Uno dei Tefillìn viene legato al braccio più debole in modo da trovarsi di fronte al cuore, organo questo considerato sede delle emozioni; la sottile striscia di cuoio ha una lunghezza tale da consentire, dopo aver assicurato la scatoletta contro il bicipite, di avvolgersi sette volte attorno al braccio fino a raggiungere la mano dove viene poi intrecciata, girando sul dito meD-o tre volte, secondo un'antica tradizione.
L’altra scatoletta viene quindi posata sul capo, sede del nostro intelletto e viene fissata in maniera da rimanere sul cervello in posizione mediana rispetto agli occhi. È così che viene quotidianamente richiamata la nostra attenzione sulla testa, sul cuore e sul braccio fino alla mano; il congiungimento delle parole della Torà a quegli organi del nostro corpo esprime simbolicamente l’insegnamento di servire D-o con ogni nostro pensiero, con ogni nostro sentimento, con ogni nostro atto.
Non soltanto questo, ma anche ci viene fatto comprendere che soltanto quando il nostro braccio e la nostra mano sono sotto il simultaneo controllo della ragione e del cuore, l'azione da noi compiuta acquista contemporaneamente quella forza e quella saggezza delle quali D-o si compiace e di cui il mondo ha tanto bisogno. Soltanto così si può avere fiducia che gli impulsi anche generosi, non finiscano - per difetto di ponderazione - con il deviare verso gli errori e verso le superstizioni che sovente sono il frutto delle azioni compiute sotto l’impulso del sentimento.
È così, inoltre, che i progetti, anche quelli meglio elaborati dal cervello umano, solo con il contributo del sentimento possono raggiungere la loro più felice realizzazione, senza sfociare nel vuoto materialismo che invece caratterizza le attività spoglie di calore umano, eseguite sotto il solo controllo della mente sempre se questi riescono a concretizzarsi.
La maggior parte dei nostri rimpianti, dei nostri dolori, delle nostre penose fatiche, potrebbe esserci risparmiata se solo si usasse la ragione congiuntamente al sentimento nel giusto equilibrio in tutti i problemi della vita. Questo equilibrio è il primo gradino della scala che conduce alla speranza, al coraggio, alla fiducia in se stessi ed alla pace interiore. Questi sono preziosi valori spirituali che gli Ebrei devono assolutamente sviluppare per servire D-o ed il genere umano. I Tefillìn contribuiranno a raggiungere tali mete se usati con costante spirito di riverenza e consapevolezza.
In molte Comunità è usanza recitare il seguente versetto tratto dal Profeta Osea (2: 21/22) mentre si lega la striscia di cuoio attorno al dito medio della mano più debole:
"E ti fidanzo a Me per sempre, ti avvicino a Me nell'integrità e nel diritto e nella bontà e nella compassione: ti riservo a Me nella fedeltà sicura e sarai unito al Mio Nome". (I Profeti usano la parola "Ti fidanzo" per esprimere l'atteggiamento di D-o verso il popolo d'Israele che, sopportando le persecuzioni rimane fedele alla Torà, è paragonabile alla fidanzata che rimane fedele al suo futuro sposo nella speranza di un legame più completo).
"Queste Parole sono rivolte a tutto Israele da D-o, per mezzo del Suo Profeta Osea" (Ibid.). Con questo versetto ci è stata data una Formula Divina, una regola etica, una Guida per tutti, comprensibile a chiunque e atta a soddisfare miche le più alte aspirazioni dei più pii tra gli uomini.
Chi vuol essere conosciuto dal Sign-re usi la rettitudine, il discernimento, l'amore, la compassione e la fedeltà inalterabile. Noi Ebrei dobbiamo essere grati per questa preziosa eredità.
Il comprendere in tutta la sua estensione il messaggio che la Mitzvà dei Tefillìn ci può trasmettere va considerato un privilegio non comune.
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