Ci sono delle leggi definite Halachà Lemoshè Missinai cioè una categoria a sè che non è ne Torà scritta e ne orale. Dieci di queste leggi (la maggioranza) riguardano la composizione dei Tefillìn tra le quali: essi devono essere neri, cubici, e le rezuot (cioè le strisce di pelle con cui ci si lega il braccio e al testa) devono essere nere, quindi se si sbiadiscono bisogna ritingerle.

Gli angoli dei Tefillìn non devono prendere colpi, se si arrotondano bisogna aggiustarli. A questo proposito, è bene ricordare che esistono due tipi di Tefillìn. Quelli detti dakòt sono fatti di pelle leggera, e non possono essere aggiustati; quelli detti gassòt sono fatti di pelle pesante che può essere aggiustata. Pertanto è preferibile usare i Tefillìn gassòt. È obbligo mettere i Tefillìn di Rashì, secondo la cui opinione i quattro brani vanno inseriti nello stesso ordine in cui sono scritti nella Torà, cioè Kadesh Li, Vehayà ki yeviachà, Shemà Israel e Vehayà im shamò'a. Vi sono anche i Tefillìn di Rabbenu Tam, nipote di Rashì, secondo la cui opinione la posizione dei brani Shemà Israel e Vehayà im shamò'a deve essere invertita. Entrambi gli ordini sono corretti, ed è quindi bene indossare anche i Tefillìn di Rabbenu Tam, recitando i brani dello Shemá Israel e Kadesh Li dopo la preghiera di Shachrit. Si dovrebbero mettere almeno da quando si è sposati, meglio ancora dal Bar-Mitzvà. La pergamena dei Tefillìn deve essere fatta per lo scopo della mitzvà, cioè Leshem Mitzvà. Deve avere delle righe sulle quali bisogna scrivere con una piuma di gallina con un inchiostro vegetale indelebile.

La pergamena va inoltre avvolta e chiusa con fili di coda di mucca. I fili corrispondenti al brano di Vehayà im shamò'a devono uscire fuori dalla scatoletta da un apposito foro; nei Tefillìn di Rashì, in cui questo brano è l'ultimo, i fili sono spostati verso la parte sinistra dei Tefillìn (per chi li guarda); invece nei Tefillìn di Rabbenu Tam, in cui il brano è centrale, essi sono al centro.