fine di portare l'influenza di D-o nel mondo fisico in assenza di Moshé, il loro maestro, che, così credettero, li aveva abbandonati. Ma le donne non accettarono questa logica. Essendo più prossime alla terra videro e sentirono che « Egli è D-o in mezzo alla Terra » - « Nonostante abiti in alto, Egli certamente guarda qui in basso ». Esse capirono che l'Onnipotente permea qualsiasi moto della terra, che non esiste luogo alcuno esente da Lui. Egli è presente nelle umili realtà del nostro quotidiano. Proprio per questa ragione le donne sono più dotate degli uomini per rendere questo mondo un luogo di dimore di D-o.
Per la loro fedeltà le donne furono ricompensate in maniera adeguata. Fu loro concesso un Yomtov, un riposo dal duro lavoro, di Rosh Chodesh, il primo giorno di ogni nuovo mese. La luna, vicina alla terra, umile e discreta, simbolo della forza delle donne, è diventata strumento della loro ricompensa. Al tempo del Mashiach, Rosh Chodesh sarà un dono ancora più grande, un'epoca di rinnovamento e ringiovanimento.
La luna ed il sole, rappresentando poli opposti, conquistano l'armonia. La funzione dell'anno bisestile, dice il Rebbe, è portare l'anno solare e l'anno lunare all'armonia reciproca. Il proposito dell'uomo e della donna, non è restare separati bensì uniti.
Il Rebbe ha descritto questa conquista d'unità e comunione tra uomo e donna come l'ora più fortunata. I due che sono stati destinati l'uno all'altra, che sono nati per essere marito e moglie, sono stati concepiti inizialmente come una sola anima. Più' tardi furono separati, nascendo come due individui da famiglie differenti, a volte in luoghi diversi della terra. Ma uno strano legame continua ad esistere per essi. In una certa maniera, continuano ad essere un unico essere. Infatti quando un ragazzo/uomo compie una mitzvà che è obbligo degli uomini, egli in realtà compie non solo il suo dovere, ma anche quello della sua futura sposa, e viceversa. Finalmente, nel giorno del matrimonio, giunge l'ora gioiosa e fortunata nella quale essi sono nuovamente uniti e possono realizzarsi completamente, ognuno completando le mancanze dell'altro.
Questa è, quindi, la ragione per la quale le polemiche dei miei figli non sono chiarificatrici. Perchè la storia dell'uomo e della donna non è stata creata per essere una storia di conflitti e competizione, d'auto-affermazione ed aggressione, ma una storia d'unione e comunione. "Per questo, l'uomo lascerà suo padre e sua madre, e si unirà a sua moglie, e diventeranno un unico essere". (Genesi 2:24)
Pubblicato nel Lubavitch news N 28, Chabadroma.org in collaborazione con Chabad.it
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