Povere mele, hanno una ingiusta reputazione, essendo spesso raffigurate come il frutto proibito, particolarmente in opere d’arte religiose. Sia chiaro quindi che secondo l’ebraismo, il frutto proibito non era una mela!
I nostri saggi scrivono che la Torà non rivela l’identità del frutto proibito nel Giardino dell’Eden per timore che la gente dica costantemente: “Questa è la specie di frutta che portò la morte nel mondo1 ”. Ciononostante i saggi hanno diverse opinioni al riguardo, basate su vari indizi che si trovano nella Torà.
1) Grano: Il grano rappresenta la conoscenza della Torà, perché un bambino raggiunge un certo livello di maturità intellettuale solamente dopo che ha cominciato a mangiare grano2. Secondo questa opinione, inizialmente il grano doveva crescere su un albero, sotto forma di pane già pronto per essere consumato. Tuttavia, dopo il peccato quest’albero fu stato ridotto a una mera pianta che doveva essere raccolta e lavorata per ottenerne la farina. In futuro, quando il peccato del frutto proibito verrà rettificato, l’Albero della Conoscenza tornerà al suo stato originale3.
2) Uva o vino: L’uva (e il suo vino) è il frutto che più di tutti causa tormento4. Secondo lo Zohar, Noach piantò uva appena uscì dall’Arca per cercare di rettificare il peccato del frutto proibito5. Basandosi sull’opinione secondo cui l’uva era il frutto proibito, alcune donne hanno l’uso di non bere dal vino della havdalà.
3) Fichi: L’albero del fico ha un ruolo ben noto nella storia di Adam e Chava, avendo offerto vestiario anziché cibo, e alcuni commentatori suggeriscono che c’è un legame tra il loro peccato e il loro comportamento subito dopo, quando si sono coperti: “Tramite ciò con cui sono caduti in basso, sono stati rettificati”6. Il Midràsh descrive la parabola del figlio del re che si è disonorato con una ancella. Quando il re lo viene a sapere, degrada il figlio di rango e lo espelle dal palazzo. Il figlio va alle porte delle altre ancelle, ma nessuna lo fa entrare. Solo colei che si era disonorata con lui lo lascia entrare. “Così pure, quando Adam mangiò da quell’albero, Il Santo lo privò del suo stato elevato e lo espulse dal Giardino dell’Eden. Adam andò in giro per gli alberi, ma nessuno lo lasciò prendere neppure una foglia... però l’albero del fico che Adam aveva mangiato ‘aprì le sue porte’ [per così dire] e lo ricevette, come è detto7 : ‘Essi cucirono insieme le foglie di fico8 ’”.
4) Etròg, cedro: Il verso dice che “la donna [Chava] vide che l’albero era buono da mangiare9 ”; questo implica che non solo il frutto dell’albero era saporito ma anche il legno dell’albero stesso aveva un buon sapore, come appunto l’albero del cedro10. Inoltre, la parola “etròg” è collegata alla parola in aramaico che vuol dire “desiderio”. Per cui, riguardo al verso “D-o fece uscire dalla terra ogni tipo di albero, desiderabile alla vista e buono da mangiare...11 ”, il Targùm traduce il termine “desiderabile alla vista” con dimeragaga, una parola che ha la stessa radice di “etròg”12. Questa è la fonte dell’uso di alcune donne incinta di mordere la punta dell’etròg l’ultimo giorno di Sukkòt come rimedio per alleviare i dolori del parto13.
5) Noci: Rav Amram Gaon sostiene che il frutto proibito era una noce, e lo menziona nel suo siddùr in una delle sette benedizioni che si dicono durante la cerimonia nuziale14.
Alcuni commentatori spiegano che il divieto di mangiare il frutto proibito includeva tutte le diverse opinioni menzionate nel Talmùd (ovvero uva, grano, fichi), oppure era un solo frutto che era una miscela di tutti quest15 i.
Il luogo comune riguardo alla mela sembra nascere dal fatto che la parola latina malum, che significa “malvagio”, era collegata all’altro termine latino malum preso in prestito dal greco che significa “mela”.
Rav Yehuda Shurpin, Chabad.org
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