Dopo aver letto nelle parashot precedenti i comandamenti riguardo alla costruzione del tabernacolo, la parashà di questa settimana comincia a raccontare come gli ebrei lo costruirono materialmente, mettendo in atto tutti gli ordini ricevuti da D-o a riguardo. La parashà però comincia con un concetto che apparentemente non ha nulla a che fare con la costruzione del tabernacolo: Moshé raduna tutto il popolo d’Israele e trasmette il comandamento di osservare lo Shabbat: “Per sei giorni verrà fatto il tuo lavoro, e il settimo giorno sarà per voi santo, Shabbat per D-o...”.

Dal fatto che lo Shabbat viene menzionato nei capitoli relativi alla costruzione del tabernacolo, il Talmud deduce che con ciò D-o ci vuole insegnare i lavori che sono proibiti di Shbabat. I 39 lavori principali proibiti di Shabbat sono, quindi, gli stessi lavori che venivano svolti nel per costruzione del tabernacolo.

NellaTorà non c'è nulla di casuale. Il fatto che i divieti dello Shabbat si imparino dal tabernacolo rispecchia un legame stretto tra lo Shabbat e il Tabernacolo.

Questo legame è doppio.

Il Mishkàn (Tabernacolo) rappresenta i lavori che si svolgono durante i sei giorni feriali: come il Mishkàn fungeva da dimora per D-o, allo stesso modo i lavori svolti durante la settimana devono rendere il mondo materiale una dimora per D-o, ma per ottenere ciò bisogna avere lo Shabbat. Auesto giorno è infatti la dimostrazione che anche se durante la settimana lavoriamo e viviamo nel mondo materiale, riconosciamo che la nostra vita è guidata interamente da D-o; lo Shabbat ci ricorda che il mondo ha un Creatore e che quando ci occupiamo del mondo e svolgiamo le attività ed i lavori materiali siamo sempre coscienti che il nostro successo è dovuto solo all'aiuto di D-o che ci guida e dirige il Suo mondo.

Lo Shabbat ci rammenta che la vita di un ebreo non è sottomessa alle leggi naturali, l’ebreo di natura è sovrannaturale ed anche quando si occupa di cose mondane egli le trasforma in spirituali, come diceva un grande rabbino “D-o ha creato il mondo materiale dallo spirituale perché poi venga l’ebreo e ritrasformi il materiale in spirituale.”

(Likutè Sichot Vol.1 pg. 193)