"Era solito dire: Fà la Sua volontà come se fosse la tua volontà, affinché Egli faccia la tua volontà come se fosse la Sua volontà. Annulla la tua volontà davanti alla Sua volontà, affinché Egli annulli la volontà di altri davanti alla tua volontà". (Pirkè Avòt, Massime dei Padri 2:3).

In che modo questo brano rappresenta un approccio devoto?

Ogni ebreo è obbligato a realizzare la volontà di D-o, come esposta nella Torà, nello stesso modo in cui realizzerebbe la propria volontà. L'osservanza della Torà è tutta qui.

Tuttavia, perché mai la nostra osservanza dovrebbe essere tale che la volontà di D-o si adegui alla nostra e che la volontà di altri venga annullata? Certamente sarebbe preferibile agire senza l'aspettativa dì una ricompensa. Abbiamo già imparato in Pirkè Avot di ‘non essere come schiavi che servono il padrone per ricevere una ricompensa, ma di essere come schiavi che servono il padrone senza mirare ad una ricompensa...’. La parte conclusiva di questo brano può anche essere letta: ‘al fine di non ricevere una ricompensa’, rafforzando in tal modo l'idea che il servizio non deve essere finalizzato alla ricompensa. Perché, dunque, nel brano che stiamo studiando viene aggiunto un incentivo all'osservanza, come se fosse uno scopo?

La chiave per comprendere la nostra mishnà è nella comprensione della parola volontà. La legge Ebraica ci vincola soltanto in termini di comportamento esistenziale ma non ci obbliga a mortificare la nostra volontà. La nostra condotta deve essere etica anche se vorremmo agire diversamente e dobbiamo pertanto sforzarci di agire conformemente alla legge. Questo tipo di comportamento è considerato appropriato, e tale da adempiere ai nostri obblighi. La volontà personale non è altrettanto tangibile e non rientra nelle strutture della legge Ebraica.

Questo punto è chiaramente illustrato in una legge interessante. Un ghet, o un documento di divorzio Ebraico, deve essere dato dal marito volontariamente. Tuttavia, se la legge Ebraica ritiene il divorzio necessario, il marito può essere obbligato ad uniformarsi alla decisione del tribunale. Ciò è spiegato dal fatto che, in realtà, il desiderio profondo di ogni ebreo è quello di uniformarsi a quanto è giusto ed a quanto a lui viene richiesto. In questo esempio, vediamo come ciò che conti sia l'azione anche quando questa risulti contraria ai propri desideri.

Devozione significa che dobbiamo cambiare la nostra volontà ed imparare a volere ciò che è buono con la stessa naturalezza con cui cercheremmo di realizzare i nostri desideri individuali: ‘Fa la Sua volontà come se fosse la tua volontà’. Ciò ci aiuta a realizzare una personalità coerentemente Ebraica. In pratica, ci consente di unirci a D-o ad un livello molto profondo, e dirige la nostra attività in modo lineare.

L'ultima parte della nostra mishnà si rivolge a chi sia completo nella realizzazione dei suoi obblighi, ma non abbia piegato la sua volontà. A lui si consiglia di annullare la sua volontà, di seguire la legge così come è scritta, senza dipendere dai dettami della volontà. La consapevolezza del suo alto livello di comportamento potrebbe indurlo ad appoggiarsi sul proprio giudizio nel decidere ciò che è giusto. La mishnà gli dice: ‘Annulla la tua volontà davanti alla Sua volontà’.

È noto che D-o ci guida e ci aiuta nel nostro servizio. Senza la Sua assistenza, non saremmo mai in grado di superare il labirinto dei nostri desideri. Veniamo assicurati che ‘Chi viene a purificarsi, "essi" lo assistono’. Tuttavia, potremmo pensare che D-o ci aiuti solo a compiere i nostri obblighì, e che, oltre a ciò, noi veniamo lasciati a noi stessi. A ciò la mishnà risponde che se facciamo la Sua volontà come se fosse la nostra, rendiamo in tal modo la Sua volontà come la nostra. D-o farà Sua la nostra volontà e ci aiuterà in questo sforzo, con ancora più affetto di prima.

D-o ‘annullerà la volontà di altri davanti alla tua volontà’. Vi sono due spiegazioni fondamentali di questo passaggio. Oltre al significato più elementare, alcuni affermano che queste parole riflettono la prima frase della mishnà e significano che D-o annullerà la Sua volontà davanti alla tua volontà. La ‘volontà di altri’ è pertanto un eufemismo. Citando il Talmud: ‘Perfino una dura condanna (celeste) di settanta anni viene annullata per chiunque compia una Mitzvà correttamente’. La volontà Divina pertanto viene cambiata.

Questi due modi di studiare la frase esprimono due maniere diverse di comprendere la volontà Divina riguardo al nostro servizio che va oltre a quanto strettamente obbligatorio. In realtà, la volontà Divina è che noi ci avviciniamo sempre di più a Lui. Non possiamo pertanto affermare che facendo ciò noi cambiamo o annulliamo la volontà di D-o. La nostra devozione se plicemente diventa più profonda e rivela questa volontà implicita. Oppure, potrebbe essere che la volontà Divina sia semplicemente che noi compiamo i nostri doveri, quelli da Lui comandati. Questo Lui vuole, e per questo Lui ci aiuta. Se vogliamo andare oltre, D-o ci promette che annullerà questa volontà e si rivelerà a noi su questo livello.

Tratto dal Lubavitch News N 31, traduzione di Michele Boccia. In collaborazione con Chabad.org.