Come mai alcuni hanno un filo blu tra le frange dei loro tzitzìt?

È scritto nella Torà1: “Parla ai figli d’Israele e dì loro che dovranno fare per loro delle frange sugli angoli dei loro vestiti, per tutte le generazioni, e che dovranno attaccare un filo di techèlet sulla frangia di ogni angolo”.

Questo versetto contiene due comandamenti: il primo è quello di attaccare frange bianche agli angoli di una veste che ha quattro angoli, e il secondo di aggiungere un filo techèlet agli tzitzìt; quando questo filo non è reperibile, si compie la mitzvà con le frange bianche.

Techèlet è un filo di lana tinto con il sangue di una creatura marina chiamata chilazòn.

Come mai non è usanza avere una frangia techèlet oggigiorno sul tallìt o sugli tzitzìt?

Già mille anni fa, il chilazòn era difficile da trovare, a tal punto che il Talmùd2 dice che veniva alla luce solo una volta ogni settant’anni, e quindi diventò irreperibile. Dopo un po’ di tempo, si perse conoscenza anche della sua esatta identità.

Molti studiosi hanno cercato di scoprire l’identità di questa creatura. Tra questi, il Rebbe di Radzin, Rav Gershon Henoch Leiner (1839-1891), il capo rabbino d’Israele, Rav Y. I. Herzog, (1889-1959).

Secondo Rav Leiner, la seppia corrisponde al chilazòn, ed egli quindi ne produsse e distribuì la tintura.

Recentemente, la lumaca marina murex trunculus è stata identificata come un possibile chilazòn, di conseguenza c’è chi ne usa la tinta.

Detto questo, secondo la maggioranza delle comunità queste scoperte come incerte e pertanto continuano ad indossare solo frange bianche, in attesa dell’arrivo del Mashìach ,quando il profeta Elia ci guiderà alla scoperta dell’identità del chilazòn.

Rav Menachem Posner, per gentile concessione di Chabad.org