Domanda: Durante l’havdalà, la preghiera che segna il passaggio dallo Shabbat ai giorni feriali, si fa una benedizione su una candela particolare, potresti dirmi il motivo di quest’uso?

Risposta:

Prima di creare il sole e la luna, D-o creò una grande luce, una luce talmente intensa che grazie ad essa “si poteva vedere da un capo della terra all’altro”.

Il Midràsh racconta che era venerdì pomeriggio tardi, il sesto giorno della creazione, e Adàm e Chavà avevano appena mangiato il frutto proibito. Come conseguenza, D-o volle nascondere questa luce intensa primordiale ed espellere Adàm e Chavà dal Giardino dell’Eden. Tuttavia, per merito della santità dello Shabbàt, il Sign-re rimandò i Suoi propositi e lasciò che la luce brillasse fino alla fine del giorno sacro.

Quando il sole iniziò a tramontare alla fine dello Shabbàt, il buio scese per la prima volta, spaventando Adàm che pensò che il buio lo avrebbe travolto. A quel punto D-o fece venire un’idea ad Adamo, il quale prese due pietre, le strofinò una contro l’altra e si sprigionò il fuoco. In quel momento, Adàm lodò D-o e disse la benedizione, “Benedetto sia Tu, Sign-re nostro D-o… che crea le luci del fuoco”, la stessa benedizione che diciamo nell’havdalà, mentre osserviamo le fiamme oscillanti.

Il fuoco è particolare poiché a differenza di altre creazioni, si dice una benedizione particolare che ricorda il momento in cui è stato creato. Il motivo è che siccome è proibito usare il fuoco durante lo Shabbàt, e siccome diventa permesso solamente Sabato notte, è come se il fuoco venisse creato nuovamente ogni settimana dopo l’uscita di Shabbàt.

Mentre la santità dello Shabbàt se ne va, e stiamo per tornare alla nostra vita di ogni giorno, potremmo pensare di sentire di non essere all’altezza di affrontare le tempeste violente che si affacciano sul nostro cammino. Ebbene, la candela dell’havdalà ci ricorda che così come Adàm riuscì a creare una fiamma dalla pietra che sconfisse il buio, così pure noi possiamo portare luce e chiarezza nelle circostanze più buie e dalle fonti più inaspettate.

Rav Yehuda Shurpin, Chabad.org